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Didattica

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione IV - La predicazione evangelica e la Riforma protestante in Italia

14. I primi predicatori cappuccini

All'inizio della riforma in senso rigoristico dell'ordine dei frati minori, da cui uscirà il nuovo ordine dei frati cappuccini, vi è la figura di Matteo da Bascio, rappresentato come un predicatore itinerante, una sorta di eremita che gira per le strade e per i villaggi, gridando: «All'inferno i peccatori», ed esortando i suoi ascoltatori a fare penitenza. Quando muore, nel 1552, si cerca di far ratificare il culto popolare tributatogli, con un'indagine sui miracoli a lui attribuiti. A questa iniziativa va ricollegato l'opuscoletto La morte et miracoli del beato fra Matheo da Bassi dell'ordine minoritano et observante della provincia della Marcha Anchonitana, non meno catholica che divota (nella xilografia del frontespizio spicca la frase-chiave della predicazione di Matteo) e un poema in ventisette ottave, con una quartina che funge da ritornello, intitolato La severa riprensione di fra Matheo, che riproduciamo, per mostrare quale fosse la sintesi della sua predicazione itinerante.

Fonte: M. DA POBLADURA, La «Severa riprensione» di fra Matteo da Bascio, in «Archivio italiano per la storia della pietà», 3, 1962, pp. 303-9.


La severa riprensione di fra Matheo, il quale per tutto il mondo andava esclamando, et riprendendo ogni sorte di persone, gridando a l'inferno a l'inferno. Opera nuova et non men catolicha et devota che piacevole et elegante.


A l'inferno, peccatori,
Scelerati, al grande inferno;
Ch'el ben fare havete a scherno,
Ostinati ne gli errori.


Quel che 'l ciel, la terra e l'acque
Ama, cole [1], adora, e teme,
Che per l'huom' ingrato nacque
Ch'era perso e fuor di speme,
Ver di noi s'adira e freme,
Che gli siam cotanto ingrati,
Minacciando i scelerati,
Grida ai tristi e mal fattori:


A l'inferno.


La divina alta potenza,
Santa, giusta, humile e pia,
Non vuol ch'abbi riverenza
Né rispetto ad huom che sia;
Ma chi esclami tutta via,
E riprenda il rio peccato.
E per questo in ogni lato
Vo dicendo a gl'empi cori:


A l'inferno.


A l'inferno chi non serva
Quel ch'Iddio comanda e vuole,
Chi con mente empia e proterva
Non lo crede, adora e cole;
Chi va dietro a sogni e fole,
A malie, a maghi e incanti.
Ne l'inferno tutti quanti,
Ne gl'etterni e gran martori.


A l'inferno.


A l'inferno tu, ribaldo,
Scelerato, iniquo e rio,
Che bestemmi ogn'hor sì caldo
Il Signor tuo dolce Iddio
Che ver tu fu così pio,
Tu ver lui sì erudel sei;
Quel ch'amar e temer dei
Tu 'l bestemmi e dishonori.


A l'inferno.


A l'inferno chi lavora
Ne festivi e santi giorni,
Ch'in quei dì peccando ogn'hora
A Dio fa mill'onte e scorni;
Che ne gli odi ogn'hor soggiorni,
Et occide il suo fratello;
Chi sia crudo, empio e ribello
A suoi dolci genitori.


A l'inferno.


A l'inferno tu che fede
Non osservi alla tua moglie,
Ch'ella fredda e sola siede
E te d'altre il letto accoglie;
Se gli vien poi delle voglie
Qualche volta, ha ben ragione,
Che la sua possessione
Lassi, e poi l'altrui lavori.


A l'inferno.


A l'inferno tu ch'inganni,
Buona donna, il tuo marito,
Che col mal viver l'affanni
E lo fai mostrare a dito,
Pur ch'alcun d'oro fornito
Venghi a te, la porta aperta;
Con la fronte discoperta
Gir mal po (ch'a moglie) fori.


A l'inferno.


A l'inferno quel bestiale
Ch'usa ogn'hor quell'atto brutto
Fuor d'ogn'uso naturale,
E la donna cambia a un putto,
Fia dal ciel arso e distrutto,
O sia agente o paciente,
Huomo, donna et ogni gente,
Ch'ire sì reo vitio dimori.


A l'inferno.


A l'inferno chi possiede
Quel ch'ei sa che suo non è;
Chi sia intento a furti e prede
Non havrà dal ciel merce;
E chi compra e tien per sè
Quel che sa che sia rubbato;
Chi, potendo, aspett'al piato [2]
A pagare i creditori.


A l'inferno.


A l'inferno voi che fate
Ogn'hor falsi giuramenti;
Sempre mai voi mormorate
Delle sante e buone genti;
Non siete ancho pigri e lenti
A 'nfamar ogni persona,
Huomo, donna, o trista o buona,
D'ogn'un dite, detrattori.


A l'inferno.


A l'inferno, o donne rie,
Che la faccia vi lisciate,
Quel ch'Iddio con le sue pie
Mani ha fatto, voi guastate;
E li rizzi [3] ancor portate
E a l'orecchie i bei pendenti;
Gite anchor piene d'unguenti,
Di profummi et vani odori.


A l'inferno.


A l'inferno, dico, o donne,
Che sì altiere ve ne gite
Con superbe e ricche gonne
In carette d'or fornite [4];
E per esser riverite,
Carche andate di rubini,
Di cathene e zibellini
D'oro, perle e gran thesori.


