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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > III, 18 | |||||||||
FontiPredicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)a cura di Roberto Rusconi © 1981-2006 – Roberto Rusconi Sezione III - Gli ordini mendicanti e la pastorale ecclesiastica nel basso medioevo18. Predicazione domenicana e creazione dell'ideologia capitalisticaAnche se nelle sue prediche Giordano da Pisa si limita a presentare le dottrine elaborate dalla teologia scolastica, dimostra una conoscenza molto esatta ed ampia delle pratiche commerciali del suo tempo. Questo gli consente di dare ai suoi ascoltatori delle indicazioni morali precise in materia economica: è questo l'ambito degli interessi religiosi più sentiti dalla borghesia mercantile che si reca alle sue prediche. Se talora, qua e là, a Giordano escono dette, e neppure a mezza voce, critiche nei confronti dell'economia del suo tempo, esse finiscono con lo stemperarsi tra il rigore e la comprensione del moralista, come in questa predica sulla «mercanzia» tenuta a Firenze il 14 marzo 1306. Fonte: GIORDANO DA PISA, Quaresimale fiorentino 1305-1306, a cura di C. Delcorno, Firenze, Sansoni, 1974, pp. 268-72. Auferte ista hinc et nolite lacere domum patris mei domum negotiationis[1]. Il vangelio è bellissimo. Lascio tutta la materia storiale [2] di scrivere e vengo a la predica. Ecco che 'l Segnore ti dà exemplo de la grande cura ch'ebbe de la casa sua; ecco che .nne cacciò fuori i mercatanti e i cambiatori, e usò cose e riggimenti aspri e crucciati: tutta la spazzò. Ecci un'altra Ecclesia, cioè il corpo de' cristiani, che se non era licito d'essere in quella ecclesia, maggiormente è divietata intra' cristiani. Questo dubbio è da schiarare e da disputare stamane: la mercatantia è cosa buona o non? S'ella è buona, come gli cacciò? S'ella non è buona, come è scritta per buona, e come è licita? Usava il mondo anticamente pur il baratto: «Tu da' a .mme il grano, e io darò a .tte cotanto vino». Fu poi trovata la pecunia per più agevolezza, e per meglio spedicare [3] e accivire [4] e misurare, e non si chiama baratto quello che .ssi fa con danari, ma chiamasi vendita. Or tu diresti: «Come dunque e perché vitiperò oggi Cristo così l'opere e i fatti di quelli mercatanti, con ciò sia cosa ch'ella è cosa buona e è necessaria, chè i beni terreni sono sparti, quello ch'è qui non è altrove, sì che conviene che .ll'uno dea de' suoi beni a l'altro?». A volere vedere di questa materia, quale è buona mercatantia e quale è vietata, e quando è usata bene o male, questa è bella materia e sottile, e è profondissima, e è distesa mirabilmente. E a ricogliere tutto in somma di ciò che .ssi ne può dire, e ciò che nn'è scritto per li santi e per li libri, potem dire che la mercatantia, ch'è buona da sè, di sua natura, sì può l'uomo farla male e contra Idio, e peccarci quanto da quattro parti: cioè quanto all'opera, quanto a la 'ntenzione, quanto al modo, quanto al venditore e al compratore. Overo potremmo dire meglio e per più bella ordine, cioè che quella è rea mercatantia e da vitiperare, e odiata da Dio e dannata da le Scritture, e è da fuggire, e vietate sono tutte quelle arti e mercatantie, le quali sono congiunte a questi quattro vizii, a tutti o ad alcuno di questi, cioè: al peccato de la simonia, o al peccato de la ingiustizia, al peccato de la inriverenzia, al peccato de l'avarizia. Ogne arte e mercatantia congiunta a questi vizii è vietata e è contra a Dio; e catena di queste quattro ragioni hae tre ragioni, sì che sono in tutto dodici ragioni, per le quali si comprende tutto ciò che .ssi ne dice per le Scritture. Prima quanto al peccato de la simonia, e questo si è in vendere o comperare cose spirituali, però che non si possono vendere, non caggiono sotto prezzo. Degli angeli è chiara che non si possono comperare né vendere; né la sapienzia non si dee vendere, chè .lla vitìperi, né nullo sacramento né messe né paternostri: e qui offendono molto le genti, e le femine specialmente (De le quali cose, perché .nn'è trattato altrove, nollo scrivo qui). Simone mago volle comperare da Sam-Piero lo Spirito Santo per pecunia, quella virtù di fare miracoli, per rivenderlo poscia altrui: fu maladetto da Sam-Piero. E che non si possano comperare né vendere le cose spirituali