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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > V, Nota bibliografica | |||||||||
FontiPredicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)a cura di Roberto Rusconi © 1981-2006 – Roberto Rusconi Sezione V - La Controriforma e il concilio di TrentoNota bibliograficaL'unica trattazione di carattere generale, relativa alla predicazione in Italia nel periodo successivo al concilio di Trento, è l'opera assolutamente superata di E. SANTINI, L'eloquenza italiana dal concilio tridentino ai nostri giorni, I: Gli oratori sacri, Palermo, Sàndron, 1923; dello stesso autore ricordo l'aggiornamento Precisazioni e aggiunte sulla sacra predicazione nel secolo XVII, in «Studi seicenteschi», 1, 1960, pp. 1-14. Più importanti, invece, perché aprono nuove prospettive di indagine sulla predicazione della Controriforma e del Barocco, sono i contributi di G. POZZI DA LOCARNO: Saggio sullo stile dell'oratoria sacra nel Seicento esemplificato sul P. Emanuele Orchi, Roma, Istituto storico cappuccino, 1954; Intorno alla predicazione del Panigarola, in AA.VV., Problemi di vita religiosa in Italia nel Cinquecento, Padova, Antenore, 1960, pp. 315-22; Introduzione, in G.B. MARINO, Dicerie sacre e La strage de gl'Innocenti, Torino, Einaudi, 1960. La migliore introduzione ai problemi di questo periodo, per informazioni e qualità, resta H. JEDIN, Storia del Concilio di Trento, I-IV, trad. it. Brescia, Morcelliana, 1949-1979 (ed. originale Freiburg. i. Br., Herder, 1949 e sgg.). Una folta documentazione è contenuta nei volumi, francamente superati, perché eccessivamente apologetici delle posizioni cattoliche, di P. TACCHI VENTURI, Storia della Compagnia di Gesù in Italia, I-1: La vita religiosa in Italia durante la prima età della Compagnia di Gesù, Roma, Ed. «La civiltà cattolica», 1950² (1ª edizione ivi, 1930); I-2: Documenti, ivi, 1950² (1ª edizione ivi, 1930); II-1: Dalla nascita del fondatore alla solenne approvazione dell'ordine (1491-1540), ivi, 1950² (1ª edizione ivi, 1921); II-2: Dalla solenne approvazione dell'ordine alla morte del fondatore (1540-1556), ivi, 1951. Decisamente più moderni nell'impostazione e più utili per un approccio ai problemi della storia religiosa in Italia nel '500 sono i successivi volumi di M. SCADUTO, Storia della Compagnia di Gesù in Italia, III: L'epoca di Giacomo Lainez (1556-1565), Il governo; IV: L'epoca di Giacomo Lainez (1556-1565). L'azione, Roma, Edizioni «La civiltà cattolica», 1964 e 1974. Lo stesso autore ha pubblicato alcuni saggi, il cui argomento si riferisce direttamente alla predicazione dei gesuiti nel secolo XVI: Tra Inquisitori e Riformati. Le missioni dei Gesuiti tra i Valdesi della Calabria e delle Puglie, in «Archivum historicum Societatis Jesu», 15, 1946, pp. 1-76; Le missioni di A. Possevino in Piemonte. Propaganda calvinista e restaurazione cattolica, 1560-1563, ivi, 28, 1959, pp. 51-191; La strada e i primi gesuiti, ivi, 40, 1971, pp. 323-90. Sulle missioni popolari, iniziate dai gesuiti dalla metà del '500 e proseguite anche con l'apporto di altri ordini, una prima impostazione del problema si trova in C. FARALLI, Le missioni dei Gesuiti in Italia (secc. XVI-XVII): problemi di una ricerca in corso, in «Bollettino della Società di Studi valdesi», 96, 1975, n. 138, pp. 97-116. Per le missioni nel '500 in una particolare area, si veda A. PASTORE, Nella Valtellina del tardo Cinquecento: fede, cultura, società, Milano, Sugar, 1975, pp. 159-86. La documentazione sulla repressione anti-protestante in Italia, molto ampia, si può ritrovare in numerosi studi già citati nella nota bibliografica