A l'inferno.


A l'inferno, farisei,
Santonacci, hippocritoni,
Che di dentro essendo rei
Fuor volete apparer buoni,
Stando ogn'hora ginocchioni,
E biassando poter noster,
Colli torti, i petti vostri
Cerca sol gl'humani honori.


A l'inferno.


A l'inferno, tavernieri,
Parasiti, ubriachi, ghiotti,
Ch'ogni speme ne taglieri
Posto havete e nelle botti.
A l'inferno e voi corrotti
Da pigritia accidiosi.
A l'inferno, invidiosi
Ne gl'eterni e gravi ardori.


A l'inferno.


A l'inferno, o voi potenti,
Che lo scetro havete in mano,
Ch'affligete gl'innocenti
Et amate il reo profano.
Il Signor che da lontano
Vede pender le bilancie,
Percotendovi le guancie,
Dirà, ingiusti e rei signori:


A l'inferno.


A l'inferno, voi che fate
Del sì no e del no sì;
Che la gente assassinate
E rubbate tutto 'l dì,
Advocati, io dico qui.
Hor a voi, o voi legisti,
O notori, falsi e tristi,
Dico a voi, procuratori:


A l'inferno.


A l'inferno, homicidiali.
Parlo a voi, medici avari,
Ch'a gl'infermi spesso i mali
Prolongate per danari;
Date spesso anchor ripari
Che dormir perpetuo fanno [5]:
Per dui scudi [6] a l'altrui danno
Pronti siete, traditori.


A l'inferno.


A l'inferno voi, mercanti,
Poi che l'oro è 'l vostro Dio;
Per un soldo fate quanti
Spergiur mai trovò l'huom rio;
Volto è sol vostro desio
A l'usure et a gl'inganni.
Dico a voi anchor, tiranni,
Banchier empi, ingannatori:


A l'inferno.


A l'inferno, tu che brammi
Sempre fame e carestia,
Che la pioggia e grandin ami
Per spacciar tua mercantia;
Che scacciarti ognun devria
Del fidel numer christiano,
Poi che compri biade e grano
Per cavarlo a maggio fuori.


A l'inferno.


A l'inferno, cittadino,
Ch'assassini, rubi e scanni
Il tuo pover contadino,
Che per te sempre è in affanni.
A l'inferno e tu ch'inganni,
Villan tristo, il tuo padrone.
Se non rubbi, empio ghiottone,
Ti par perder li sudori.


A l'inferno.


A l'inferno, o artigiani,
Che rubate in le vostre arti.
Tu, mugnaio, ch'ai le mani
A unzin, ti fai le parti;
Come mai pensi salvarti,
Anchor tu, fornaio ingiusto,

Ch'el pan fai malcotto e a giusto
Peso mai non lo lavori?


A l'inferno.


A l'inferno, o sarto tristo,
Che s'innanzi hai ben del panno,
Se non fai d'un braccio [7] acquisto,
Non stai bene in tutto l'anno.
Ma i tuoi furti si vedranno
Tutti poi dinanzi a Dio,
Dove al vitio iniquo e rio
Non varanno intercessori.


A l'inferno.


A l'inferno, iniqui hostieri,
Che vendete acqua per vino;
Che rubate i forestieri,
Ingannando ancho 'l vicino,
Se pagar si de' un quattrino [8],
Ne volete sette e otto;
Ma vi fia pagato il scotto
Meglio poi da gl'alti chori.


A l'inferno.


A l'inferno chi fa male
Con pensier poi d'emendarsi
Quando sia poi vecchio e frale,
Ch'ei non possa al vitio darsi.
Saranno ancho strutti et arsi
Quei ch'an l'animo a mal fare;
Chi non pecca vuol peccare,
Baratieri [9] e giocatori.


A l'inferno.


Alla gloria, al paradiso,
Fra gli spirti eletti in cielo,
Tutti quei che terran fiso
Gl'occhi in Dio con puro zelo;
Quei che contro al mortai gielo
S'armeran di caritade.
Quei ch'avran d'altrui pietade
Goderan gl'eterni honori.


A l'inferno.


Alla gloria, al paradiso,
Nel celeste e santo regno
Chi da vitií fia diviso
Et havrà di virtù il segno;
Chi ad alcun non terrà sdegno,
Perdonando al suo nemico;
Quei ch'al povero mendico
Largiran de suoi thesori.


A l'inferno, peccatori.


Faccia bene dunque ciascuno
Che vuol ire in paradiso,
E dal mal guardisi ognuno
Ch'in l'inferno e sia conquiso,
Perché Dio con lieto viso
Premia e buoni, e rei minaccia;
Gli è ben pio, ma poi discaccia,
Come giusto, i mal fattori.


A l'inferno, peccatori;
Scelerati, al grande inferno,
Ch'el ben far havete a scherno,
Ostinati ne gli errori.

[1] Latinismo per onora, venera.

[2] Lite giudiziaria.

[3] Riccioli.

[4] Ricoperte d'oro a carrettate.

[5] Medicine che invece di guarire provocano la morte.

[6] Monete su cui è impresso uno scudo araldico, coniate a partire dal XVI secolo. In genere, grossa moneta d'oro o d'argento.

[7] Unità di misura lineare.

[8] Piccola moneta del valore di 4 denari.

[9] Coloro che tengono il banco di gioco.

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Ultimo aggiornamento: 01/03/2006