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Didattica

Fonti

Le campagne nell’età comunale
(metà sec. XI – metà sec. XIV)

a cura di Paolo Cammarosano

© 1974-2005 – Paolo Cammarosano


Sezione IV – Proprietari e contadini nei secoli XIII e XIV

6. Dai registri catastali del Comune di Chieri

Del Comune chierese ci è rimasta una serie imponente di registri catastali, dei quali sono stati editi i primi due, che risalgono all’anno 1253 e si riferiscono ai contribuenti di uno solo dei quattro quartieri cittadini: M. C. DAVISO DI CHARVENSOD, I più antichi catasti del comune di Chieri (1253), Torino, 1939 (Biblioteca della Società Storica Subalpina, CLXI). Nel primo dei due registri sono designati i possessi situati nel contado, misurati in tavole (1 tavola = mq 38 circa) e in giornate (1 giornata = 100 tavole); nel secondo sono contenute le dichiarazioni dei medesimi contribuenti in merito al loro patrimonio mobiliare e urbano: derrate, utensili, crediti, case, orti ecc. In questo secondo registro gli ufficiali del Comune procedettero anche alla determinazione dell’imponibile complessivo di ciascun contribuente (“somma grossa”), ottenuto addizionando la totalità del valore dei beni mobili (detratti i debiti), circa un terzo del valore di case ed orti e circa la metà del valore dei possedimenti extraurbani (come normalmente accade nei registri contabili medievali, si riscontrano errori di calcolo e arrotondamenti di cifre). L’interesse dei registri chieresi consiste appunto nella possibilità – infrequente nei libri della finanza pubblica dei secoli XIII e XIV – di porre a confronto l’entità dei possessi terrieri di ogni cittadino con la sua situazione patrimoniale complessiva: si ricava l’immagine di una sostanziale proporzionalità tra le due serie di dati, quindi di una società dove non vi erano ricchi che non fossero anche grandi proprietari fondiari. Abbiamo scelto tre esempi, rispettivamente di un piccolo, di un medio e di un grande patrimonio (pp. 82 e 342,,88-89 e 351, 7-9 e 240-242; abbiamo omesso alcune aggiunte, posteriori alla prima redazione dei registri, che non mutano il quadro della situazione qui delineata). Speriamo che possano costituire un incentivo allo studio dei registri chieresi, per il quale saranno un utile punto di partenza i saggi della DAVISO DI CHARVENSOD, I più antichi catasti del comune di Chieri (1253), in Bollettino storico-bibliografico subalpino, XXXIX (1937), pp. 66-102, e di G. DONNA, Aspetti della proprietà fondiaria nel Comune di Chieri durante il XIII secolo, in Annali della Reale Accademia di agricoltura di Torino, LXXXV (1941-42), pp. 365-393.


1a. § Uberto Finaye ha in Orbezzoro 45 tavole di vigna, confinanti con Pietro di Geosperto e con la strada.

Somma: 45 tavole.


1b. § Io, Uberto Finaye, dichiaro i miei averi:

Un moggio di pòsca e 4 staia tra fave, avena, frumento e ceci [1].

Il mio cane, che valuto 6 denari.

Ritagli di stoffa e forbici: 5 soldi.

Circa 12 staia tra avena e spelta, in una cassa.

Vasellame di casa: 30 soldi.

La mia casa: 40 soldi.

Somma dei beni mobili, detratti i debiti: 24 soldi.

Somma della casa: 13 soldi.

Somma dei possessi fondiari: 75 soldi.

Somma grossa: 5 lire e 13 soldi.

Devo a Guido Albo 30 soldi.


2a. § Giacomo Graziano e il nipote hanno in Tegoleto 80 tavole di bosco, confinanti con i Benci e con la via; devono all’arciprete un fitto annuo di 3 podexie [2]. Hanno 100 tavole di bosco allodiale [3], confinanti con Guglielmo di Castello e con S. Giuliano. Hanno in Riviera 100 tavole di bosco, confinanti con Oddone Ghirardo e con Uberto di Larocca. Hanno nella medesima località 300 tavole, per metà di terra e per metà di incolto […] Hanno sulle coste di S. Giorgio di Pinallo 100 tavole di bosco, confinanti con Pietro Moschetto e con Uberto di Larocca. Hanno nelle Faraglie di Pinallo 100 tavole tra terra e saliceto, confinanti con Moschetto e con Melano di Larocca. Hanno in Moncurassio 80 tavole di terra, 5 di vigna e 10 di incolto, confinanti con Giacomo di Villanova e con Giordano Omodeo.

