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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > IV, 10 | |||||||||
FontiPredicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)a cura di Roberto Rusconi © 1981-2006 – Roberto Rusconi Sezione IV - La predicazione evangelica e la Riforma protestante in Italia10. Seguaci di Savonarola e predicatori di imposturaA Firenze, nei due decenni successivi alla morte di Gerolamo Savonarola, compaiono predicatori che si richiamano al suo esempio, ma anche impostori i quali si valgono del credito morale e profetico del frate domenicano per coprire le loro frodi, come un certo monaco Teodoro. L'11 febbraio 1515, nel corso di una cerimonia pubblica viene letto il Processo di don Theodoro monacho che si faceva chiamare papa angelico (e viene diffuso anche a stampa, per assicurare una più ampia conoscenza della condanna). Se la gerarchia ecclesiastica mira chiaramente a gettare discredito, tramite queste figure compromesse, sulla figura stessa del Savonarola, i suoi seguaci reagiscono vivacemente contro questo genere di accostamenti. Fonte: J. SCHNITZER, Quellen und Forschungen zur Geschichte Savonarola s, IV: Savonarola nach den Aufzeichnungen des Florentiners Pietro Parenti, Leipzig, 1910, pp. 305-7 (riprodotto anche in A. PROSPERI, Il monaco Teodoro: note su un processo fiorentino del 1515, in «Critica storica», 12, 1975, pp. 74-75). Frate Theodoro portando habito bianco in mantello et sotto la religione di s. Benedetto predicava in s. Felice in piazza. Era di natione greco, ma nato di fiorentina et in Firenze, homo di non molte lettere, ma di buona lingua et d'ingegno versuto [1]. Prese l'habito della religione [2] la prima volta nel monasterio di s. Miniato fuori delle mure, poi si partì et andò al soldo [3]. Appresso stette con giudei et di nuovo riprese l'habito della religione et ridussesi in sancta Felice predecta. Confessava, diceva messa et predicava sanza licentia di superiore. Et di facto era homo di mala vita, benché nollo mostrassi. Predicando cominciò ad havere credito, maxime dicendo doversi rinnovare la Chiesa. Ripiglava etiam certe propositioni di frate Jeronimo [4] già suto morto qui, come è manifesto, et accatavasi audentia da' suoi ancora seguaci, de' quali reliquie erano restate nella terra. Così seguitando cresceva la sua audentia et elemosene multiplicavano alla chiesa et in effetto s'avea facto credito et riputatione di santità, come la religione nostra facilmente porge. Ultimamente mediante una fanciulletta di bassa qualità et povera, la quale havea preso e' panni della vergine, li facea dire, che havea visioni et da frate Jeronimo et da spiriti, che si rinnoverebbe la chiesa et verrebbe da levante, ponente, mezzodì et septentrione exerciti di barbari et saccheggerebbono Italia et metterebbonla a fuoco et a uccisone. Di poi succederebbe papa angelico [5], del quale ancora è opinione, che debba venire et riformare decta chiesa. Inoltre che lui sarebbe questo papa angelico. Et così andava seminando questo frate tra suoi creduli amici et divoti di molte cose, le quali furono notate da chi qui teneva cura dello stato. Il perché dal vicario dell'arcivescovo lo feciono pigliare et in conclusione examinare. […] Confessò ancora la passata sua vita essere stata iniquissima et havere usato con molte fanciulle et donne et che meritava grandissimo supplicio. Examinossi a lunga qui, che sene dovessi fare. Finalmente presono per partito, che decto frate venissi in sul pergamo di s. Maria del Fiore et quivi di sua bocca confessassi lo errore, presente il popolo. Così fu facto et adì 11 di febraio comparì decto frate in sul pergamo, accompagnato da famigli del bargello [6]. Dipoi s'ordinò, che per parte del vicario et dello inquisitore maestro Gherardo, frate di s. Francesco et conventuale di sancta Croce, leggessi distesamente il suo processo al popolo, el quale lecto, decto frate confermò essere vero, dicendosi degno d'ogni supplicio et che in maledictione havea seminato et in quella era ragionevole che ricoglessi. accomandandossi etc., et chiese perdonanza etc. Questo facto, el frate fu rimenato al vescovado per mandarsi poi a s. Miniato in horrenda prigione, dove a pane et acqua per un tempo sostentassi la vita. Fu advertito el popolo, il quale v'era grandissimo, dal prefato maestro Gherardo, come tal cosa s'era facta, perché lui è facile ad essere ingannato, maxime sotto la coverta della religione, però andassi per l'advenire più asentito, né così facilmente si lasciassi ingannare da tali seduttori. Fece etiam il prefato comandamento per parte dell'arcivescovo, che qualunque persona dicessi d'havere in casa cenere o ossa o denti o effigie o inpronte o altre reliquie di scripture già prohibite del detto frate Jeronimo, le portassi al vicario dello arcivescovo, altrimenti dopo tanti dì s'intenderebbe in colpa et sarebbe gastigato etc. In effetto non si poteva spegnere qui in Firenze la openione della sanctità di frate Jeronimo, el quale ci haveva moltissimi partigiani sì per religione et sì per rispecto dello stato, le quali chose non venendo a proposito del nuovo reggimento erano aspramente, come s'è detto, prohibite. [1] Scaltro, malizioso. [2] Entrò nell'ordine benedettino. [3] Si arruolò come mercenario. [4] Gerolamo Savonarola. [5] In questo periodo è diffusa l'attesa di un papa riformatore, designato dal cielo e così denominato. [6] Funzionario di polizia. |
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