Logo di Reti Medievali 

Didattica

spaceleftMappaCalendarioDidatticaE-BookMemoriaOpen ArchiveRepertorioRivistaspaceright

Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > V, 2

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione V - La Controriforma e il concilio di Trento

2. Agli albori della Controriforma

Il 4 ottobre 1532 il cardinale Gian Pietro Carafa (che diverrà papa con il nome di Paolo IV nel 1555) indirizza a Clemente VII un memoriale De haeresi reprimenda et ecclesia reformanda. Dal titolo stesso emerge il carattere fondamentale dell'atteggiamento controriformistico: la restaurazione disciplinare e la repressione dei fermenti eterodossi sono l'unica via per la riforma ecclesiastica. Nel memoriale, in materia di predicazione vengono già affacciate le proposte che troveranno organica realizzazione solo dieci anni dopo, con la istituzione del Sant'Uffizio: un attento esame dei predicatori e dei confessori, e una punizione inflessibile di coloro che vengono trovati in difetto, vuoi per sospetto di eresia vuoi per semplice incapacità e ignoranza.

Fonte: Concilium Tridentinum. Diariorum, actorum, epistularum, tractatuum nova collectio, XII: Tractatuum pars prior, Freiburg i. Br., Görresgesellschaft, 1961, p. 69.


Et perché la peste della heresia si sol introdur o per le prediche e libri hereticali o per la lunga habituatione nella mala et dissoluta vita, de la quale facilmente si vene alla heresia, par che Sua Santità potrìa far in ciò una santa honesta et utile provisione, de la quale mi ricordo già tre o quattro anni haverne in parte acennato a Sua Santità, et è questa, che Sua Santità comandasse qui al patriarcha et altrove a gli altri ordinarii, aggiongendoli qualche persone religiose et approbate, et che insieme debiano examinare diligentemente tutti coloro che si hanno a mettere nel exercitio del predicar o de l'audire le confessioni, et informarse non solo della loro sufficientia et gratia, ma in primis della vita et fama et della catholica opinione: e quelli che per loro fossero approbati et da loro expressamente a ciò licentiati, soli potessero exercitar detti officii, et non altri, senza exiger però per detta examina o licentia nulla sorta di pecunia o altra angaria. Et se forsi coloro che non hanno l'occhio spirituale, ma solo il carnale, s'opponessero a Sua Santità per impedir questo gran bene, certo Sua Santità lor deverìa metter silentio, perché invero non sanno ciò che si dicano. Et quanto alli privileggi de le religioni [1], non si derogano per ciò che Sua Santità per l'imminente necessità provega a quel che è tenuta, ma se dicessero che li generali de li ordini possono in ciò provedere: O bella provisione e beato chi la aspetta! Voi potete informar Sua Santità de la verità di che di ciò sapete, ma forsi altri, che saran più timidi ubi non est timor, dirano che gli frati ribaldi et inhabili che si vederano sospesi da la predica e da la audentia de le confessioni, donde si procaciavano el viver, si desperarano et apostatarano e diventarano heretici; non posso per gran nausea risponder a tanta vilissima et indignissima proposta, per non dir stultissima, perché certo con la medesima rasone o più tosto irrationabilissima viltà si bisogneria cessar da infiniti altri officii pastorali. Ma anchora, se ci fusse qualche altra contraditione, che non paresse tanto dishonesta di chi volesse dire, che per la sopradetta provisione restarìa poco numero di predicatori et confessori approbati. Et Dio facesse che non ce ne fusser tanti, purché fusser boni. Tamen non si intende, che li sopradetti examinatori deputandi da Sua Santità dovessero resecare la cosa così ad vivum, che non si contentassero di quelli che pro loco et tempore potessero restar, purché fussero catholici et mediocramente atti a lor officio. Da qua seguitaria che statim li animi di tutto il popolo di boni fedeli mirabilmente si confortarìano, parendo loro che Sua Santità veramente vigilasse super gregem suum, et li heretici non haveriano di che mormorare, et tutti li frati di qualunque sorte si sforzarìano di componersi et nella vita et nella dottrina per non esser reprobati; ma in effetto ne seguirìa frutto grandissimo, perché lassando la importantia di predicatori come cosa troppo manifesta, quella anchora de li confessori non sol non è minore, ma tanto magior, quanto più occulta et più commune: et dove il mal non si sente né si vede, si non dapoi il fatto, et ogni da poco et vil persona si mette a farlo, talché non per fabola né per hyperbole, ma asseverentemente mi è stato più volte detto che in alcuni monasterii di conventuali alcuni fratini non sacerdoti si metteno tal volta ad audire le confessioni per robbar quelli pochi soldi [2]. Tacio delli scandoli del revelar le confessioni et del dar licentia di perseverare in peccati mortalissimi et in mille excommunicationi papale, le quali hormai solo per causa de li confessori sono venute in vilissimo disprezzo et in deriso.

[1] Cioè i privilegi degli ordini religiosi.

[2] Allusione ai sacerdoti che si facevano dare offerte per amministrare i sacramenti.

© 2000
Reti Medievali
UpUltimo aggiornamento: 01/03/2006