![]() |
Didattica |
FontiPredicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)a cura di Roberto Rusconi © 1981-2006 – Roberto Rusconi Sezione II - Movimenti religiosi e sette ereticali: la lotta per la predicazione ai laici7. I Poveri di Lione all'esame della curia pontificiaEspulsi dalla diocesi di Lione dall'arcivescovo, il monaco cistercense Guichard, il quale aveva rifiutato loro l'autorizzazione a predicare liberamente in lingua volgare nelle strade e nelle piazze della loro città, i Poveri di Lione si recano a Roma nel 1179, quando Alessandro III convoca il terzo concilio del Laterano. Gli presentano per l'approvazione le versioni in volgare «gallico» dei testi biblici da utilizzare per la predicazione. La curia pontificia, invece, cerca di accertare se essi siano in possesso di una cultura teologica di stampo chiericale e nel corso dell'esame Walter Map non ha nessuna difficoltà a metterli in trappola. I Poveri di Lione, infatti, laici, inesperti in dispute scolastiche, ignorano la sottilissima distinzione che si fa nella teologia dogmatica: la Vergine non è la madre di Cristo, ma la madre di Dio. Fonte: W. MAP, De nugis curialium, a cura di f. R. Montagues, Oxford, Clarendon Press, 1914, pp. 60-62 (anche in G. GONNET, Enchiridion fontium valdensium, Torre Pellice, Libreria editrice Claudiana, 1958, pp. 122-23). La traduzione è mia. Vedemmo al concilio celebrato a Roma sotto papa Alessandro III i Valdesi, uomini idioti, illetterati, che prendono nome dal loro capo Valdo, che era un cittadino di Lione, sul fiume Rodano: essi presentarono al papa un libro scritto in lingua gallica, in cui erano contenuti il testo e il commento al libro dei Salmi ed a parecchi libri del Nuovo e del Vecchio Testamento. Costoro chiedevano con molta insistenza che venisse loro confermata l'autorizzazione a predicare, dal momento che si credevano esperti, mentre a stento erano apprendisti. […]. Forse che si danno le perle ai porci, e la parola agli idioti, che sappiamo essere incapaci di riceverla? Figuriamoci dunque di dare quanto hanno ricevuto! Dio ce ne scampi, e che vengano tolti di mezzo! […] Vennero condotti da me due valdesi, che sembravano i più importanti nella loro setta, per disputare con me della fede: non per amore della ricerca della verità, ma per convincermi e chiudermi la bocca, come se io dicessi cose inique. […] Dapprima proposi argomenti facilissimi, che a nessuno è lecito ignorare, sapendo che, quando l'asino mangia i cardi, le sue labbra non tengono in nessuna considerazione la lattuga: «Credete in Dio padre?». Essi risposero: «Crediamo». «E nel figlio?». Risposero: «Crediamo». E nello Spirito Santo?». Risposero: «Crediamo». E di nuovo domandai: «Nella madre di Cristo?», ed essi allo stesso modo risposero: «Crediamo». E vennero derisi con grandi schiamazzi da tutti, se ne andarono confusi, ed a ragione, perché non erano guidati da nessuno e invece desideravano divenire guide, allo stesso modo di Fetonte [1] che non conosceva neppure il nome dei suoi cavalli. [1] Riferimento ad un passo delle Metamorfosi di Ovidio (II, 192). |
|
© 2000 Reti Medievali |
Ultimo aggiornamento: 01/03/2006 |