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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > IV, 36 | |||||||||
FontiPredicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)a cura di Roberto Rusconi © 1981-2006 – Roberto Rusconi Sezione IV - La predicazione evangelica e la Riforma protestante in Italia36. La predicazione degli anabattistiIl 17 ottobre 1551 il sacerdote marchigiano Pietro Manelfi si presenta spontaneamente all'inquisitore di Bologna, il domenicano Leandro Alberti, e denuncia tutti gli italiani appartenenti alla setta protestante degli anabattisti [1]. L'inquisizione riesce così a stroncare il movimento. Nel suo «costituto» (o confessione) del 13 novembre ci racconta come gli anabattisti predicavano alle loro riunioni segrete e come, alla fine del loro «concilio» veneziano, avessero deciso di inviare predicatori in tutta Italia. Fonte: C. GINZBURG, I costituti di don Pietro Manelfi, Firenze, Sansoni - Chicago, Newberry Library, 1970, pp. 66-67. Noi si congregavamo quasi ogni giorno hora in questo hora in quello alloggiamento per non essere scoperti: et prima faccevamo la nostra oratione il pater nostro volgare, poi uno di noi diceva: «Fratelli, chi ha il dono della parola proponga, ragioni ad edificatione et resolutione di quello per cui siamo quivi ragunati», et così di giorno in giorno raccogliesimo tutte le openioni che ho confessate nella mia confessione, tenendo ancora tutte l'openioni antique de anabattisti, et particolarmente quella de magistrati detta di sopra. Vero è che la prima volta che si congregassimo che io ragionai da poi l'oratione proponendo il dubio della incarnatione del signor Giesu Christo, dicendo che quivi eravamo ragunati per non andare alla ciecca di questo nostro maestro Christo, ma per rissolversi se era solo huomo generato di seme o pur Dio concetto di Spirito Santo. Et nel successo di tempo se rissolse quanto ho confessato, et finiti quaranta giorni raccogliessimo tutta la dottrina et concludessimo che si pubblicasse a tutte le giesie, et così ognuno fu licentiato con la dottrina determinata. Et in Venetia nel tempo di detto concilio faccessimo la cena [2] al modo sudetto insieme da tre volte in circa. Et tutti ch'eravamo ivi congregati eravamo episcopi di detta giesa, l'officio de quali è predicare la parola et constituire ministri [3] nelle giese andando sempre attorno, et si chiamano vescovi apostoli, fra quali uno ero io, Nicola da Terviso, Ticiano et Ioseph, li quali da poi detto concilio andorno attorno, et hora va ancora Marc'Antonio d'Asolo, messer Paolo da Terviso, messer Ioseph da Vicenza, Hieronimo Speranza da Vicenza, maestro Bartholomeo da Padova pianellaro, maestro Iacometto da Terviso sarto, et altri che hora non mi ricorda il nome, li quali sempre vanno attorno visitando le giese, disseminando questa dottrina, faccendo novi ministri et simil cose pertinente all'augumento di questa dottrina. [1] La denominazione deriva dalla pratica di amministrare il battesimo agli adulti (e talora di ribattezzarli). [2] Celebrazione della messa e della eucaristia. [3] Cioè, ministri del culto anabattisti. |
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