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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > II, 14

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione II - Movimenti religiosi e sette ereticali: la lotta per la predicazione ai laici

14. Eresia e politica: la pubblica predicazione catara a Orvieto

Nel novembre 1198 Innocenzo III scaglia l'interdetto contro il comune di Orvieto, che rifiuta di riconoscere la sua supremazia. Richiamato a Roma il vescovo e sospese le cerimonie del culto cattolico, i missionari catari scendono nelle piazze a predicare apertamente le loro dottrine dualistiche e riescono a saldare - almeno a livello di élite dirigente - opposizione politica anti-papale e opposizione religiosa anticattolica. Dopo l'uccisione dell'inviato pontificio, il senatore romano Pietro Parenzo (maggio 1199), Orvieto rientra nell'orbita politica della chiesa romana e il cattoli cesimo ritorna ad essere la religione dominante. La propaganda catara continua a serpeggiare nel nascosto delle conventicole: nei processi del 1268-1269 gli inquisitori non esitano a colpire nello stesso tempo anti-guelfismo politico e eterodossia religiosa.

Fonte: NATALINI, S. Pietro Parenzo. La leggenda scritta dal maestro Giovanili cit., pp. 155-56. La traduzione è mia.


Essendo insorta una grave discordia tra papa Innocenzo III e gli orvietani, in relazione al borgo di Acquapendente, che egli diceva dipendere dalla sua giurisdizione, il detto pontefice strinse gli orvietani con il vincolo della scomunica, trattenendo a Roma per quasi nove mesi il vescovo, contro la sua volontà, «per l'obbrobrio» della sua città. Assente il pastore, «le pecore erranti» dal gregge sono esposte ad essere lacerate dai morsi dei lupi, perché, «dove non vi è chi governi» assiduamente, il popolo con facilità cade nel peccato. Pertanto, essendo in quel periodo la città di Orvieto privata del governo del suo pastore, un certo Pietro Lombardo, dottore dei manichei [1], lasciata Viterbo, cominciò a tenere occulti conciliaboli in Orvieto con taluni malvagi dottori. Dal momento che una moltitudine, popolo e nobiltà, accorreva alla voce della loro predicazione, come ingannata dal canto delle sirene, abbandonata la navicella di Pietro, cominciò a profilarsi il pericolo di un naufragio. Questa dottrina malvagia a tal punto egli seminò nelle menti degli ascoltatori, che tanto crebbe il numero degli eretici, che essi predicavano contro i cattolici pubblicamente, dicendo che, se si fosse prospettata la necessità di una guerra contro di loro, li avrebbero costretti ad andarsene esuli dalla città come miserabili.

[1] I polemisti ecclesiastici identificano erroneamente la dottrina catara con la dottrina dei seguaci del profeta e scrittore religioso iraniano Mani (216-276/77 d.C.).

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2006