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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > IV, 9 | |||||||||
FontiPredicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)a cura di Roberto Rusconi © 1981-2006 – Roberto Rusconi Sezione IV - La predicazione evangelica e la Riforma protestante in Italia9. Novellieri e decadenza della predicazioneLa novella XII della terza parte della raccolta compilata da Matteo Bandello ci presenta, in chiave narrativa, uno degli episodi più frequenti della predicazione tardo-medievale: la disputa tra predicatori di due diversi ordini su argomenti di teologia o di pietà. Il più discusso fu certamente il tema dell'Immacolata Concezione della Vergine Maria, sostenuta a spada tratta dai francescani e altrettanto aspramente avversata dai domenicani. L'ironia dissacratrice di Bandello — narratore di parte, perché anch'egli domenicano — non può fare dimenticare che l'argomento doveva in qualche modo essere sentito, se le controversie dei predicatori sull'Immacolata Concezione a Ferrara, nel 1482, provocarono una rissa generale. Fonte: M. BANDELLO, Le novelle, a cura di G. Brognoligo, Bari, Laterza, 1910, I, pp. 196-99. Arguta invenzione d'un eccellente predicatore per confutare una grandissima menzogna d'un altro predicatore. […] Sapete tutti che l'ordine nostro [1] ne la materia de la concezione de la gloriosa reina del cielo, la purissima vergine Maria, s'accosta a la autorità de la Sacra Scrittura e dei santi dottori de la chiesa, come dottissimammente ha ricolto il padre generale [2] nel suo libro De la Concezione, ove con più di quattrocento autorità e molte ragioni, così de la divina Scrittura come dei santi dottori, prova la nostra openione esser cattolica. I padri mo' di san Francesco, dico questi moderni, sono d'altra openione. Onde, essendo io assai giovinetto, avvenne che predicando un frate minore in Favenza, che deveva aver studiato la cronica de le fole e la bucolica in cucina sul melone, disse publicamente che un papa per determinar questa controversia ordinò che a Roma l'uno e l'altro ordine facessero i loro capitoli generali e che conducessero i più dotti frati che avessero, a ciò che dinanzi a lui e a tutti i cardinali questa questione si disputasse per farne una autentica determinazione. Diceva adunque questo gran supputatore di tempi che i franceschini condussero il dottor sottile Scotto [3] e i domenichini fra Tomaso d'Acquino [4],ne la cui dottrina molto confidavano. Si venne a la presenza del papa, e disputando questi dui insieme, fece Scotto certi argomenti i quali non seppe lo Acquinate discioglier già mai; onde il papa con i cardinali diede la diffinitiva sentenza contra i frati predicatori. E su questa sua favola disse il frate minore mille pappolate da ignorante com'era. Predicava alora a Favenza nel convento nostro di Sant'Andrea fra Tomaso Donato, patrizio, predicator eloquente, dotto e graziosissimo, il quale per la sua dottrina' e integrità di vita fu fatto patriarca di Venegia [5] e credo che ancora viva. Egli, avendo inteso ciò che il zoccolante aveva il dì de la festa de la Concezione [6] predicato, stette assai dubio di ciò che fosse da fare. Sapeva egli molto bene che quando san Tomaso morì, Scotto ancora non era nato; ma non gli pareva dever portar le croniche in pergamo e col testimonio degli scrittori far parer il zoccolante bugiardo. Tuttavia perciò gli dispiaceva che i favenzini restassero con sì falsa favola in capo; onde si diede a fantasticare e chimerizzare che via tener devesse a confutar sì manifesta menzogna. E più e più modi avendo pensato, caddegli in anima una chimera vie più artificiosa che la bugia del zoccolante, conchiudendo tra sé che erano da usare quelle medesime arme ad espugnare l'avversario, che egli in oppugnare san Tomaso aveva recate in campo. Così deliberò con una ingegnosa e piacevole invenzione, ancora che falsa, di vincer il suo nemico. Tenne adunque modo che per la domenica seguente fosse particolarmente invitata la maggior parte dei cittadini e popolari di Faenza, perché era per dir certe cose meravigliose e di gran piacere. Concorse tutta Favenza la domenica a la predica. Ascese fra Tomaso in pergamo e brevemente espose l'evangelio che il dì correva; poi disse: — Faenzini miei, il giorno passato de la nostra Donna il padre zoccolante predicando, come molti di voi sapete, predicò che in Roma Scotto aveva confuso, disputando, san Tomaso e che il papa circa la