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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > II, 30

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione II - Movimenti religiosi e sette ereticali: la lotta per la predicazione ai laici

30. Nelle prediche i laici sono tenuti solo ad ascoltare

Nei primi anni del '300 si agitano in Italia gli ultimi fermenti ereticali. Sono gli anni della rivolta di Dolcino in Piemonte, e non a caso, nel corso di una predica quaresimale (di cui qui riproduciamo un brano) tenuta a Firenze, nella chiesa di S. Maria Novella, nel 1304, il predicatore domenicano Giordano da Pisa ribadisce l'esclusione canonica dei laici dal ministero della predicazione, riservato ai soli chierici. La motivazione non è più basata sull'interpretazione di passi biblici né peraltro si esaurisce nella riproposizione del divieto ecclesiastico. L'asserzione è definitiva, e per questo viene spostata sul piano dei principi teologici generali: addirittura sul parallelismo delle gerarchie angeliche e delle gerarchie terrestri, rigidamente fissate nei loro attributi.

Fonte: Scrittori di religione del Trecento. Testi originali, a cura di G. De Luca, Torino, Einaudi, 1977, p. 23 (1a ed. Milano-Napoli, Ricciardi, 1954).


Arcangioli sono detti i predicatori e i dottori, ché siccome gli arcangioli rivelano e ammaestrano della salute del popolo, così i predicatori e i dottori della santa Chiesa sono sopra l'ammaestramento del popolo, e predicano la salute di tutti. Ma vedi qui, gli angioli di sotto non possono avere l'officio di quelli di sopra; ma quelli di sopra ben possono avere e hanno l'ufficio e la taglia di quelli di sotto, e così è; e però non si dée fare ogni uomo predicatore; e chi predica, e non gli è commesso [1], e non essendo da ciò, pecca gravemente. Non è commesso ad ogni uomo l'ufficio del predicare; ché, innanzi innanzi, a tutte le femmine è vietato in tutto e per tutto; appresso, tutti i laici e idioti che non hanno lettera; onde niuno può essere predicatore, se non è letterato e scientifico; e di questo è grave scomunicazione ed è grave peccato; però che la Scrittura è grave, e profonda, e sottilissima ad intendere, e non è da ogni persona. Or come potrà predicare e ammaestrare, se non sarà intendente della Santa Scrittura e [de]i detti de' santi Dottori? Non può essere, e sarebbe matto, ed è grande peccato; però che egli è grande rischio, troppo più che altri non si pensa, e spezialmente ammaestrare della fede; e però si conviene che l'uomo abbia la scienzia, e sia copioso della Santa Scrittura, e sia bene ammaestrato.

[1] Latinismo per «affidato».

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2006