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Didattica

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione II - Movimenti religiosi e sette ereticali: la lotta per la predicazione ai laici

26. La predica agli uccelli: la deformazione oleografica

Francesco che predica agli uccelli è forse una delle rappresentazioni più familiari della figura del «mite assisiate», anche grazie alla fortuna iconografica del ciclo degli affreschi di Giotto nella basilica superiore di Assisi. Il cupo racconto della predica agli uccelli di rapina in occasione di un viaggio a Roma, tramandata da due monaci inglesi di S. Albano, al contrario mostra bene di quali ostilità ed incomprensioni fosse oggetto il francescanesimo delle origini, e soprattutto come Francesco non fosse l'ecologico personaggio di tante biografie posteriori.

Fonte: RUGGERO DI WENDOVER, Chronica, in Monumenta Germaniae Historica: Scriptores, XXVIII, a cura di R. Pauli e F. Liebermann, Hannover, 1888, p. 42 (ristampa anastatica Stuttgart, A. Hiersemann, 1975). La traduzione è mia.


Francesco da quel momento si dedicò con devozione all'ufficio della predicazione per tutta l'Italia e le altre nazioni e soprattutto nella città di Roma. Ma il popolo romano, nemico di ogni bene, a tal punto spregiò la predicazione di quell'uomo di Dio che non volle ascoltarlo e neppure assistere alle sue sante esortazioni. Alla fine, dopo che ebbero disertato le sue prediche per parecchi giorni, Francesco li biasimò aspramente per la durezza del loro cuore: «Mi addolora molto - disse - per la vostra miseria, perché non solo disprezzate me, servo del Cristo, ma in me disprezzate anche lui, dal momento che vi ho annunciato l'Evangelo del Redentore del mondo. E ora, andandomene da questa città, invoco a testimone della vostra desolazione colui che ne è testimone fedele nei cieli. E per la vostra vergogna vado ad annunciare l'Evangelo del Cristo agli animali bruti e agli uccelli del cielo, affinché, ascoltate le parole di salvezza di Dio, obbediscano ad esse e si ammansiscano».

E così, uscendo dalla città, trovò nella periferia i corvi, gli avvoltoi e le gazze che razzolavano tra le carogne, e molti altri uccelli che volavano in cielo, e disse loro: «Vi comando, nel nome di Gesù Cristo, che i giudei crocifissero, la cui predicazione i romani miserabili hanno disprezzato, che veniate a me per ascoltare la parola di Dio nel nome di colui che vi creò e che nell'arca di Noè vi salvò dalle acque del diluvio».

E subito al suo ordine quell'immensa moltitudine di uccelli gli si accostò e lo circondò, e -fattosi silenzio e cessato ogni cinguettio- per lo spazio di mezza giornata non si mossero da quel luogo per ascoltare le parole dell'uomo di Dio, sempre guardando il volto di lui che predicava. Quando i romani vennero a sapere, da coloro che entravano e uscivano dalla città, di questo avvenimento stupefacente -per tre giorni l'uomo di Dio radunò in quello stesso luogo gli uccelli-, uscì dalla città il clero accompagnato da una grande folla e con grande venerazione fecero entrare in città l'uomo di Dio. Ed egli, con l'olio della sua predicazione e delle sue suppliche, da allora addolcì e mutò in meglio i loro cuori, sterili e induriti dall'ostinazione.

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Ultimo aggiornamento: 01/03/2006