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Didattica > Fonti > Le campagne nell’età comunale > IV, 3

Fonti

Le campagne nell’età comunale
(metà sec. XI – metà sec. XIV)

a cura di Paolo Cammarosano

© 1974-2005 – Paolo Cammarosano


Sezione IV – Proprietari e contadini nei secoli XIII e XIV

3. Il monastero aretino di S. Fiora vende sue terre per soddisfare due creditori

Il contratto è del 28 maggio 1239 (la finale convalida del vescovo è del 20 giugno) ed è pubblicato da U. PASQUI nei Documenti per la Storia della città di Arezzo nel medio evo, II: Codice Diplomatico (anno 1180-1337), Firenze, Tip. Bellotti di Arezzo, 1916-1920 (Documenti di storia italiana pubblicati a c. della R. Deputazione toscana sugli studi di storia patria, XIV), p. 223, n. 531. Nel volume si possono leggere alcuni documenti dei più importanti tra quanti attestano il lento decadimento dell’importante abbazia di SS. Fiora e Lucilla nel secolo XIII. Per l’indebitamento cfr., nell’edizione citata, la nota 1 a p. 224, i documenti di pp. 246 n. 549; 247 n. 550, 258 n. 562 (questo per un accenno a p. 259), e l’articolo di G. CHERUBINI, Aspetti della proprietà fondiaria nell’aretino durante il XIII secolo, in Archivio storico italiano, CXXI (1963), pp. 3-40 (pp. 6-9 e note corrispondenti).


Il Signor Ugo, abate di SS. Fiora e Lucilla, e il suo capitolo, si trovavano vincolati – a nome del monastero – da un fortissimo debito usurario, che era stato contratto nell’interesse del monastero o, per meglio dire, per fare fronte alle sue necessità; tale debito era stato riconosciuto legittimo dal venerabile Signor Marcellino vescovo di Arezzo, il quale esaminò accuratamente i motivi e le necessità che avevano portato a contrarre i singoli debiti, calcolò in 910 lire il loro ammontare complessivo e diede infine mandato all’abate di alienare beni fondiari del monastero per provvedere al pagamento e alla soddisfazione dei creditori, onde evitare che il peso degli interessi conducesse il patrimonio ecclesiastico alla rovina. Pertanto l’abate, con il consenso e la volontà del suo capitolo – cioè dei signori Guido di Spinello, Bene, Rosso e Bono, monaci e preti, e dei conversi Guido e Donadio, che erano presenti e diedero la loro approvazione – vendette e condonò in perpetuo a titolo di vendita a Ubertino del fu Martino da Capolona, maggior offerente in una asta svoltasi – per asserzione dell’abate e del capitolo – nel rispetto di tutte le formalità, […] il fitto di 4 staia di frumento, che era dovuto al monastero in perpetuo da Ubertino e dai suoi eredi, e tutte le terre che il detto Ubertino deteneva a titolo di livello dietro versamento di tale fitto, site nella curtis di Montioni e designate in un contratto di livello scritto di mano del notaio Bentevegna, […] ad eccezione di una condotta d’acqua per i mulini attuali e per quelli da edificarsi […]; il tutto per il prezzo di 11 lire di buoni denari pisani: abate e capitolo dichiararono che tale prezzo era stato, consegnato e versato al creditore del monastero Guido da Castelnuovo, lì presente, il quale agiva per sé e per il signor Cioncolo, creditore associato […] Fatto nel detto monastero di S. Fiora della città di Arezzo. Poi, nel corso dello stesso anno, nel palazzo episcopale presso la pieve di S. Maria di Arezzo, […] il Signor vescovo qui sopra nominato confermò questa vendita, convalidandola con la sanzione della propria autorità.

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UpUltimo aggiornamento: 17/01/05