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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > II, 6

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione II - Movimenti religiosi e sette ereticali: la lotta per la predicazione ai laici

6. Il mercante lionese Valdo si fa tradurre in volgare la Bibbia per comprendere il Vangelo e per poterlo predicare

Per conoscere il Vangelo senza la mediazione dei chierici occorre farselo tradurre in lingua volgare e farselo scrivere: sempre da chierici, perché loro è il monopolio della cultura scritta. A questo punto il mercante lionese Valdo, convertitosi tra il 1174 e il 1176, può mettersi a imitare il modello apostolico, vendendo tutti i suoi beni e distribuendoli ai poveri, e predicando per le strade e le piazze l'osservanza letterale del Vangelo, che egli e i suoi seguaci hanno imparato a memoria. E in nome dei precetti evangelici rifiutano di obbedire al vescovo, Giovanni Biancamano (o Bellemani), che ribadisce loro il divieto della predicazione laicale. La traduzione del testo che segue è condotta sul racconto del domenicano Stefano di Borbone (morto nel 1261), ed è tratto dalla sua raccolta Tractatus de diversis materiis praedicabilibus.

Fonte: ETIENNE DE BOURBON, Anecdotes historiques, légendes et apologues, a cura di A. Lecoy de la Marche, Paris, Librairie Renouard, 1877, pp. 290-93. La traduzione è mia.


In quarto luogo, bisogna parlare degli eretici del nostro tempo, ovvero dei Valdesi e degli Albigesi [1], dicendo da dove ebbero origine, e da che cosa e per quale motivo e in che modo essi vengano chiamati, ed in quali errori essi siano implicati e contrastino con la vera fede. I Valdesi, dunque, furono così chiamati dal primo autore di questa eresia, che si chiamava Valdo. Vengono detti anche Poveri di Lione, poiché in tale città essi iniziarono a professare la povertà. Essi si definiscono poveri di spirito, per il fatto che il Signore dice: «Beati i poveri di spirito», e veramente sono poveri nello spirito, sia di beni spirituali che dello Spirito Santo. Tale setta, dunque, ebbe inizio nel seguente modo, secondo ciò che ho sentito dire da molti, che conobbero i primi di loro, e da un sacerdote, che era abbastanza stimato e ricco nella città di Lione, ed amico dei nostri confratelli, l cui nome era Bernard Ydros. E costui, quando era giovane e faceva l copista, scrisse per il suddetto Valdo, dietro pagamento, i primi libri in volgare romanzo che essi ebbero, mentre li traduceva e glieli dettava un grammatico chiamato Stefano d'Ansa. Quest'ultimo, che aveva un beneficio nella chiesa maggiore di Lione, in seguito morì all'improvviso, precipitando dal solaio della casa che stava costruendo. Ed era una persona che io vedevo spesso.

Un uomo molto ricco della suddetta città, di nome Valdo, ascoltando i Vangeli, poiché non era molto colto, ma desiderava capire ciò che volevano dire, fece un patto con i sopradetti sacerdoti, con l'uno perché glieli traducesse in volgare, con l'altro perché mettesse per iscritto ciò che l primo dettava: cosa che essi fecero. E lo stesso venne fatto per molti libri della Bibbia e per molte auctoritates di santi, radunate per argomenti, che chiamavano «sentenze». E quest'uomo, leggendo spesso questi testi e mandandoli a memoria, si ripropose di osservare la perfezione evangelica come l'avevano osservata gli apostoli; e, venduti tutti i suoi beni, per disprezzo del mondo, gettava nel fango i suoi denari, per i poveri; e si arrogava, come un usurpatore, l'ufficio degli apostoli, predicando per i quartieri e per le piazze i Vangeli e tutto ciò che aveva mandato a memoria, radunando presso di sé molti uomini e donne perché facessero la stessa cosa, facendo imparare anche ad essi i Vangeli; ed essi, che esercitavano tutti mestieri umilissimi, li mandava anche nei villaggi circostanti a predicare. Questi, pertanto, sia uomini che donne, ignoranti ed incolti, andando per i villaggi, penetrando nelle case, predicando nelle piazze e persino nelle chiese, spingevano altri a fare lo stesso. Dal momento però che la loro mancanza di preparazione e la loro ignoranza diffondevano ovunque errori e scandali, furono convocati dall'arcivescovo di Lione, di nome Giovanni, il quale proibì loro di intromettersi nell'esposizione e nella predicazione delle Scritture. Ma essi fecero ricorso ad una risposta degli apostoli; il loro capo, facendo proprio l ruolo di Pietro, come quegli aveva risposto ai principi dei sacerdoti, disse: «Bisogna obbedire piuttosto a Dio che non agli uomini», Dio che aveva prescritto agli apostoli: «Predicate il vangelo ad ogni creatura». Come se il Signore avesse detto a loro ciò che aveva detto agli apostoli, i quali, tuttavia, non ebbero la presunzione di predicare fino a che non furono ricoperti di virtù dall'alto, in maniera perfetta e completa, e non ricevettero il dono delle lingue.

[1] Denominazione dei catari nel Sud della Francia, dal nome della città di Albi.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2006