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Didattica

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione III - Gli ordini mendicanti e la pastorale ecclesiastica nel basso medioevo

37. La predica come sacra rappresentazione

Nel corso della seconda metà del '400, soprattutto presso taluni religiosi molto inclini a superare il limite che separa predicazione e spettacolo, spesso la «predica della Passione», quella tenuta durante la Quaresima il venerdì santo, assume le movenze teatrali della sacra rappresentazione. Dalla raccolta dei sermoni latini del francescano osservante Bernardino Aquilano da Fossa, togliamo un brano trascritto per una predica da tenere nella domenica delle Palme. In questo caso il predicatore, che pure ha steso in latino i vari periodi di congiunzione tra brano e brano, trascrive direttamente in volgare interi brani da pronunciare o da far recitare durante la sua predicazione.

Fonte: C. DE LOLLIS, Ricerche abruzzesi, in «Bullettino dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo», 3, 1887, pp. 81-83. La traduzione delle parti in latino è mia.


E uno dei fanciulli diceva agli altri:


Intendete, o pueri et boni jovencelli,
Quello che vi dico de bon core;
Questo scì dico ad ricchi et poverelli:
Ad Christo fecciamo tucti grande honore,
In excelsis chiamaremo: «Osanna, osanna»,
Portando in mano li rami della palma.


Un altro fanciullo dice:


Benedicto scy, o tu Re de Ysrael,
Lo quale èy venuto nel nome de Dio,
Tu scy chiamato vero Emanuel;
Coscì confexo et ancho chiamo jo.

Osanna aduncha tutti nui chiamamo,
Osanna ad te anco scì gridamo.


Allora uno della folla dice a Gesù, lodato dai fanciulli:


Tu bene intendi quello che costoro
De scì dicono tanto chiaramente.

Nui credevamo che fusci bono oro;
Hora vedemo non è vero niente.

Per tanto, tali laude non odire,
Che altramente jo te ferrò morire.


Un altro scriba [1], rivolgendosi al Cristo con minacce e con derisioni, ed altri, tanto Scribi quanto Giudei e Farisei (e forse costui si chiamava Amalich), che mormorava per far diminuire la devozione nel Cristo, ecc.:


Io te promecto per la fede mia,
Se tu non consenti allo mio parlare,
Dico ad te, figlio de Maria,
Prestamente te farrò pigliare.

Vui scy vedete, quisto è uno joctone [2],
Darremoli morte como ad uno latrone.


Prosegue:


Quello che intendo non vollio sopportare,
Tanto laudare humana creatura;
Figliol de Dio pare te vòi fari,
Et jo vegio scy de nostra natura.

Reprendi adunca chi te dice osanna,
Che altramente la lege te condanna.


Christo risponde alli Pharisey et Scriby:


Dico ad vuj, Scribi, non sopportate
Le mie laude che li pueri cantano,
Sapete bene che sonno prophetate
Non poche cose le quali me laudano.

Per vocca so laudato de fantellj,
Che altramente farriano li lapilli.


Christo piagne sopra Jerusalem dicendo:


O fioro, o fioro, o stella diana,
O patria mia, o citade bella,
Sopra de te verrà vendicta humana;
Piangere me fay, o lucente stella,
Presto serraj tu circundata
Da toi inimici et ad terra buctata.

[1] Dotto ebraico.

[2] Ghiottone.

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Ultimo aggiornamento: 01/03/2006