alla quarta sezione. Ricordiamo qui solo le raccolte più ampie: B. FONTANA, Documenti vaticani contro l'eresia luterana in Italia, in «Archivio della R. Società romana di storia patria», 15, 1892, pp. 71-165 e 365-474; P. PICCOLOMINI, Documenti vaticani sull'eresia a Siena durante il secolo XVI, in «Bullettino senese di storia patria», 15, 1908, pp. 187-305; TACCHI VENTURI, Storia della Compagnia di Gesù in Italia cit., I-2, app. III: Documenti sopra la propaganda luterana in Italia, pp. 115-76; P. PASCHINI, Venezia e l'inquisizione romana da Giulio III a Pio V, Padova, Antenore, 1959; ID., Eresia e riforma cattolica al confine orientale d'Italia, Roma, Pontificia Università del Laterano, 1951; L. DE BIASIO, L'eresia protestante in Friuli nella seconda metà del secolo XVI, in «Memorie storiche forogiuliesi», 52, 1972, pp. 71-154. Il dibattito sul problema della predicazione al concilio di Trento è stato studiato in maniera approfondita da G. ALBERIGO, I vescovi italiani al Concilio di Trento (1545-1547), Firenze, Sansoni, 1959. Per la predicazione dei vescovi nel periodo post-tridentino, un esempio importante è illustrato in P. PRODI, Il cardinale Gabriele Paleotti (1522-1597), Roma, Edizioni di «Storia e letteratura», 1967, II, cap. IX, pp. 75-136. Per Carlo Borromeo e la predicazione si hanno solo due studi specifici, molto vecchi: A. NOVELLI, S. Carlo Borromeo oratore sacro, in «La scuola cattolica», 38, 1910, pp. 108-36; F. BARBIERI, La riforma dell'eloquenza sacra in Lombardia operata da S. Carlo Borromeo, in «Archivio storico lombardo», 38, 1911, pp. 231-62; ad essi si può aggiungere: C. MARCORA, La «Sylva pastoralis» di S. Carlo Borromeo, in «Memorie storiche della diocesi di Milano», 12, 1965, pp. 13-98; R. MOLS, S. Carlo Borromeo, pioniere della pastorale moderna, in «Ambrosius», 5, 1961. Data l'importanza del personaggio come modello per i vescovi italiani nell'attuazione del concilio di Trento, anche nel campo della predicazione, è utile vedere anche alcuni studi di carattere generale, a cominciare dal breve profilo, con ampia bibliografia, di H. JEDIN, Carlo Borromeo, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1971. Per i legami delle concezioni pastorali di Carlo Borromeo con le iniziative del vescovo di Verona, Gian Matteo Giberti, si veda E. CATTANEO, Influenze veronesi nella legislazione di S. Carlo Borromeo, in AA.VV., Problemi di vita religiosa in Italia nel Cinquecento cit., pp. 123-66. Al parroco, cui i decreti tridentini vogliono affidare in prima persona il compito di predicare ai fedeli, è dedicato il lavoro di G. G. MEERSSEMAN, Il tipo ideale di parroco secondo la riforma tridentina nelle sue fonti letterarie, in AA.VV., Il Concilio di Trento e la riforma tridentina, Roma - Fribourg (Suisse), Herder, 1965, I, pp. 27-44; elementi interessanti al proposito anche in C. MARCORA, Un trattato «De officio parrochi» scritto a Milano per S. Carlo, in «Memorie storiche della diocesi di Milano», 13, 1966, pp. 9-46. Lo studio dei sussidi peri predicatori non è stato affrontato, per l'età moderna, in maniera così ampia e diffusa, come è accaduto per l'età medievale e in particolare per il sermo modernus. Una prima indicazione di questa letteratura vastissima — utile soprattutto sul piano meramente bibliografico — si può trovare in G. CACCIATORE, Le maniere letterarie del Seicento religioso, e La letteratura degli «exempla», in SANT'ALFONSO M. DE LIGUORI, Opere ascetiche: Introduzione generale, a cura di O. Gregorio, G. Cacciatore, D. Capone, Roma, Edizioni di «Storia e letteratura», 1960. no. 157-80, 239-83. |
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