Logo di Reti Medievali 

Didattica

spaceleftMappaCalendarioDidatticaE-BookMemoriaOpen ArchiveRepertorioRivistaspaceright

Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > V, 7

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione V - La Controriforma e il concilio di Trento

7. L'irrigidimento della predicazione cattolica

Il Beneficio di Cristo, un opuscolo stampato senza nome dell'autore, fu certo uno dei libri più letti negli ambienti dell'Evangelismo italiano. Esso usciva da una duplice redazione, dovuta a un monaco, Benedetto da Mantova, e a un umanista, Marcantonio Flaminio: e uno dei due aveva inserito nel testo ampie citazioni del riformatore Giovanni Calvino. Non a caso fu una delle prime pubblicazioni a incappare nei divieti del Sant'Uffizio. Nella lettera che il cardinal Marcello Cervini indirizza a Ludovico Beccadelli [1] il 19 gennaio 1544, commentando la condanna del volume da parte dell'inquisitore Tommaso da Vicenza, appaiono le prime precise tracce di un irrigidimento della predicazione cattolica.

Fonte: BENEDETTO DA MANTOVA, Il Beneficio di Cristo. Con le versioni del secolo XVI. Documenti e testimonianze, a cura di S. Caponetto, Firenze, Sansoni - Chicago, Newberry Library, 1972, p. 433.


Appresso pare che non creda che noi aviamo avuti dal Signore altro obligo con la fede de osservare o di fare cosa alcuna, e nondimeno è pieno l'Evangelio de precetti, e più stretti in molte cose che non era la legge vecchia [2]. Verbi gratia: «Audistis quia dictum est antiquis vestris», immo [3] el Signore di bocca sua propria, quando commise agli apostoli che andassero a predicare l'Evangelio per l'universo, gl'impose oltre al battezare che insegnassero a servare «quaecumque mandavi vobis [4]». E nondimeno pare che questo libretto vogli solo che l'opere buone si faccino per conformarsi all'esempio de la vita del Signore e perché il prossimo è membro suo, e non perché siamo altrimenti obligati ad osservare cosa alcuna con la fede. Item non pare che tenga necessaria la penitenza e la satisfazione, e per consequente che ci sia il purgatorio. Ma ch'egli voglia mandare tutti quelli in paradiso calzati e vestiti, che aranno quella fede sua e se caderanno fra via in peccato mortale quante volte si vogli, dicendo che il Signore ha pagato per noi non solo la colpa, ma la pena, non solo una volta, cioè quando l'omo si battezza e viene alla fede, ma di poi ancora universalmente. Ultimo, quella sua certezza d'essere predestinato non ci mettendo condizione alcuna, non credo a senso commune che sia secondo la terminazione della Chiesa. Né voglio che a' miei populi si predichi così, ma più presto così: sperate tutti e tenete certo ch'el Signor nostro, essendo giustissimo e pientissimo, non mandarà alcuno all'inferno che non lo meriti, e che darà la mercede sua ad ogni buona opera, che sarà fatta in fede e con carità; ma serbi il indizio ciascuno di sé stesso a Lui: «Qui me iudicat Dominus est [5]», dice san Paulo, e attenda a fare quanto bene può, e servare li commandamenti di Dio quanto più può; e poi che arà fatto quanto ha potuto, dica: «Servi inutiles sumus», e «Dimitte nobis debita nostra»; riconoscendo di non avere bene che non venga di sopra, e molti mali da sé stesso, e così per la sua imbecillità non aver servati li precetti come doveva servare.

[1] Vicario generale della diocesi di Reggio Emilia, di cui Cervini era vescovo.

[2] Cioè il Vecchio Testamento.

[3] «Ad esempio: "Voi avete udito che cosa fu detto agli antichi", anzi».

[4] «Tutte le cose che vi ho comandate».

[5] «Chi giudica me invece è il Signore».

© 2000
Reti Medievali
UpUltimo aggiornamento: 01/03/2006