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Didattica

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione II - Movimenti religiosi e sette ereticali: la lotta per la predicazione ai laici

27. La predicazione nella regola non approvata dei frati minori

Di fronte alla espansione numerica della primitiva comunità laicale delle origini, Francesco è costretto a formulare una normativa che regga il movimento religioso da lui suscitato, anche per ottemperare alle disposizioni del quarto concilio del Laterano del 1215. Insieme ad un ristretto gruppo di compagni redige nel 1221 una regola, «non bollata», cioè non approvata dal pontefice con una bolla: non solo per la sotterranea opposizione dei chierici che si stavano avviando ad assumere gradualmente il controllo del nuovo ordine dei frati minori, ma anche perché lo scritto francescano era privo di quel carattere normativo che una regola religiosa deve possedere. Anche nel XVII capitolo, relativo ai predicatori, Francesco cerca di condensare i tratti fondamentali della sua originaria esperienza religiosa, con gli occhi rivolti all'indietro, verso la piccola fraternità delle origini.

Fonte: K. ESSER, Opuscula sancti patris Francisci Assisiensis, Grottaferrata (Roma), Collegio S. Bonaventura, 1978, pp. 271-74. La traduzione è mia.


Nessun fratello predichi contro la forma e la istituzione della santa chiesa e senza il permesso del suo ministro. E badi bene il ministro a non concedere imprudentemente ad alcuno di predicare. Tuttavia tutti i fratelli predichino con le opere. E nessun ministro [1] o predicatore si appropri del ministero dei fratelli o dell'ufficio della predicazione, ma in qualsiasi momento gli venisse ordinato, lasci il suo incarico senza nulla obiettare.
Per questo supplico, «nella carità che è Dio», che tutti i miei fratelli predicatori, oratori, lavoratori, tanto chierici che laici, si sforzino di essere umili in tutto, di non gloriarsi né di godere tra sé, né di esaltarsi interiormente delle loro buone parole e opere, anzi di nessun bene, che Dio fa o dice ed opera talora in essi e per mezzo loro, secondo ciò che dice il Signore: «Non rallegratevi però in questo, perché gli spiriti sono soggetti a voi». E sappiamo fermamente che non appartengono a noi se non i vizi e i peccati.

[1] Termine con cui nell'ordine minoritico vengono indicati i superiori.

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Ultimo aggiornamento: 01/03/2006