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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > III, 23 | |||||||||
FontiPredicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)a cura di Roberto Rusconi © 1981-2006 – Roberto Rusconi Sezione III - Gli ordini mendicanti e la pastorale ecclesiastica nel basso medioevo23. Utilità delle predicheVerso la metà del secolo XIV il mercante Paolo da Certaldo annota una sorta di «breviario» di vita trecentesca. Non si tratta certo di un'opera originale: vi ricopia proverbi, sentenze, ammonimenti tratti dalla precedente letteratura morale in lingua volgare. Al fondo ne emerge in maniera compiuta la concezione utilitaristica che caratterizza l'atteggiamento religioso del ceto mercantile italiano. Se la salvezza dell'anima è una sorta di incubo che pervade le sue pagine autografe, la fonte che insegna il mezzo per scampare alla dannazione eterna sono proprio le prediche: da esse egli impara come si può guadagnare anche nel fare il bene morale. Tra mercanti e predicatori vi è una sorta di sintonia su una religione «tariffata». Fonte: PAOLO DA CERTALDO, Libro di buoni costumi, a cura di A. Schiaffini, Firenze, Le Monnier, 1945, n. 116, p. 100; n. 296, p. I69. Usa a le chiese spesso e a' predicari, ché molti buoni assempri e costumi v'imparerai; e diviene l'uomo molto savio e avveduto e usante e parlante, in però che vi si dice tutto il bene e 'l male che mai s'è fatto: il bene si dice perché tu il segua, e 'l male si dice perché tu te ne guardi. […] Se vuoli salvare l'anima tua, fa che 'l ben fare avanzi: però che se fosse possibile ch'uno uomo non facesse mai né bene né male, l'anima sua sarebbe dannata a lo 'nferno. E questo pare torto, che un'anima vada a lo 'nferno non facendo male; ma egli è grande ragione ch'ella vada a lo 'nferno, però ch'assai male fa e commette quegli che ninno bene fa: e chi non fa alcuno bene fa assai male, però ch'è ingrato verso Iddio de' benifici ch'egli gli fa in questa vita. Dunque fa' che tu avanzi in ben fare se ti vuoli salvare. |
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