Fonti
Le campagne nell’età comunale
(metà sec. XI –
metà sec. XIV)
a cura di Paolo Cammarosano
© 1974-2005 – Paolo Cammarosano
8. Vendita di una terra appartenente all’abbazia di S. Colombano
di Bobbio Traduciamo nella sua integrità, cercando quindi di rendere
tutta la pesante e complessa struttura di un atto medievale di compravendita,
questa carta edita nel Codice diplomatico del monastero di S. Colombano
di Bobbio fino all’anno MCCVIII, II, a c. di C. CIPOLLA e G. BUZZI, Roma, Tip.
del Senato, 1918 (Fonti per la storia d’Italia pubblicate dall’Istituto
Storico Italiano, LIII), p; 103, n. CLXXIV. Nella pergamena originale
i due passi in cui si richiama la sovranità dell’abbazia
(“Al monastero ecc.”, “una volta che l’abate
ecc.”) furono aggiunti dallo stesso notaio Giacomo in un momento
successivo. Nell’anno millesimo centesimo cinquantesimo quarto dall’Incarnazione
di nostro Signore Gesù Cristo, il secondo giorno avanti le Calende
di dicembre (novembre 30), indizione seconda. Risulta che io,
Bernardo del fu Bernardo da Casanova, che dichiaro di seguire per mia
origine la legge romana, ho ricevuto da te, Marco del fu Falibeni, 22
soldi in buoni denari piacentini d’argento, prezzo integrale di
tutta la terra che figura in mio possesso nella località e fondo
di Guastalla, in territorio appartenente a S. Colombano, nella sua totalità
e con ogni cosa pertinente a qualunque titolo alla detta terra. E questa
terra che mi appartiene ed è stata qui designata, con i suoi
accessi ed ingressi e con quante cose stanno sopra e sotto di essa,
come qui si legge, integralmente da oggi io vendo, consegno e alieno
a te, suddetto Marco, per il prezzo indicato, dichiarando di non averla
venduta, donata, alienata, impegnata o consegnata ad altri che a te.
Dalla presente data tu, i tuoi eredi o coloro cui avrete dato la terra
ne farete ciò che vorrete, a titolo di proprietari, senza alcuna
contestazione da parte mia e dei miei eredi.
Al monastero di S. Colombano dovrete dare uno staio su quattro del grano
prodotto su tale terra. Io, Bernardo, prometto e assicuro anche in nome
dei miei eredi a te, Marco, ai tuoi eredi e a coloro cui aveste dato
la terra di sostenere nei confronti di chiunque la legittimità
di quest’atto di vendita, nella sua integrità e nel tenore
che qui si legge. Se poi non saremo in grado di sostenerne la legittimità
o se tenteremo, sotto qualunque pretesto, una qualche sottrazione a
vostro danno, dovremo allora risarcirvi con beni che siano ubicati nella
stessa zona e che abbiano un valore doppio rispetto a quello che sarà,
al momento, il valore dei beni che vi abbiamo venduto e che sono indicati
qui. A me, Bernardo, non sarà lecito in alcun momento manifestare
una volontà contraria a quella espressa qui: prometto invece,
con annessa stipulazione, di mantenere inviolato ciò che è
stato fatto da me e che si trova scritto qui. Dichiariamo che del prezzo
indicato non ci devi più nulla. E qui, essendo presente io, Giacomo
notaio, Bernardo promise e si impegnò nei confronti del detto
Marco, sotto pena di 22 soldi piacentini, a compiere un atto di rinunzia
a quella terra, in favore di Marco, una volta che l’abate del
monastero di S. Colombano o un messo di tale chiesa avesse data a Marco
l’investitura.
Fatto nella città di Bobbio, con buon augurio (seguono le
sottoscrizioni di Bernardo, di cinque testimoni e del notaio Giacomo).
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