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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > III, 6 | |||||||||
FontiPredicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)a cura di Roberto Rusconi © 1981-2006 – Roberto Rusconi Sezione III - Gli ordini mendicanti e la pastorale ecclesiastica nel basso medioevo6. L'arte di comporre una predicaLa nascita del sermo modernus comporta l'elaborazione non solo di una vera e propria teoria della predicazione, ma anche la redazione di appositi manuali per compilare prediche, le artes praedicandi. Scritte in latino, esse presuppongono un lettore colto, un chierico che abbia seguito un preciso curriculum di studi all'interno di uno degli ordini mendicanti. L'arte di comporre le prediche è una tecnica molto elaborata, nel tentativo di mediare capacità di ascolto del pubblico dei fedeli e dottrina religiosa che deve essere loro comunicata. In questo l'elaborata articolazione del sermo modernus ha la precisa funzione di facilitare la memoria degli uditori. Piuttosto raro è, invece, l'uso del prothema, una sorta di esordio di stampo retorico, utilizzato in genere nella predicazione universitaria, la più colta, condotta al massimo vertice dell'élite degli intellettuali ecclesiastici. Il brano che segue è contenuto in una ars praedicandi della metà del secolo XIII. Fonte: UMBERTO DI ROMANS, De eruditione praedicatorum, in ID., Opera de vita regulari cit., II, pp. 481-83. La traduzione è mia. XLV. Riguardo ai protemi. Riguardo ai protemi bisogna notare che a volte non è necessario premettere alla predica alcun protema o una preghiera: come nel caso dei capitoli dei religiosi, i quali per abitudine tengono di frequente prediche nella loro cerchia ristretta. Talvolta invero è sufficiente soltanto premettere una preghiera, a richiesta del predicatore, come nel caso delle parrocchie, nelle quali si tengono prediche di frequente. Talvolta invece è necessario premettere alla predica un protema: come nel caso in cui si tengono prediche particolarmente solenni; oppure quando si aspetta una folla di ascoltatori, che non è ancora sopraggiunta; oppure quando si tiene una predica all'improvviso, di modo che prima della predica risulti chiaro il motivo della predica stessa. Inoltre, per quanto riguarda il protema bisogna badare a che sia tanto breve da non generare fastidio, cosicché la predica successiva non risulti del tutto noiosa, se preceduta da una premessa fastidiosa. Inoltre bisogna badare che sia tanto gradevole da rendere gli ascoltatori attenti e ben disposti e pronti all'apprendimento, così come fanno gli scrittori nell'introduzione dei libri. Parimenti, bisogna badare a che sempre, alla fine del protema, si richiedano con devozione preghiere agli ascoltatori per ottenere la grazia nelle prediche, sull'esempio di Paolo che dice nella II lettera ai Tessalonicesi: «Fratelli, pregate per noi, affinché la parola del Signore si diffonda e sia tenuta in onore». Bisogna inoltre notare che il protema a volte viene scelto in base alla persona del predicatore: come nel caso in cui uno sconosciuto predicatore dell'ordine dei frati predicatori o dei minori voglia predicare in una parrocchia incui sono sconosciuti sia lui di persona che la condizione del suo ordine; allora all'inizio espone la condizione propria e del suo ordine, perché non sia per caso creduto un predicatore questuante [1], citando quel passo di Paolo nella II lettera ai Corinti: «Io non cerco i vostri beni, ma voi»; oppure perché, essendo consapevole della sua insufficienza, la ostenta sull'esempio di Geremia: «Ohimè, Signore, ecco io non so parlare, perché sono giovane»; oppure nel caso in cui voglia esporre la necessità che ha di predicare, in ragione del suo compito di prelato e per obbedienza, si esprime citando quel passo della I lettera ai Corinti: «Guai a me, se non annunziassi il Vangelo. È una necessità che mi incombe». A volte invece il protema viene proposto in base a coloro ai quali è rivolta la predica, come ad esempio nel caso in cui il predicatore propone il tema con il quale intende indurre gli ascoltatori non solo ad ascoltare, ma a mettere in pratica ciò che ascoltano, secondo quel passo della lettera di Giacomo: «Siate esecutori della parola e non ascoltatori soltanto»; oppure propone un tema per mezzo del quale mette in evidenza la diversità tra gli ascoltatori, in molti dei quali la predicazione va