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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > I, 14

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione I – L'inquadramento religioso delle popolazioni nell'alto medioevo

14. Come si predica in una parrocchia nel IX secolo

Verso la metà del IX secolo un chierico di una chiesa parrocchiale dell'Italia del Nord redige una raccolta di quattordici omelie, disposte lungo l'intero arco dell'anno liturgico. Si tratta di testi molto brevi i quali, sia pure attingendo alla produzione religiosa di età patristica, si sforzano di spiegare passo passo il brano della Scrittura letto durante la liturgia del giorno. Destinate a un uso pastorale immediato, sono una testimonianza importante della penetrazione della terminologia feudale nel linguaggio religioso e delle norme di comportamento cristiano proposte alle popolazioni rurali — che pure ad esse in parte resistono.

Fonte: P. MERCIER, XIV homélies du IXe siècle d'un auteur inconnu de l'Italie du Nord, Paris, Ed. du Cerf, 1970, pp. 186-95. La traduzione è mia.


Sermone per la prima domenica di Quaresima.


1. Ecco è giunto il momento in cui dovete sia confessare i vostri peccati a Dio e al sacerdote, sia cancellarli per mezzo di digiuni e preghiere, di lacrime e di elemosine. Perché mai dovrebbe arrossire un peccatore a manifestare i suoi peccati, che sono noti e manifesti a Dio, a tutti gli angeli e a tutte le anime elette? La confessione libera l'anima dalla morte, la confessione apre il paradiso, la confessione conferisce la speranza della salvezza. Per questo motivo la Scrittura dice: «Di' tu le tue iniquità per essere giustificato». Con queste parole si indica il motivo per il quale non merita di essere giustificato colui che nella vita non vuole confessare i suoi peccati. Vi libera invece quella confessione che è accompagnata dalla penitenza. La vera penitenza è il dolore del cuore e l'amarezza dell'anima per il male che ciascuno ha commesso. Penitenza è piangere il male compiuto in passato e non commettere nuovamente ciò che dovrebbe essere pianto.

2. E benché tutti i giorni nei quali gli uomini vivono siano adatti alla penitenza, tuttavia questi giorni sono più adatti e convenienti a confessare i peccati e a digiunare e a fare elemosine, poiché in questi giorni potete lavare i peccati di tutto l'anno. Pertanto ammonisco tutti ed esorto ciascuno affinché tutto quanto conoscete esservi di riprovevole in voi, lo emendiate. Chiunque riconosca in se stesso di non aver dato fedelmente le decime [1], ora rimedi a quanto ha fatto di meno. In che cosa consiste dare fedelmente le decime, se non in ogni caso non offrire a Dio né la parte peggiore né la più scadente del proprio grano o del vino o dei frutti degli alberi o delle greggi o dell'orto o del commercio o della stessa caccia? Poiché di ogni sostanza che Dio dona all'uomo, egli ha riservato a sé la decima parte, e pertanto non è lecito all'uomo trattenere ciò che Dio ha riservato a sé. A te ha dato nove parti, a sé in verità ha riservato la decima parte, e se tu non avrai dato a Dio la decima parte, Dio toglierà a te le altre nove parti. Allo stesso modo, se qualcuno riconosce in se stesso di avere sottratto qualcosa ingiustamente a taluno, rimedi con il rendere ciò che ha tolto ingiustamente. Infatti colui che non vuole rendere a Dio le decime che ha trattenuto, e non si sforza di restituire ad un uomo quanto ingiustamente gli ha sottratto, non teme ancora Dio ed ignora che cosa sia la vera penitenza e la vera confessione.

