![]() |
Didattica |
FontiPredicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)a cura di Roberto Rusconi © 1981-2006 – Roberto Rusconi Sezione III - Gli ordini mendicanti e la pastorale ecclesiastica nel basso medioevo7. Vademecum per il predicatore ordinarioAd un anonimo domenicano della metà del '200 si devono queste istruzioni, che in parte rielaborano il capitolo delle primitive costituzioni domenicane del 1228 (doc. 3) e in parte compendiano il De eruditione praedicatorum di Umberto di Romans (doc. 6). Tra gli strumenti ad uso dei predicatori rientra anche questa sorta di spicciolo galateo, in cui sono compresi elementari suggerimenti per un uso efficace delle prediche. Fonte: UMBERTO DI ROMANS, Opera de vita regulari cit., II, pp. 369-71. La traduzione è mia. Dell'ufficio del normale predicatore. 1. Quale deve essere in sé. Il normale predicatore ha il compito dello specchio per quanto riguarda il buon esempio e ha il compito della lucerna accesa per quanto riguarda la parola della predicazione. Per questo motivo è necessario che non vi sia contrasto tra la sua vita e la sua dottrina, affinché non distrugga con una mano ciò che edifica con l'altra. Pertanto il predicatore si mostri umile nell'abito, onesto nei costumi, discreto nelle parole, zelante di amore per le anime, sobrio nel bere e nel mangiare, maturo nell'agire. 2. Quale deve essere verso il suo compagno. Il predicatore all'atto della partenza non faccia difficoltà per il suo compagno, ma accetti quello che il priore gli abbia assegnato. Infatti si deve sforzare di Sopportare qualsiasi compagno, in modo che chiunque possa sopportare lui. In viaggio e nelle soste non si separi dal compagno in maniera vistosa. Parimenti siano concordi e pacifici l'uno con l'altro, e non parlino tra loro in maniera aspra e litigiosa: in particolare in presenza di secolari [1]. Si onorino e si sostengano a vicenda. Se uno di essi pronunciasse in presenza dei secolari un'affermazione che può essere accettabile, l'altro non lo contraddica. Se ad uno venisse posta una questione, l'altro non risponda al suo posto, purché quello sia in grado di rispondere. In viaggio non litighino; e se avessero sbagliato in qualche occasione, non si rimproverino per questo. Parimenti, se sono ambedue predicatori e se godono di eguale credito, il maggiore, nel corso del viaggio, non scelga per sé le piazze più prestigiose, ma dividano le loro predicazioni, come avranno visto essere di giovamento alla pace tra loro ed alla salvezza delle anime, a meno che un prelato non abbia formulato per loro ordini diversi. Di notte il maggiore non scelga ostentamente il letto migliore; né in altre situazioni si ponga in una posizione di superiorità rispetto al suo compagno. 3. Quale deve essere nei luoghi dove è alloggiato. Il predicatore si sforzi di pronunciare esempi edificanti non solo in casa, ma anche negli alloggi che lo ospitano e nel viaggio. Non affatichi gli uomini domandando cibi diversi da quelli che hanno preparato oppure rifiutandone addirittura alcuni. Poi non abbia l'abitudine di mandare cibi alla mensa di altre persone, oppure di dividerli, oppure di dare anche delle elemosine secondo l'arbitrio della sua volontà. Poi nelle buone abitudini si conformi a coloro tra i quali si trova. Per esempio, in talune regioni è indecente bere dalla scodella; guardare al di là della tazza mentre si beve; bere il brodo dal cucchiaio facendo rumore; appoggiare i gomiti sul tavolo, e cose simili. Benché tutto ciò non sia peccato, tuttavia deve essere evitato per mantenere il decoro presso coloro che reputano tali comportamenti indecorosi. Vi sono anche altre cose, che sono indecenti per tutti, come dormire a tavola, oppure parlare mentre si ha cibo nella bocca, e simili: queste devono essere evitate dovunque. Poi, quando il predicatore soffre la sete per il caldo, oppure per la fatica del viaggio, può a tavola, o prima, estinguerla con un sorso d'acqua o meglio temperare il vino con l'acqua. Ogni tanto a tavola rivolga la parola al suo compagno, ma non vi si dicano cose oziose, bensì serie: come la passione del Signore, di cui non si deve fare cenno se non con assoluta riverenza e senno. 