per prezzo di pecunia, questo è manifesto per molte ragioni, de le quali diciamo una o due e l'altre lasciamo. L'una si è per la nobiltà de' beni e de le cose spirituali, e per la viltà de le cose temporali; l'altra ragione perché quelli non hanno misura, e le cose del mondo sono tutte misurate. Se .ll'uomo compera, sì compera a misura: «Cotanto ti do, e cotanto da' a .mme»; ma i beni del mondo sono misurati, quelli non hanno fine. Un patrenostro non si potrebbe comperare per tutto 'l reame di Francia né per tutto 'l mondo, però che quantunque queste sieno, sì sono misurate, quelle non puoi misurare. E però a dare e vendere una cosa spirituale con una temporale, è maggior follia che chi desse il reame per una pera; maggiore è, imperò che, avegna che il reame sia maggiore, ma pur egli ha misura, e terminata, ma quelli no, quantunque sia minimo. Or vadano ornai a comperare le messe e i paternostri e cotali cose a danari! Il modo come questo si dee fare, però ch'è scritto altrove lasciolo qui, ma tanto diciamo: che quello può fare quella opera per modo di limosina, per virtù di limosina. In modo di virtù, di buona opera ti ne fai degno, che se poi egli dice messa, è più valevole per te. Ecco che disse Cristo: «Unde ememus panem?» [5], cioè i beni spirituali, a dimostrare che da .llui è mestieri che si comperino, non per mezzo di pecunia. E però a mostrare ciò disse: «Unde ememus», quasi dica: nullo tesoro ha virtù di comperarlo, ma còmperasi con altro prezzo, per prezzo d'amore e di fede e di speranza e di devozione. E non solamente non si posson vendere né comperare le cose spirituali
come detto è, ma eziandio quelle che sono congiunte alle spirituali, come
la chiesa, ch'è di pietre, che non si può vendere né comperare bene, né
ordini di calonacato [6] né altro. E in
questo offendono le genti molto, e offéndecisi in tre modi, come scrive
Santo Gregorio: in pecunia, in opera, in lingua, e potremmoci arrogere
nel cuore. In pecunia quando per pecunia comperi queste cose, come molti
per fare il figliuolo piovano o calonaco, o cotali cose, per avere rendita;
e specialmente quando sai che non è degno a quello officio o per età,
o per senno, o per scienzia, o per bontà. Offéndecisi in opere, come quando
servissi ad alcuno co la persona mia, sperando per questo servigio pervenire
a .cciò. Offéndecisi in lingua, quando ne pregassi, o confortassi, o minacciassi,
o in qualunque modo con lingua sudducessi per compiere ciò, come molti
che minacciano: «Se non fai questo a figliuolmo [7],
sarò tuo nemico». Puo' cci offendere in cuore, in mal disiderio, in odio
e in ingiusta volontà. Avem detto già del primo brevissimamente, avello
pur toccato in grosso. Questa è la prima mala mercatantia vietata. Puòccisi offendere ne la misura, quand'io ti debbo dare cotanto panno, o cotanto vino, e io te ne do meno. Queste cose sono toccate brevissime. L'altro modo in che .cci si offende si è ne la lingua, e questo è in quattro modi: per falsità, per bugia, per spergiuro, per dolum. Per falsità quando penso malizia e modo per ingannarti e per farti male; per bugia, quando gli menti e non gli di' la verità; per spergiuro, quando queste cose affermi son saramento [9], acciò che .tti creda meglio; per dolum, cioè quando li parli copertamente, che hai' uno intendimento tu, e egli n'ha un altro, come quando dicessi: «Di questo panno si perde», levandone tu un pelo, e egli intenderebbe che .sse ne perdesse del capitale de' denari che costò. Questo è proprio mentire, sì bene. Or vedete se la cittade è bene tutta intrecciata in queste malaventure! Or che diremo? Or che predicheremo? Predicheremo queste cose per le piazze? Chi .ile vorrebbe udire? Overo che diremo? Condanneremo tutta la cittade, dannerella tutta? Disse il lettore [10]: «Non sono io quegli che .lla voglia giudicare, ma chiunque ha fiore d'intendimento, ben la può vedere in che stato è tutta la cittade comunalmente». Deo gratias. [1] «Portate via questa roba da qui! Smettetela di fare della casa del Padre mio una casa di commercio». [2] L'illustrazione del racconto evangelico. [3] Spacciare. [4] Fare denaro. [5] «Dove compreremo il pane?». [6] Canonicato. [7] Figliolo mio. [8] Lire. [9] Giuramento. [10] Lettore in teologia; vale a dire, lo stesso fra Giordano. |
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