Somma: 8 giornate e 20 tavole.


§ Tebaudo Graziano ha in Pinallo 25 tavole di vigna, confinanti con Musso Roccio e con la chiesa di Pinallo. Ha nella stessa località 30 tavole di vigna, confinanti con Musso Roccio e con la via. Ha nella stessa località 80 tavole di terra e 20 tavole di terra con piante da frutta, confinanti con Musso Roccio e con la chiesa di Pinallo. Ha nella stessa località 41 tavole di vigna, confinanti con Musso Roccio e con Giacomo di Gauter. Ha nella stessa località 46 tavole di terra, confinanti come sopra. Ha ancora in Pinallo 50 tavole di vigna, confinanti con i figli del fu Guidotto Puglioli e con la via.

Somma: 2 giornate e 83 tavole.


2b. § Noi, Giacomo Graziano e il nipote Tebaudo, dichiariamo:

3 moggia di frumento.

1 staio di ceci.

26 staia di vino puro.

1 moggio di pòsca.

Un porcellino del valore di 3 soldi.

Due asini: 24 soldi.

Quattro prosciutti: 17 soldi.

1 dozzina di legname: 5 soldi.

Abbiamo un credito nei confronti del Comune, cui abbiamo fornito quattro giornate di lavoro personale e due con l’asino.

Betto di Monsurdo ci deve 11 soldi, per i quali teniamo in pegno 4 tavole di orto.

Tebaudo dice che il Comune gli deve 4 soldi e 4 denari.

Vasellame di casa: 5 lire e mezzo.

Orto di Tebaudo: 30 soldi.

Orto di Giacomo: 30 soldi.

La nostra casa: 9 lire.

Somma dei beni mobili, detratti i debiti: 12 lire e 7 soldi.

Somma della casa, compresi gli orti: 4 lire e mezzo.

Somma dei possessi fondiari: 27 lire e 16 soldi.

Somma grossa: 44 lire e 13 soldi.

Devono dare 14 soldi a Oddone figlio di Melano Puglioli. Devono 3 quartari di vino a Gualtieri di Castello, per una preyeria [4]. Per il mio orto devo un fitto e la terza a S. Giacomo [5]. Dice ancora che donna Berta Desena ha in casa sua 3 emine di frumento, 5 staia di spelta e due mezzène [6].


3a. § Giacomo Pescatore e il fratello hanno alla fornace di Civizzone 106 tavole di terra e 60 tavole di incolto, confinanti con Pietro Balbo e con Ottone Rotondo. Hanno al guado di Cambianasco 4 giornate di terra, confinanti con Oberto Mommo e con il torrente. Hanno nella stessa località 282 tavole di terra, confinanti con Milo Simeone e con la via. Hanno nella valle di Passano 136 tavole di terra, confinanti con Guido Grasso e con la via. Hanno in Pavazzano 244 tavole di vigna, confinanti con Bertolotto Castolerio e con Giacomo di Villanova. Hanno al guado di Ponte 5 giornate e 62 tavole di terra, confinanti con la via e con il torrente. Hanno 80 tavole di bosco allodiale, confinanti con Bettola di Serra e con la chiesa di S. Giuliano. Hanno in Caratta 63 tavole di vigna e 350 tavole di terra, confinanti con i figli del fu Tupino e con Michele Pestello. Hanno nella stessa località 250 tavole di vigna e 20 giornate tra terra, gèrbido e saliceto: precisamente, 1 di saliceto, 11 di terra e 8 di incolto, confinanti con Bovetto Balbo e con la via. Hanno nella stessa località 70 tavole di terra, confinanti col torrente e con la via. Hanno nella stessa località 4 giornate meno 10 tavole di terra, confinanti con Uberto Lanfranco e con Bovetto Balbo. Hanno in Pavazzano 10 tavole di canneto e 190 tavole di vigna, confinanti con la via e con Rainaldo Bretono. Hanno nella stessa località 60 tavole di canneto, 20 di terra e 20 di cassanicio [7], dove è una casa, e 127 tavole di terra: il tutto confina con Rainaldo Bretono e con la via. Hanno nella stessa località 300 tavole di vigna, confinanti con la via e con Giacomo Lanfranco…

(Seguono numerose altre indicazioni di possessi).

Somma: 107 giornate e 81 tavole.


