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Didattica

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione I – L'inquadramento religioso delle popolazioni nell'alto medioevo

19. La predicazione dei monaci a favore della riforma gregoriana

A più riprese i monaci benedettini della congregazione di Vallombrosa escono dall'isolamento dei loro chiostri per predicare pubblicamente contro coloro che — come Simon Mago negli Atti degli apostoli — si sono impadroniti con il denaro delle cariche ecclesiastiche. La loro predicazione al popolo non si basa su elementi dottrinali, ma morali: non prospettano la condanna della simonia sul piano dottrinale, ma le punizioni infernali che attendono coloro i quali se ne rendono colpevoli. Il monaco si presenta come persona non dotta, che chiede alla prova del fuoco di dimostrare la verità delle sue affermazioni, come in questo caso, quando un anonimo si scaglia a Lucca contro l'usurpatore simoniaco della cattedra vescovile, Pietro Mezzabarba (1061-1068).

Fonte: RANGERIUS, Vita Anselmi episcopi Lucensis, a cura di E. Sackur, G. Schwartz, B. Schmeidler, in Monumenta Germaniae Historica: Scriptores, XXX-2, a cura di F. Baethgen, Hannover, 1934, p. 1264 (ristampa anastatica Stuttgart - New York, A. Hiersemann-Kraus Reprint, 1964). La traduzione è mia.


Frattanto un monaco dell'antica congregazione di Vallombrosa, uomo pacifico, che desiderava annullarsi per essere vicino a Cristo, arrivò e in questo modo parlò in mezzo al popolo:
«Vedi, Pietro, che una fedeltà mancata danneggia ogni cosa insieme e non vi è né speranza né amore senza la fede. Io non sono un sapiente, ma sono spinto dalla rettitudine e da una fede sana, se è possibile vederla. Ecco che io provo, non con ambiguità, non con artifici ingannevoli, bensì con fatti certi, che tu sei folle e malvagio. Anche costoro sono pazzi, e sotto la tua guida vengono spinti verso i luoghi del carcere maleodorante e famelico dove è tenuto e tormentato il tuo Simone, senza vedere la luce del sole e del giorno: e fintanto che tu segui costui, sei un miserabile e non potrai vedere il Cristo: e questo, se è possibile, lo proverò con il fuoco. Ma ad una condizione, che se uscirò illeso dal fuoco, tu abbandoni ormai la tua carica e la rimetta ad altri».

Questi rifiuta di affidarsi al giudizio del fuoco, che teme, e a parole lo disprezza e lo insulta. E se non temesse la città, ormai agitata dietro a diverse insegne, lo sottoporrebbe a vergognose torture. Quello se ne va triste, perché non ha patito l'ultima sofferenza: Pietro è travagliato tra dubbi ed angustie.

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Ultimo aggiornamento: 01/03/2006