perduta, mentre in alcuni essa risulta utile, secondo quella parabola del Salvatore nel Vangelo di Luca: «Esce il seminatore» eccetera; oppure quando promette il bene ai buoni ascoltatori, mentre ai cattivi minaccia mali, secondo quel passo della lettera agli Ebrei: «La terra, infatti, che s'imbeve della pioggia abbondante caduta su di lei», eccetera; e molti altri casi di tal genere. A volte poi è tratto dall'argomento sul quale si tiene la predica: così come quando si predica intorno ad un tema alto e profondo come è la Trinità, l'Incarnazione, il sacramento del corpo di Cristo, e simili, si antepone un passo con il quale si chiede che venga data intelligenza per parlare di queste cose, come è necessario, sull'esempio di Paolo, che disse nella lettera ai Colossesi: «Pregando anche per voi, affinché Iddio ci apra una porta alla parola, per annunziare il mistero del Cristo»; oppure quando si predica di un argomento degno di lode, ad esempio dei santi che si devono lodare a gloria di Dio, ad onore di loro stessi, ad utilità degli uomini, si propone un passo che sia pertinente alla loro lode, come quel brano dell'Ecclesiastico: «La chiesa annuncia la loro lode»; oppure quando si tiene la predica su un argomento molto utile per la salvezza, come ad esempio la penitenza, si sceglie un passo con il quale si invitano gli ascoltatori ad ascoltare di buon volere tale predica, secondo quel brano della lettera di Giacomo: «Accogliete con dolcezza la parola che è stata piantata in voi e che può salvare le anime vostre». Talvolta il protema viene tratto dal passo proposto come tema: ad esempio, quando esso è oscuro e di difficile comprensione si antepone un passo con il quale si invoca lo Spirito Santo, acciocché dal medesimo Spirito venga mostrato in che modo fu enunciato, secondo quel brano del Libro della sapienza: «E chi avrebbe conosciuto il tuo consiglio, se tu non gli avessi dato la sapienza e mandato il tuo Santo spirito dal più alto dei cieli?»; oppure nel caso in cui il tema riguarda un argomento importante, si antepone un passo con il quale, in ragione di tale importanza, si esortano gli ascoltatori ad ascoltare con attenzione, secondo quel brano del Libro dei proverbi: «Ascoltate, perché dirò cose elevate»; oppure quando si vuole mettere in evidenza la grandezza di colui che parla: infatti in ciascuna parola della Divina Scrittura non parla l'uomo, ma Dio, perché i santi uomini di Dio hanno parlato per ispirazione dello Spirito Santo. Per questo motivo dicevano di frequente i profeti: «Ascoltate la parola del Signore»; ed è come se dicessero: «Per questo dovete ascoltare, perché è il Signore colui che parla». E molti altri esempi di questo tipo. Talvolta il protema viene scelto in base al tempo in cui si svolge la predica, come ad esempio nell'Avvento si mostra che è giusto predicare su argomenti pertinenti a quel periodo, dal momento che su di esso hanno profetizzato tutti i profeti, secondo quel passo degli Atti degli apostoli: «Tutti i profeti che hanno parlato, da Samuele in poi, hanno predetto questi giorni»; oppure come in Quaresima, che è il periodo della penitenza, si mostra che è giusto predicare della penitenza, dal momento che Giovanni e il Salvatore, ad esempio di questo periodo, hanno predicato su di essa per prima ed in primo luogo; oppure come nel tempo di Pasqua si mostra che è indegno il fatto che la lingua della carne taccia in quel periodo in cui la carne è risorta al suo creatore, come dice Gregorio. Eccetera. Talvolta il protema viene scelto in base alle condizioni in cui si svolge la predica, come ad esempio quando si mostra che essa deve tendere ad un frutto, secondo quel passo della II lettera ai Corinti: «Noi non siamo infatti come quei tanti che falsano la parola di Dio»: il che avviene quando non si ricerca il frutto, bensì il piacere; oppure quando si mostra che essa deve essere facile, come quel passo del Libro dei proverbi: «La dottrina del prudente è facile»; oppure quando si mostra che debba essere breve, secondo quel passo del Cantico dei cantici: «Come un filo di porpora sono le tue labbra», e così via. Pertanto così è chiaro che talvolta è necessario premettere protemi alla predica, e che talvolta invece no; poi, quali devono essere; poi, da dove devono essere desunti a seconda dei casi. [1] Predicatore itinerante che raccoglie elemosine. |
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