Logo di Reti Medievali

Didattica

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione II - Movimenti religiosi e sette ereticali: la lotta per la predicazione ai laici

11. Ardicio, vescovo di Piacenza, e gli eretici italiani

In una lettera di Ardicio, vescovo di Piacenza, della fine del secolo XII, ci è stata tramandata la più antica testimonianza sulla predicazione in Italia dei Poveri di Lione. Egli ne coglie alla superficie i motivi ispiratori: in pratica, il rifiuto della istituzione ecclesiastica, sia nell'amministrazione dei sacramenti sia nell'intercessione a favore dei fedeli. Anche se meno virulento dei polemisti cattolici del tempo, anche Ardicio non manca di sottolineare che gli eretici altro non possono essere che falsi e corrotti.

Fonte: A. DONDAINE, Durand de Huesca et la polémique anti-cathare, in «Archivum Fratrum Praedicatorum», 29, 1959, pp. 273-74. La traduzione è mia.


A coloro che reggono per grazia di Dio la santa madre chiesa, simili alle colonne inamovibili che il vero Salomone fece edificare nel suo tempio, Ardicio, per la stessa grazia umile ministro della chiesa di Piacenza: essi che si affaticano ogni giorno per ottenere il premio eterno.


Dato che, in virtù del compito della cura pastorale affidatoci, siamo tenuti a provvedere alla chiesa di Dio e a vegliare sulla salvezza delle anime, è necessario essere solleciti e provvedere con discrezione a che il gregge del Signore, che ci è stato affidato, per una nostra guida troppo remissiva o poco pronta, non venga rovinato dai morsi dei lupi. Pertanto, per mezzo della presente lettera, contrassegnata con il nostro umile sigillo, vogliamo rendere noto al vostro giudizio il fatto che abbiamo saputo, per confessione di alcuni di loro i quali hanno rinunciato al loro errore, che taluni, i quali sino ad ora avevamo notato per la loro superbia e la loro stoltezza, impazzano in preda ad un errore detestabile. Poiché vi furono, infatti, presso di noi alcuni della setta dei Poveri di Lione i quali, ispirati dal cielo, rinunciarono al loro errore e si sottomisero alle leggi della chiesa di Cristo e, reciso in se stessi l'olivo selvatico della perfidia, si sono innestati nell'olivo della chiesa, ed avendo prestato una garanzia secondo i canoni, sono ritornati in seno alla santa madre di Sion. Costoro, scoprendo nello stesso tempo la frode ed il detestabile errore dei predetti eretici, affermano che essi per le loro colpe sono scomunicati e separati dal grembo della santa chiesa. Questi sono coloro che, secondo la voce del maestro della disciplina celeste, «percorsero il mare e la terra per fare un proselito, e ne fanno un figlio della Geenna il doppio di se stessi». Questi sono coloro che, secondo l'apostolo, «con parole dolci e seducenti ingannano i cuori degli innocenti» e «seducono donnicciole cariche di peccati». Questi sono coloro, a proposito dei quali si legge nel principe degli apostoli: «ci furono in mezzo al popolo dei falsi profeti, così pure falsi dottori che introdurranno sette di rovina» ecc. Questi sono coloro che, secondo il dottore delle genti, «abbandonarono la fede, per seguire spiriti seduttori e dottrine di demoni» ecc. Questa è la bestia che nell'Apocalisse «salì dalla sabbia del mare», dal cui veleno viene contaminata la santa chiesa. Questi sono coloro che svuotano di senso il sacramento dell'altare, predicano che a tutti è lecito consacrare tutti i divini sacramenti, rifiutano la solennità della messa, celebrata per i fedeli dietro offerta di elemosine, e persino le preghiere. Non ammettono che vi sia una espiazione nel purgatorio dopo questa vita e, benché laici, ricevono le confessioni del popolo e impartiscono la penitenza per qualsiasi colpa. Vanno cianciando che nessuno potrà ottenere la salvezza della propria anima se non prenderà il loro abito e se non diverrà loro sostenitore e amico, purché tuttavia li conosca. Hanno la presunzione di sciogliere il matrimonio, e non hanno timore di trascinar fuori dai loro chiostri monache di clausura ed altri religiosi; respingono i decreti dei pontefici, disprezzano gli ordini ecclesiastici. Non accettano affatto i testi dei dottori ortodossi della chiesa, quali Ambrogio, Agostino, Gerolamo, Gregorio ed altri; anzi, se in qualcosa sembrano ad essi contrari, li contraddicono. E, cosa questa che non può essere detta, senza che chiunque sia fedele versi calde lacrime, non solo alcuni di essi, benché laici, inutilmente hanno osato consacrare il sacramento del venerabile corpo del Signore, ma addirittura risulta che anche le loro donne hanno avuto la presunzione di farlo. In che modo, poi, impazzino contro la chiesa e le sue regole, il pudore cattolico ci vieta di dirlo. Ma, poiché abbiamo riscontrato che , costoro hanno apportato uno strappo non indifferente nella tunica inconsutile [1] di Cristo, preghiamo che con il vostro giudizio non permettiate, grazie all'osservanza della legge divina e al rispetto della fede cattolica, che tali putride membra rimangano tra quelle sane, ma per la soddisfazione della chiesa, scacciateli con misericordia, ma anche con severità ecclesiastica e rigore di giustizia, di modo da presentare a Dio il guadagno delle loro anime e da custodire immune dal loro contagio il popolo che vi è stato affidato, cosicché possiate ricevere la ricompensa in cielo da Cristo, che retribuisce tutti i buoni. Amen.

[1] Tutta d'un pezzo, priva di cuciture.

© 2000
Reti Medievali
Ultimo aggiornamento: 01/03/2006