3b. § Io, Giacomo Pescatore, a nome mio e di mio fratello Facio, dichiaro i nostri averi:

Giovanni Nasso ci deve 30 lire…

(Segue l’indicazione di altri tredici crediti, per un totale di 44 lire e mezzo).

Feudo del cavallo: 20 soldi [8].

Il mio cavallo: 13 lire.

Feudo della Serra: 14 soldi.

Usbergo, gambiere, lamiera, cappelli, scudo: 4 lire.

250 staia di vino.

70 staia di pòsca.

12 moggia di grano.

Diritti di pedaggio: 10 lire.

Titoli del debito comunale: 7 lire e 1 soldo…

Pietro Balbo ci deve 4 lire. Michele Pestello ci deve 3 lire. Ottone Cessarlo ci deve 10 soldi.

Valuto i panni e i denari, che risultano dai registri comunali, 60 lire [9].Giacomo di Playa ci deve un fitto di 2 soldi, che valuto 10 soldi [10]. Fenestrello ci deve un fitto di 5 soldi, che valuto 40 soldi. Rivayra ci deve un fitto di 4 soldi e due capponi, che valuto 40 soldi. I figli del fu Guidotto Puglioli ci devono uno staio di grano e un cappone, che valuto 20 soldi. Ottone Ribauder ci deve un cappone, che valuto 5 soldi. Perinotto ci deve un cappone, che valuto 5 soldi. Armuzza ci deve un fitto di 1 denaro, che valuto 12 denari. Oddone Bondone ci deve un fitto di 1 denaro, che valuto 12 denari.

Legname e paglia: 40 soldi.

Sette mezzène: 35 soldi.

Due porci: 10 soldi.

(Segue una lunga serie di fitti in natura).

1 staio di cicerchie.

5 moggia di grano.

2 staia di ceci.

Noci per un valore di 5 soldi.

Una corazza: 5 soldi.

Vasellame di casa: 42 lire.

La nostra casa: 200 lire, senza contare la torre.

La mia aia: 40 lire.

La mia parte della torre: 40 soldi e 20 denari.

I nostri banchi [11]: 10 lire.

Somma dei beni mobili, detratti i debiti: 275 lire e 18 soldi.

Somma della casa: 84 lire.

Somma dei possessi fondiari: 372 lire e 15 soldi.

Somma grossa: 722 lire e 13 soldi.

Devono dare a Giacomo di Merlone 40 soldi, a Giacomo Lanfranco 20 soldi.


§ La domestica di Giacomo, Isabella, dichiara 14 staia di frumento. Il suo vasellame: 20 soldi. Deve dare a Guglielmo da Costa 19 soldi.

Somma grossa: 26 soldi.

[1] Pòsca (puscha): “Vinello, secondo vino prodotto utilizzando le vinacce”; così la DAVISO, nell’utile glossario dell’edizione citata, al quale abbiamo attinto anche per altre indicazioni. Lo staio, secondo la medesima Autrice, corrispondeva probabilmente a litri 41,235; altre misure di capacità per gli aridi erano il moggio (= 8 staia) e l’emina (= ½ staio).

[2] Monetine: si tratta di un censo puramente simbolico e ricognitivo.

[3] Contrapposto cioè a quei boschi dove si esercitavano diritti comuni d’uso.

[4] Voce di oscuro significato; “Lastricato?” (DAVISO).

[5] Non si comprende se l’autore di questa dichiarazione (e della seguente) sia Giacomo o Tebaudo. La terza era un diritto sui trasferimenti di possesso.

[6] La donna era evidentemente creditrice del contribuente, e aveva in pegno questi beni. Mezzèna è il fianco del porco, conservato sotto sale.

[7] Voce di oscuro significato. Forse castagneto o querceto (la DAVISO avanza anche l’ipotesi che possa indicare una pietraia).

[8] Con “feudo” si designa spesso la corresponsione in denaro versata dal Comune a titolo di salario, o in cambio di determinati servizi: il mantenimento del cavallo da guerra, in questo caso, oppure (come sembra essere nel caso successivo) la custodia di un centro strategicamente importante.

[9] Si tratta evidentemente di altri prestiti fatti da Giacomo Pescatore al Comune di Chieri.

[10] Qui e in seguito il dichiarante procede a una sorta di capitalizzazione: indica cioè qual è il valore del capitale, che gli garantisce una determinata rendita.

[11] Cioè i banchi di vendita posseduti entro la città.

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Ultimo aggiornamento: 17/2/05