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Didattica |
FontiPredicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)a cura di Roberto Rusconi © 1981-2006 – Roberto Rusconi Sezione IV - La predicazione evangelica e la Riforma protestante in Italia37. La crisi della predicazione clandestina dei riformatiNella lettera che Celso Martinengo, divenuto pastore calvinista della comunità italiana di Ginevra, indirizza nell'aprile 1554 al carmelitano Angelo Castiglioni, emerge con chiarezza in che modo, nei dodici anni successivi alla fuga di Ochino ed alla creazione del Sant'Uffizio, la situazione dei predicatori italiani fosse profondamente mutata: i seguaci dell'Evangelismo italiano erano stati posti di fronte al problema di una scelta radicale, la condanna o l'esilio. Nella tipica forzatura di chi ha scelto l'esilio, Celso Martinengo vede nell'atteggiamento passato solo un elemento di mascheratura e di difesa. Fonte: A. PASCAL, Una breve polemica tra il riformatore Celso Martinengo e fra Angelo Castiglioni da Genova, in «Bollettino della Società di Studi valdesi», 35, settembre 1915, pp. 83-84. I predicatori d'Italia, de' quali io sono stato uno un pezzo, vivon in quello errore pensando esser iscusati per questi due rispetti: l'uno che giovino al fratello in quel stato; l'altro che, sebben non dicano la negativa, almeno insistano nell'affermativa. Quanto al primo maledetta sia quella carità che distrugge la fede. […] Quanto al secondo, dico che fu ben un tempo che già i nemici nostri ce 'l concessono, ma ora non già, perché ci darono il tema: laonde questo diverticolo e sotterfugio è cessato, né vi resta altro se non che gli uomini vi restino rivolti e ritenuti o dalla comodità o dall'ambizione. |
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Ultimo aggiornamento: 01/03/2006 |