3. Questo genere di uomo non può fare una buona elemosina, per questo motivo: è buona cosa, fratelli, che voi rendiate a Dio le cose che sono sue, ed al prossimo le cose che sono sue, in modo tale che, facendo elemosine con le vostre giuste fatiche, possiate riscattare i vostri peccati, secondo quanto sta scritto: «Come l'acqua estingue il fuoco, così l'elemosina estingue il peccato». E dovete sapere anche questo, che ciascuno, a seconda di quanto possiede, deve elargire agli indigenti, vale a dire: chi ha molto, deve elargire molto, e chi ha poco, deve dare poco, allo stesso modo in cui il santo Tobia insegnò a comportarsi a suo figlio. Con grande zelo poi e con notevole impeto debbono i cristiani fare elemosine, affinché meritino, nel giorno del giudizio, di sentir dire dal Signore: «Ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere; fui pellegrino e mi alloggiaste; ero nudo e mi rivestiste; infermo e mi visitaste; carcerato e veniste a trovarmi. Venite, benedetti dal padre mio». E così via. Se non avete fatto queste sei opere di misericordia, che ho appena ricordato, ascolterete nel giorno del giudizio: « Andate nel fuoco eterno». Perché se le avrete fatte, vi sarà detto: «Venite, benedetti dal padre mio».
4. Poiché siamo già in giorni siffatti, non ho il coraggio di non avvertirvi del vostro pericolo e del grande male che vi è tra questa popolazione. Quale è il cristiano che in tale periodo non digiuna almeno fino all'ora nona [2]? Ecco che gli abitanti di Ninive fecero digiunare i pargoli lattanti e le pecore e le bestie da soma, affinché potessero sfuggire al pericolo della morte. Quali cristiani dunque possono essere coloro che sono in buona salute, e non vogliono digiunare con Mosè ed Elia e il nostro salvatore? Infatti sono soliti dire: «Non possiamo lavorare e digiunare nello stesso tempo». Pertanto non possono perché non vogliono. Almeno lavorino di meno, in modo da poter digiunare. Di conseguenza vi ammonisco e prescrivo che nessuno di voi, a meno che non sia infermo o infante, non mangi o beva prima dell'ora nona sino a Pasqua, eccettuate le domeniche.

5. Ammonisco anche che chi abita vicino alla chiesa, e vi può venire, ascolti la messa ogni giorno; e che chi può venga ogni notte all'ufficio mattutino. Coloro che invece abitano lontano dalla chiesa, si sforzino ogni domenica di venire alle preghiere del mattino: vale a dire uomini e donne, giovani e vecchi, eccetto i malati. Rimangano solo uno o due a custodire la casa.

6. Nessuno si unisca carnalmente con sua moglie prima dell'ottava [3] di Pasqua. Chiunque cova ira oppure odio nei confronti di un altro, lo perdoni di tutto cuore se desidera salvarsi. Ed eccettuati coloro ai quali il sacerdote consiglia di non comunicarsi, tutti i cristiani ogni domenica debbono portare la loro offerta e comunicarsi, e durante la quaresima ogni giorno. Vi ammonisco che almeno ogni domenica portiate la vostra offerta e vi comunichiate. E conducete dunque una vita pura e netta, affinché siate degni di accedere alla santa comunione. Anche questo dovete sapere, che tutto ciò che sottraete al vostro corpo digiunando, tutto lo dovete donare ai poveri, non metterlo da parte per voi stessi.

7, Dio onnipotente faccia sì che riteniate e mettiate in atto queste cose che ho detto, di modo che alla fine di questa vita e al termine delle fatiche, possiate giungere al riposo sempiterno. Che ve ne faccia dono colui che vi creò e che vi volle redimere al prezzo del suo sangue: egli che vive e regna per gli infiniti secoli dei secoli. Amen.

[1] La decima è una prestazione dovuta agli ecclesiastici, in ragione del ministero da essi svolto, costituita da una quota-parte di terreni, di animali, di frutti dell'attività lavorativa.

[2] La nona ora del giorno contando dalle sei di mattina: cioè le tre del pomeriggio.

[3] Periodo di sette giorni che segue una festività.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2006