Logo di Reti Medievali 

Didattica

spaceleftMappaCalendarioDidatticaE-BookMemoriaOpen ArchiveRepertorioRivistaspaceright

Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > III, 24

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione III - Gli ordini mendicanti e la pastorale ecclesiastica nel basso medioevo

24. La predicazione clandestina alla fine del '300

Appartenente alla setta dei fraticelli de opinione - un ramo dissidente dell'ordine francescano, che nega la legittimità della gerarchia papale -, Michele Berti da Calci giunge a Firenze nel gennaio 1389 per predicare la quaresima ai seguaci della setta: malgrado il carattere semiclandestino della sua venuta, appare evidente che questi gruppi seguono gli stessi ritmi della vita religiosa e del culto pubblico della chiesa cattolica. Anche il contenuto delle sue prediche non si discosta affatto da quella «pastorale del terrore» che appare il tratto comune della predicazione degli ordini mendicanti. Denunciato all'inquisizione dalle donne devote, che lo hanno trattenuto a Firenze a predicare, viene processato e messo sul rogo il 13 aprile 1389. Il racconto della sua vicenda, in forma di azione drammatica, venne redatto da due compagni di Michele, come testo di propaganda. Riproduciamo l'inizio del Supplizio di fra Michele da Calci.

Fonte: Scrittori di religione del Trecento. Testi originali cit., p. 209 e sgg.


Come per usanza i poveri frati di santo Francesco oggi e per più tempo passato perseguitati per la povertà di Cristo, abitanti nella Marca, mandarono qua a Firenze frate Michele e C. per soddisfare i fedeli da Firenze. E' giùnsoro qua a dì 26 di gennaio 1388 [1]. E la domenica dell'Ulivo [2] di quaresima, il detto frate Michele, avendo sodisfatto ciascuno de' bisogni de l'anime nostre, e benedetto l'ulivo, e dato e mandato a ciascuno, ebbe a dire che pensava che i pòvari nollo astetassero, e che volentieri si partirebbe. Ma da l'altra parte considerando i dì santi che veniano della settimana santa e il dì della santa pasqua, a lui e a molti altri parve si dovesse muovere il dì dopo la pasqua, cioè il lunedì mattina, dì 19 d'aprile MCCCLXXXVIIII. E la mattina della pasqua, comunicate molte persone, sì disse, essendo a l'altare nella parte della confessione, con molte amonizioni in fine, come si partìa l'altra mattina e che non vedea esso, per la parte sua, più a fare nulla, e che l'avessono per scusato, e perdonàssongli sed egli avesse errato, ché non sapea più, con molta umiltà: e prese il comiato da ciascuno.

E il lunedì mattina, in sul dì, essendo per moversi, e già mosso con certi, cominciò a dire frate Michele che non gli dava il cuore di volere andare. E, dopo molte parole, noi la rimettemmo in lui. E diliberò la mattina di non muoversi, ma che arebbe ben caro d'abergare, la sera, fuori della città, per potere la seguente mattina fare una buona levata. E così deliberato e ordinato, ancora non si poté. E in questo intervallo che parve che dovesse essere pur così, certe figliuole di Giuda [3], che s'erano più volte scifate per l'adrieto, instigate dal diavolo con più molta sollicitudine cercavano di confessarsi e di volere la salute de l'anima loro et cetera: sì deliberòe d'andarvi. Et essendo menato alle predette femine, cioè due pinzochere [4] e tre donne vedove, andando per la via, il compagno C. gli disse: - Datemi alcuno modo di parlare con queste donne -. E que' rispuose: - Io dirò ciò che mi verà a bocca; dì tu quello che Dio t'ispira -. E giunto in casa loro, essendo incominciato a parlare, disse: - Io dico con l'apostolo santo Paulo, che dice che ogni cosa che altri ha a fare, ciò è né per aguri né per osservanza di dì, et cetera, ma nel nome di lesu Cristo io incomincio a parlare, e proporrò a voi la parola de santo Evangelio che dice: «Guardatevi da' falsi profeti», et cetera -; e parlò loro molte cose della verità, e dando loro a vedere le innumerabili persecuzioni, che seguitano a chi dirittamente in questo tempo vole seguitare e osservare i comandamenti di Dio e della santa Chiesa, dicendo: - Non credete a noi, ma alle sante Scritture, imperò che, se i santi non ci ingannano, questa è la verità -. E quando ebbe molto favellato loro a terrore de' pericoli di questi tempi, fue pregato e déttogli: - Voi ci avete pronunciato le pene, diteci alcuna cosa del premio -. E quegli non parea che potesse dire altro se non cose da spaventarle, per vedere la loro fermezza; in tanto che, parendone molto spaventate, altro che due voleano venire alla confessione. Ma, essendo pregato dicesse del conforto che ricevono coloro che seguitano la verità, detto quello che intorno a ciò bisogna, attese alle loro confessioni. Le quali, con incredibile tradimento e diaboliche lusinghe, sotto ombra di grande caritade, gl'indussono a stare la sera, perché era restato due di loro a confessarsi, al che, rimagnendo da poi che ebbono cenato, gli misero a parlare di Dio. Le quali, vogliendo mettere in esecuzione il loro tradimento, si studiòrono di tenergli a bada, perché fossono vinti dal sonno, insino valica mezza notte, acciò che poi dormendo non s'avvedessono delli loro andamenti.

[1] Secondo il computo moderno, 1389.

[2] Domenica delle palme e degli olivi, precedente la Pasqua.

[3] Allusione al tradimento di Gesù.

[4] Suore dell'ordine della penitenza o, più in generale, donne devote.

© 2000
Reti Medievali
UpUltimo aggiornamento: 01/03/2006