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Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione V - La Controriforma e il concilio di Trento

5. Repressione politica della predicazione riformata

Alfonso d'Avalos d'Aquino, marchese del Vasto, governatore militare e civile del dominio spagnolo di Milano, nel 1541 scrive direttamente a papa Paolo III una lettera, ridondante di spagnolismo, per deplorare una certa inerzia della gerarchia cattolica nei confronti dei predicatori sospetti. Con l'instaurazione del predominio politico spagnolo nella penisola le autorità civili divengono molto più zelanti nel promuovere la caccia a questi predicatori. Questo zelo si spiega con il progressivo accentramento istituzionale che caratterizza lo stato moderno e che ha come corrispettivo anche il coercitivo unanimismo religioso.

Fonte: TACCHI VENTURI, Storia della Compagnia di Gesù in Italia, I-2: Documenti cit., pp. 127-29.


Beatissimo et Santissimo Padre.


Per la mala dottrina di doi Frati Heremitani et un'altro delli Minori Conventuali, che alla prossima [1] quadragesima predicavano in alcune città di questo Stato et per le loro camere poi appartatamente andavano imprimendo de la falsità negli animi di molte persone, è successo che alcuni eran talmente rimasti infetti di heresia, che non solamente ardivano a parlarne in publico, ma a disputarne anchora con obstinatione. De la qual cosa, havuto notitia assai più tardi di quel che harei desiderato, poi che già li frati auttori d'ogni male eran fugiti via, dubitandomi che nel Stato non se augumentassi tal veneno, como intendo haver fatto in alcune città de Italia, astretto dal'honor de Dio et da la satisfatione et servitio de la Santità Vostra et di sua Maestà (ai quali so non esser, se non sopra ogn'altra cosa molestissimo che simili casi occorrano in la christianità, maxime a lor tempi et in Italia), posi ogni diligentia possibile in far perseguitar quelli temerarij che spargevano il mal seme raccolto da la malvagità de detti frati, tal che se n'hebbero alcuni, et fattogli consignar a l'inquisitore, procedendosi secondo li canoni, tutti hanno dimandato penitentia. Et così parte di loro, como giovani, mossi più presto da leggerezza che di altro, è parso al detto inquisitor da condenargli alle carcere a tempo, altri, como più gravati, a carcere perpetuo, pena, a mio giuditio, non assai degna dell'error loro. Onde ho declarato il carcere essere più conveniente commutarsi a la galera [2], ove non haranno la fuga facile, et serviranno pur a Nostro Signor Dio in recompensa delle offese fatte a sua divina Maestà.

Dapoi, per la captura et pena de questi, essendosi molti absentati, parvemi dover essere grato a Dio et così permesi al inquisitore che facessi un editto che, se alcuno de quelli che erano stati in errore, non trovandosi sino al'hora denunciati, spontaneamente venessero a penitentia, si accetterebbero secretamente dal detto inquisitore; per il che molti ne sonno ritornati, o almeno han dimostrato di ritornar al vero lume con segni di bona contritione. Fecesi parimenti avertire tutti li priori de Heremitani et Minori Conventuali del Stato che non permettessero alcuno in gli loro monasteri parlare né disputare sopra dottrina aliena da la fede catholica, altrimenti se gli torriano i loro monasteri, et si darebbono ad altri religiosi di meglior vita. Con tutto ciò s'intende ogn'hora più l'infettion propagarsi; et avenga ch'io non cessi di pensar continuo in qual modo si potessi del tutto eradicare di questo Stato, fra l'altre cause delle quali per aventura può ricevere augumento, potria esser, al parer mio, la potissima [3] et principal il vedersi gli heretici permesso da la santa Chiesa, che, essendo colti nel error loro et condotti in potere della giustitia, quella gli habbi da esser ministrata da ecclesiastici, l'auttorità de' quali si vede assai debile, quando le persone non sono totalmente relapse [4]; onde, assicurandosi per la prima volta della vita, ardiscono quello, ch'io tengo per certo che non farebbero, se, subito che fusser presi, havessero da temere, oltre la pena eterna, anchora la temporale.

Et quando dagli antiqui pontefici fu dato l'ordine così mite alle pene delli heretici, mi vo imaginando che forse la pravità loro non havea, come hora, il fondamento così largo et diffuso in tante parti del mondo, né il pericolo allo Stato, et ecclesiastico et temporale, era tanto iminente et manifesto, como per la molta copia di perfidi christiani in questi nostri tempi si dimostra.

Perciò, quando Vostra Santità fossi servita che in questo dominio, con l'intervento delli giudici ecclesiastici ordinarij, potessi io, senza aspettare altro relapso, fare castigare il primo error di heretici corporalmente, secondo la qualità delli casi et delle persone, et così clerici como layci, sarìa talvolta espediente assai atto a refrenare tanta temerità.

Supplico donque humilmente a Vostra Beatitudine, parendole così essere servito di Dio et bene alla christiana religione, comandi che mi si dia aviso de la sua voluntà, ch'io le prometto, come christiano obedientissimo et humil suo servo, ponerci il maggior studio et diligentia che si possa. Et attalché la Santità Vostra intenda li capi nei quali erravano alcuni di costoro, che forno presi, non erano se non circa i principali articoli della nostra santa fede, como è la confessione, il sacratissimo sacramento, il libero arbitrio et in effetto delli più scelerati et impij che tengano lutherani et zuingliani [5]; perché veda hora Vostra Beatitudine se gli è bene trattarli con clementia et humanamente, secondo le miti disposition de canoni. Et Nostro Signor Dio adempii tutti li suoi santissimi desiderij.


Di Milano, a 28 de giugno 1541.

De Vostra Beatitudine

Humile servo e' soy santissimi piedi basa

March. Del Vaste.

[1] Latinismo per «appena passata».

[2] Pena da scontarsi al remo di una nave.

[3] Latinismo per «più importante».

[4] Latinismo per «ricadute» nell'eresia.

[5] Seguaci del riformatore religioso elvetico Uldreich Zwingli (morto nel 1531).

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2006