4. Che cosa deve predicare. Quando il predicatore propone la parola di Dio, stia attento a ciò che dice, perché l'argomento del suo sermone è Dio, l'angelo, l'uomo, il cielo, il diavolo, il mondo, l'inferno, i comandamenti, i consigli, i sacramenti, la Scrittura, le virtù, i vizi. Poi cerchi di predicare sempre maggiormente quelle cose, che più sembrano poter produrre frutto. 5. A chi deve predicare. Stia attento anche a coloro cui parla, per adattare il suo sermone in conformità a ciò. A taluni infatti si addicono argomenti sottili, a taluni piani e semplici, a taluni istruttivi, a taluni emotivi, a taluni terribili, a taluni gioiosi. Consideri dunque che cosa si addica ai chierici oppure ai laici, che cosa ai religiosi oppure ai secolari, che cosa ai soldati oppure ai contadini, che cosa ai sani oppure agli infermi, che cosa ai giovani oppure agli anziani, che cosa agli ostinati oppure agli umili e devoti. Inoltre, si preoccupi di predicare non solo ai molti, ma anche ai pochi, e non soltanto nei castelli e nelle città, ma anche nei villaggi. 6. In qual modo deve predicare. Stia anche attento a predicare in maniera breve, fervente, utile, facile e decente; si sforzi infine di predicare lentamente e con chiarezza. Inoltre, nel caso che arrivino dei frati minori prima dell'inizio del sermone, offra loro di prendere la parola alla predica, a meno che non vi sia un ostacolo ragionevole. Se poi arrivano cercatori di elemosine [2] che abbiano lettere apostoliche o del vescovo, si sforzi di rimanere in pace con loro. 7. Che cosa deve essere evitato nella predicazione. Non predichi senza essersi preparato e se non sa altrimenti che cosa debba o voglia dire. Inoltre eviti, quando può farlo con garbo, di predicare immediatamente dopo il pranzo: questo è infatti il momento meno adatto sia per chi ascolta sia per chi parla; ma se occorre farlo, mangi e beva con più moderazione. Poi non si lasci trascinare dalla collera nei confronti di coloro che ostacolano la predicazione, oppure contro i bambini che vi piangono, o anche contro coloro che dormono, ma li ammonisca con benevolenza. Poi si guardi dal muovere disordinatamente il corpo, vale a dire dal fare smorfie con la faccia, scuotere la testa, battere le mani, pestare i piedi, e cose simili. Poi eviti di parlare in fretta, in modo prolisso, dicendo cose superflue o sottigliezze, con un chiasso disordinato: in breve, ogni cosa che possa rendere gli ascoltatori meno docili, benevoli o attenti. Poi eviti nel sermone di suscitare la derisione dei presenti o la defezione degli assenti; in particolare non critichi mai di fronte al popolo la vita dei chierici o dei religiosi, né li biasimi direttamente o indirettamente, quasi in maniera velata; poiché da tali discorsi non deriva edificazione, ma spesso scandalo e turbamento di molti. Poi con la massima cura badi il predicatore a non servirsi della parola di Dio per imboccare la via della vendetta: cioè nel sermone non persegua le offese di carattere personale che ha subito. Poi non predichi cose dubbie per vere, né favole vuote o scurrili, che possano rendere il sermone spregevole o meno genuino. Poi non si vergogni di predicare la stessa cosa più volte, purché sia buona ed utile, e non eviti di dire ciò che un altro abbia predicato. Poi stia particolarmente attento a non prestarsi a critiche per le stesse cose contro le quali predica. Infine, tanto nei sermoni pubblici che nelle collazioni [3] private badi alle circostanze che sono contenute in questo verso: «Attento che cosa, perché, dove, a chi, come, quando parli». [1] Detto dei laici, in contrapposizione ai chierici. [2] Predicatori itineranti, che raccolgono elemosine per i fini più svariati (crociata, costruzione di chiese), spesso esibendo lettere papali falsificate. [3] Brevissime prediche tenute alla sera all'interno del convento. |
|
© 2000 Reti Medievali |
Ultimo aggiornamento: 01/03/2006 |