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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > IV, 35

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione IV - La predicazione evangelica e la Riforma protestante in Italia

35. La predicazione criptoriformata prima del concilio di Trento

Nel 1551 il canonico regolare Giovanni Francesco da Bagnacavallo, dopo aver predicato con grande successo di pubblico a Ferrara, Reggio Emilia, Piacenza, Gubbio, Roma, predica la Quaresima a Modena. Il 17 febbraio riceve una lettera di ammonimento da parte di frate Domenico da Imola, vicario del vescovo, Foscarini, in cui lo si accusa esplicitamente di patrocinare le idee «lutherane». Il che, in questo caso almeno, corrisponde al vero: a questa data silenzi e ambiguità non sono più segno di incertezza o di prudenza, ma sono ormai tattica di propaganda dei predicatori riformati.

Fonte: A. ROTONDÒ, Atteggiamenti della vita morale italiana del Cinquecento. La pratica nicodemitica, in «Rivista storica italiana», 79, 1967, p. 1019.


Che cosa è questa che con le proprie orecchie ho udito da te, fratello carissimo? Come hai potuto in un loco [1] così manifesto de la Scrittura fondare la doctrina falsa et magnificarla? Almeno havesse tua paternità expectato tempo et loco apto a ciò. Ma, ne la chiara luce offendendo, che si può pensare che faccia in la obscuritate? Veramente io mi credea che, havendo occasione et causa de exaltare le opere, mai dovesse deprimerle a torto come ha facto; et per discendere al particolare, havendo assumpta tua paternitate quella auctoritate de lo Apocalisse al XX [capitolo], «Et iudicati sunt mortui [2]», chi è così ciecho che, in un loco così manifesto de la Scriptura fondato nella ragione naturale, che ha tanti capi da defendere se è tractato et è tanto laudevole a tractare, non cognosca che tua paternità, tacendo e sotto specie di esponerlo stracciandolo et imbratandolo, non cognosca o la ignorantia tua o la affectione a la sola fede senza le opere [3]? […] Io non mi posso dar pace de questo tuo ragionamento dicto et facto cum tanta animadversione [4], dicendo: «Non dite poi ch'el predicatore habia dicto male. Io dico quello che dice s. Giovanni». Perché non disse tua Paternità che saremo iudicati secondo le opere, come chiaramente dice s. Giovanni? Et perché volse glosare [5] questa auctoritate, la quale non è glosata da niuno dottore cattolico, et quella che è glosata da tutti non volse glosare? Senonché o non ha studiato la tua paternità li dottori cattolici, overo se li ha studiati li è più piaciuti li lutherani, li quali tutti dicono come ha detto quella.

[1] Passo, versetto biblico.

[2] «E i morti furono giudicati».

[3] La dottrina luterana della giustificazione.

[4] Latinismo per «critica puntigliosa».

[5] Glossare, commentare.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2006