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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > IV, 25 | |||||||||
FontiPredicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)a cura di Roberto Rusconi © 1981-2006 – Roberto Rusconi Sezione IV - La predicazione evangelica e la Riforma protestante in Italia25. Le questioni che non debbono essere predicate al popoloLa vicenda suscitata dalla predicazione quaresimale senese di frate Agostino da Treviso (doc. 24) apre un intenso dibattito negli ambienti dell'Evangelismo italiano: temi come il libero arbitrio e la predestinazione, proprio perché immediatamente attinenti al problema della salvezza dell'anima, non riguardano solo la sensibilità religiosa dei predicatori. In questo dibattito epistolare intervengono personaggi come Gaspare Contarini [1], Tullio Crispoldi [2], Lattanzio Tolomei [3], Marcantonio Flaminio [4], Girolamo Seripando [5], Girolamo Fracastoro [6]. Particolarmente importante è una lettera di G. Contarini, di cui egli annuncia la redazione il 19 gennaio 1538 al cardinale Ercole Gonzaga: in essa emerge con chiarezza come, anche negli ambienti favorevoli alla riforma ecclesiastica, non si sia disposti a far uscire la discussione teologica, anche spregiudicata, da una ristretta élite ecclesiastica. Al popolo, quindi, non se ne deve predicare. Fonte: A. STELLA, La lettera del cardinale Contarini sulla predestinazione, in «Rivista di storia della chiesa in Italia», 15, 1961, pp. 420, 427-28, 441. Io farò scrivere quella mia cosa che io scrissi et la manderò; Vostra Signoria potrà poi mandarla al rev. episcopo di Verona [7]: è una letera vulgare assai longa scrita a Siena a messer Lattantio in risposta di una sua, per la quale mi significò essere in quella cità grande moto concitato da alcuni predicatori li quali havevano predicato del libero arbitrio, della predestinatione, onde havevano fatto gran confusione havendo posto in capo a molti che la salute et la dannatione fusseno necessarie et non contingente, et però che si poteva fare male et compiacersi suo modo. Mi scrisse cum gran passione, io li risposi cum adfecto. […] Hor, magnifico mio messer Lactantio, per venire alla prima parte proposta da me nel principio di questo mio ragionamento, perché lutherani hanno detto, mossi da superbia, cum certe propositione paradoxe, che il nostro arbitrio non è libero, ma servo, che Dio ha comandato nella lege cose impossibili et altre simili propositioni tendenti alla doctrina vera christiana explicata di sopra, si sono levati alcuni li quali dicono essere persecutori de luterani et defensori della verità catholica, et subito che senteno predicare al populo della debilità nostra, della infirmità del libero arbitrio, della gratia, della fede in Christo, si levano e dicono questa doctrina essere lutherana, vogliono defendere il libero arbitrio et a poco a poco inalzano l'homo et abasano la gratia di Christo, et de catholici si fanno pellagiani et dano impedimento alla propagatione della substantia della religione christiana, pongono mille scandoli nel populo et mille scissure. […] Io voglio far fine con queste due linee: exhortate questi vostri et nostri carissimi cittadini che dalla sua città scacino queste due sorti de doctrine superbe et diaboliche, et che cerchino contra li primi che sia exaltata quanto si può la gratia di Christo et la fede in esso et sia abassata quanto si può la confidentia in noi nelle opere, nel sapere, nel arbitrio nostro; contra la secunda, che non si predichi al populo queste questioni de predestinatione et prescientia Dei, maxime a questo modo che induce li homeni a pazzia aperta, ma se a qualche proposito le tocchino che le voltino poi a quel fruto et intentione di sopra detta, et non a subversione del populo. [1] Patrizio veneziano, cardinale (morto nel 1542). [2] Cfr. p. 248, nota 1. [3] Patrizio senese. [4] Umanista (morto nel 1550). [5] Priore generale degli eremiti agostiniani (morto nel 1563). [6] Scienziato e letterato (morto nel 1553). [7] Cioè G. M. Giberti. |
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