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Didattica > Fonti > L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale > III, 7 | |||||||||
FontiL'ascesa della borghesia nell'Italia comunalea cura di Anna Maria Nada Patrone © 1974 – Anna Maria Nada Patrone Sezione III – La borghesia e la vita economica7. Gli usurai nel giudizio dei contemporaneiLe fortune economiche aumentate con abusi e ruberie, accresciute con illegalità più o meno palesi, fecero sorgere un profondo astio contro i mercanti-prestatori, non tanto contro i grandi, ma contro i piccoli e i medi che esercitavano la loro attività usuraia in mezzo a uomini (piccoli artigiani, salariati, contadini) già oppressi dalla fiscalità comunale o signorile e dal predominio della classe borghese. La consapevolezza di questo astio e delle alee che il mestiere di prestatore portava con sé è rivelata dal discorso di due «lombardi» (cioè di due prestatori italiani) nella famosa novella di Ser Ciappelletto del Boccaccio. Fonte: GIOVANNI BOCCACCIO, Il Decamerone, giornata I, novella 1. … Il popolo di questa terra, il quale sì per lo mestier nostro, il quale loro pare iniquissimo e tutto il giorno ne dicono male, e sì per la volontà che hanno di rubarci, veggendo ciò [la morte di ser Ciappelletto senza confessione o, peggio ancora, senza assoluzione], si leverà a rumore e griderà: «Questi lombardi [1] cani, li quali a chiesa non son voluti ricevere, non ci si vogliono più sostenere!» [2]. E correranno alle case e per avventura non solamente l'avere ci ruberanno, ma forse ci torranno oltre a ciò le persone: di che noi in ogni guisa stiam male… |
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