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Didattica

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione IV - La predicazione evangelica e la Riforma protestante in Italia

5. Ascoltatori attenti e ascoltatori distratti: le prediche di Gerolamo Savonarola secondo uno dei suoi seguaci

Alla predica «del corpo di Cristo», pronunciata da Gerolamo Savonarola il venerdì santo del 1496, assiste anche uno dei suoi più fervidi seguaci, il fiorentino Lorenzo Violi, che la trascrive con assoluta fedeltà e la pubblica a stampa già l'anno successivo: segno di una già avvenuta saldatura tra i due mezzi di comunicazione, predica e stampa. A differenza dell'anonimo devoto, il seguace del frate domenicano riporta in tutta la sua ampiezza la sfavillante «visione» che Savonarola enuncia, in un emozionante e diretto richiamo alla situazione politica fiorentina del momento.

Fonte: Prediche raccolte per Ser Lorenzo Violi da la viva voce del reverendo padre frate Hieronymo da Ferrara giorno per giorno mentre che e' predicava, Firenze, 1497, in ZAFARANA, Per la storia religiosa di Firenze nel Quattrocento cit., pp. 1029-30.


[…] in una pianura grandissima tutta piena di molti huomini e donne di tutte le conditioni del mondo. […] In mezo la pianura uno monticello tutto pieno di fiori e gigli: e in cima del monte uno crucifisso el quale versava sangue rosso e radiava per tutto il mondo. […] Versava anchora in terra abondantissimamente e mi pareva che facessi uno fiume che divideva il mondo in dua parte: e gridava il crucifisso: «Venite ad me omnes». […] Stavo ad vedere e dalla parte sinistra del fiume era Roma con tutti gli christiani: e dalla parte dextra era Hierusalem e tutti e pagani. Radiava il sangue dalla parte dextra e dava nelle fronti di ciascheduno di quelli Mori e pagani; e mi pareva che a tutti facessi una croce rossa nella fronte splendida più che uno rubino; e chome quelli si sentivano segnati correvano ad quello fiume e buttavano via le veste e entravano in quello fiume e beevano di quello sangue e inebriavansi, e poi ne uscivano tutti mansueti e dolci, belli chome angeli. Dalla parte sinistra similmente radiava il sangue. Et vedevo che dava nelle fronti di ciascheduno di qualunque conditione christiano e vedevo maximamente Roma; e nasceva ad ciaschuno una croce rossa nella fronte per li sazi di quello sangue che venivano dal crucifisso; e vedevo che alchuni si mettevano la beretta per coprire la croce, alchuni la mano, alchuni la maschera. Erano diverse maschere, alchune di leone, alcune di lupo, alcune di volpe, alcune altre di diversi animali. Erano quivi in piedi gli predichatori e parevami che clamassino e dicessino: Non udite voi quello che dice: «Venite ad me?» […]; e non volevano udire né levare le maschere né schoprire le croci […], ma correvano ad quelle veste che gl'infedeli havevono lasciate e toglièvanle e mettèvansele indosso. Io sto a vedere che sarà questo et ecco venire lancie spade e bombarde e pestilentia et in questo era decto loro: «Venite al Crucifisso». Ma molti non volevano venire ma correvano alle arme e alle rocche; pure alchuni di questi dalla sinistra che havevano le croci in fronte correvano ad quello fiume e beevano del sangue del Crucifisso e uscivanne chome angeli. E vidine molti di questi della mia ciptà di Firenze e de' mia ciptadini Fiorentini. Et venuta la spada tutti quelli che corsono alle arme e alle rocche chapitarono male, e tutti morti e di poi tutti allo inferno, e rimase pocha gente. Et fummi decto: «Di' al popolo mio che non ci è altro rimedio che il crucifixo e recorrere a cholui il quale dice: "Venite ad me omnes"».

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Ultimo aggiornamento: 01/03/2006