Concezione aveva giudicato in favore de la sua religione; il che essendomi riferito, conobbi che egli di gran lunga s'ingannava e che male aveva studiato. Onde mi diedi a voltare e legger le vere croniche, ne le quali tutte le disputazioni già fatte in qual si voglia materia sono registrate, e tanto voltai e lessi che trovai quando Scotto disputò con san Tomaso. Lessi il tutto con sommissima diligenza a parola per parola, e trovai tutto il contrario di ciò che il zoccolante v'ha predicato. Ché in vero pur assai mi meraviglio come egli abbia avuto ardire di predicare sì manifesta bugia in questa vostra magnifica città; ed a ciò che voi sappiate come fu fatto quel conflitto disputatorio, ascoltatemi, ché io vi dirò tutto. Dovete adunque sapere, faenzini miei, che essendo congregati i frati minori e i nostri ai capitoli generali a Roma, e disputando a la presenza del sommo pontefice e cardinali Scotto e san Tomaso, che Scotto a le ragioni e autorità de la Sacra Scrittura, a le determinazioni dei concilii generali ed a l'autorità di tanti solenni e santi dottori che san Tomaso gli allegò, non seppe mai risponder cosa che valesse. E poi che Scotto confuso si taceva, volle il papa che altri frati minori si facessero innanzi. Ma chi sarebbe stato oso, ove Scotto non era bastante a rispondere, di farsi innanzi? Il perché il papa fece loro intendere che, al primo concistoro che faria, voleva pubblicar una bolla in favore de l'ordine predicatore. Non potendo i minori comportar questo, fecero circa trecento d'essi una congiura d'ammazzar il papa, il quale non istava con tanta guardia come oggidì si fa. Entrarono per questo una notte con silenzio in palazzo e giunsero a la camera papale senza esser sentiti. E volendo con suoi contrafatti ferri aprir l'uscio, furono sentiti, e cominciarono i camerieri a gridare: — Ladri, ladri! arme, arme! —. Il papa per l'uscio di dietro si salvò in castello. Corsero molti al romore così soldati come altri, di modo che quei frati quasi tutti furono presi e confessarono che quivi erano iti per ammazzare il papa, onde furono sentenziati a le forche. Fu molto supplicato al papa che non volesse far quella vergogna a tanto ordine; il perché, mosso a pietà, se gli fece venire tutti innanzi e disse loro: — Io vi dono la vita, ma voglio che portiate cinta una fune, a ciò che cascando più in simile misfatto non bisogni cercar corde per impiccarvi. Non toccherete più danari, a ciò non possiate corrompere persona, ché mi pare impossibile che non abbiate corrotto alcuni de' miei. Porterete anco i zoccoli del legno, a ciò siate sentiti quando andate a torno, — ché, faenzini miei, devete sapere che il padre san Francesco non comanda ne la sua regola che non tocchino danari, e meno che portino zoccoli —. Erano alcuni frati minori a questa predica, ai quali voltatosi, fra Tomaso sorridendo disse: — Padri miei, voi avete sentito la mia istoria: andate e dite al vostro predicatore che ogni volta che egli autenticamente mi mostri che mai Scotto non dico disputasse ma vedesse san Tomaso, che io m'obligo fargli veder tutto il contrario di quanto falsamente ha predicato —. Detto questo, fra Tomaso, data la benedizione, smontò di pergamo. Fu per questo sermone appo gli uomini giudiciosi tenuto fra Tomaso, ben che mordacemente avesse morso l'ignoranza del zoccolante, nondimeno l'aveva trattato come l'ignoranza di quello aveva meritato, e scoperta molto garbatamente la pecoraggine e poco intelletto di quello, il quale ne la pignatta de la carne aveva trovato che Scotto era al tempo d'Acquinate, essendo certo che dopo la morte di san Tomaso nacque esso Scotto. Il quale pose ogni studio per impugnar l'opere di san Tomaso; ma venne poi il Capreolo [7] tolosano, che dottissimamente tutti gli argomenti de lo Scotto risolse. Onde è nato ciò che proverbialmente si dice: «Se Scotto non avesse come fanno le prune scottato, il Capreolo non avrebbe come un vivo e snello capretto saltato». [1] Domenicano; l'ordine di Bandello. [2] Vincenzo Bandelli da Castelnuovo Scrivia, maestro generale dei frati predicatori (morto nel 1506). [3] Giovanni Duns Scoto, teologo francescano (morto nel 1308). [4] Tommaso d'Aquino, teologo domenicano canonizzato nel 1323 (morto nel 1274). [5] Dal 1492 al 1504. [6] L'8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione. [7] Giovanni Capreolo (1380-1444), teologo domenicano, nato a Rodez (Francia meridionale). |
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