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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > I, 4

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione I – L'inquadramento religioso delle popolazioni nell'alto medioevo

4. L'uso della lingua volgare nei rapporti pastorali tra chierici e laici

Nel preambolo dei decreti, approvati al concilio di Tours nell'anno 813, sono esposti con ampiezza i motivi che stanno alla base dell'attento interesse di Carlo Magno per le istituzioni ecclesiastiche: esse debbono assicurare la coesione ideologica del suo impero, instillando nella coscienza delle popolazioni i principi di ordine morale proposti dalla religione cristiana. Per fare questo è necessario che i vescovi stessi si preoccupino di predicare regolarmente ai fedeli: essi si debbono servire delle omelie tramandate dalla tradizione patristica o da Carlo stesso fatte raccogliere, e soprattutto le debbono tradurre dal latino nella lingua volgare che il popolo parla e comprende. Solo in questo modo esso potrà essere coinvolto in un messaggio religioso fondato su una elementare economia di terrore e ricompensa.

Fonte: Monumenta Germaniae Historica: Concilia aevi karolini, II-1 cit., p. 286 e sgg. La traduzione è mia.


Quanto l'eccellente animo del nostro piissimo imperatore sia illuminato dallo splendore della divina sapienza nella sua attività di governo della presente società, chiaramente lo attestano le incombenze dello stesso impero da Dio affidatogli. Con quanta cura esse siano amministrate e con quanta prudenza regolate, lo può osservare con facilità colui che sia sapiente ed intelligente: e soprattutto per questo motivo, perché egli vi sovraintende con piena dedizione, ricercando tutto ciò che riguarda la pietà e la vera religione, i cui frutti fanno conseguire all'uomo il bene della beatitudine. Intento a ciò, ha per questo ammonito con esortazioni molto salutari i pii e religiosi sacerdoti di Dio, che assicurano il governo della chiesa nel regno a lui affidato dalla divina generosità, a prestare la loro opera e a distinguersi con le loro azioni, con le quali governino e se stessi, con l'agire bene, e coloro che sono stati loro affidati, con l'istruirli mediante la parola e l'esempio. […]

XVII. Abbiamo deliberato all'unanimità che ciascun vescovo possegga omelie contenenti le ammonizioni necessarie per istruire i sottoposti: vale a dire intorno alla fede cattolica, per quanto ne possono comprendere, alla retribuzione perpetua dei buoni e alla eterna dannazione dei cattivi, e ancora alla futura resurrezione e al giudizio finale, e con quali opere si possa meritare la vita beata, e con quali esserne esclusi. E abbiamo deliberato che ciascuno si sforzi di tradurre queste stesse omelie in maniera comprensibile nella lingua romana rustica o nella tedesca, di modo che con più facilità tutti possano comprendere ciò che viene detto.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2006