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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > II, 29

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione II - Movimenti religiosi e sette ereticali: la lotta per la predicazione ai laici

29. Gerardo Segarelli e gli «apostoli»

Per ragioni di censo e di cultura l'ingresso nell'ordine dei frati minori può essere precluso a molti, nella seconda metà del '200. E allora l'ingenua volontà di imitare alla lettera la predicazione apostolica delle origini cristiane trae ispirazione dagli affreschi e dalle affermazioni evangeliche, ripetute da questi «rurales» storpiando quel latino che solo i chierici conoscono professionalmente. Nel momento in cui gli ordini mendicanti assicurano il buon andamento religioso e cultuale della società cristiana - e non mancano di vedere con ostilità questi fermenti spontanei, di cui in realtà temono la concorrenza, Gerardo Segarelli ed i suoi seguaci rappresentano l'ultimo episodio di imitazione rigorosa, ma un po' folle ed ingenua, del pauperismo evangelico e della predicazione itinerante. Il racconto del cronista Salimbene de Adam - noto anche come frate Salimbene da Parma - è redatto in un latino che lascia spesso trasparire il volgare parlato dal suo autore.

Fonte: SALIMBENE DE ADAM, Cronica, edizione critica a cura di G. Scalfa, Bari, Latenza, 1966, pp. 369-70 e 372. La traduzione è mia.

Della congregazione o meglio della dispersione di quei ribaldi, che dicono di essere apostoli e non lo sono.


Gregorio X del tutto distrusse anche la congregazione di quei ribaldi e guardiani di porci e stolti e ignobili individui, che dicono di essere apostoli e non lo sono, ma sono la sinagoga di Satana: […] perché essi non servono né a predicare né a cantare l'ufficio ecclesiastico né a celebrare messe né ad ascoltare le confessioni né a leggere nelle scuole né a dare consigli e neanche a pregare per i benefattori, dal momento che per tutto il giorno vanno di qua e di là per la città occhieggiando alle donne. Non riesco a vedere a che cosa servano nella chiesa di Dio e di che utilità siano per il popolo cristiano. Tutto il giorno oziano, tutto il giorno fanno i vagabondi. Infatti non lavorano e non pregano.

Essi ebbero inizio a Parma. Quando infatti abitavo nel convento parmense dell'ordine dei frati minori, per divenire sacerdote e predicatore, venne un giovane di origine parmense, nato da una vile progenie, incolto e laico, ignorante e stolto, che aveva nome Gerardino Segalelli, e chiese di essere ricevuto nell'ordine dei frati minori. Ma essi non lo esaudirono ed egli tutto il giorno, quando poteva, indugiava nella chiesa dei frati e pensava a ciò che poi da pazzo avrebbe realizzato. Infatti sul coperchio della lampada della confraternita del beato Francesco erano dipinti tutto intorno gli apostoli, con i sandali ai piedi e con i mantelli avvolti intorno alle spalle, come la tradizione pittorica ricevette dall'antichità e tramandò fino ai pittori moderni. Qui egli stava in contemplazione e, trovata la soluzione, in seguito lasciò crescere i capelli e la barba, prese i sandali e il cordone dell'ordine dei frati minori: perché - come ho già detto prima - chiunque vuole creare una nuova congregazione, sempre usurpa qualche cosa dell'ordine del beato Francesco.

Egli si fece fare un vestito di bigello [1] e un mantello bianco di robusta stamigna [2], che portava avvolto intorno al collo e alle spalle, credendo in questo modo di assumere esteriormente l'abito degli apostoli. E venduta la sua casetta e ricevutone il prezzo, si mise in piedi su un blocco di pietra, al di sopra del quale in antichità erano soliti tenere i loro discorsi i podestà di Parma. E avendo in mano il sacchetto dei denari, non lo vuotò dandolo ai poveri o si rese gradito all'insieme dei poveri, ma, chiamati alcuni ribaldi, che passavano il tempo giocando lì vicino nella piazza, lo gettò tra essi, gridando ad alta voce: «Chiunque vuole, lo prenda e se lo tenga». I ribaldi raccolsero in fretta quei denari e andarono a giocarli a dadi e, alla stessa presenza di lui che li aveva dati, bestemmiavano il Dio vivente.

[…] In seguito Gerardino Segalelli se ne andò per molti, giorni da solo per Parma, dal momento che non aveva un compagno; e portava il suo mantello i avvolto intorno alle spalle e non parlava a nessuno né salutava alcuno, credendo di obbedire a quanto il Signore dice nel Vangelo di Luca, capitolo X: «Non salutate nessuno nel viaggio». In verità diceva di frequente la parola del Signore: «Penitenzate»; infatti non si sapeva esprimere in latino al punto di dire: Penitentiam agite. E così con il passare del tempo si espressero per molti giorni i suoi seguaci, perché erano uomini dei campi e ignoranti.

[1] Panno rozzo, a lungo pelo fitto.

[2] Tessuto di lana sottile e resistente.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2006