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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > V, 12

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione V - La Controriforma e il concilio di Trento

12. La predicazione controriformistica

La predicazione diviene uno strumento essenziale della lotta contro l'eresia protestante, nelle forme di irrigidimento difensivo ed inquisitoriale dettate nell'editto promulgato nel 1552 da Paolo Aleni, vicario generale del vescovo di Verona, Alvise Lippomano. A ogni predicatore sono comunicate precise istruzioni, nelle quali sono indicati gli argomenti da svolgere nelle prediche quaresimali. È un preciso elenco di dottrine, puntigliosamente esposte, con il chiaro intento di assicurare un'istruzione religiosa rigidamente ortodossa.

Fonte: P. GUERRINI, L'opera riformatrice di un vicario generale di Verona nel biennio 1552-1553, in «Il Concilio di Trento», 2, 1943, pp. 198-99. La traduzione è mia.


Argomenti che debbono essere predicati da tutti i predicatori della parola divina nella prossima Quaresima in tutta la città e diocesi di Verona.


Per quella consuetudine lodevole e sopra ogni cosa approvata in tutto il mondo cristiano dagli uomini pii e timorosi di Dio, dopo aver implorata la grazia dello Spirito Santo per mezzo dell'intercessione della beatissima Vergine prima dell'inizio delle prediche, si ammoniscano tutti i predicatori della divina parola a prendere come inizio delle loro prediche quel saluto angelico [1] che ci è stato prescritto nell'Evangelo, dal momento che nei nostri tempi taluni, affascinati dalle novità, per spirito di contraddizione e per allontanarsi dagli antichi istituti, trascurano del tutto di adempiere a questo precetto. Poi, rivolto l'occhio della mente allo scopo, cerchino di indurre gli ascoltatori a fuggire i vizi, ad abbracciare invece le virtù. Curino in seguito di cogliere l'occasione per mezzo della quale riuscire ad annunciare al popolo i seguenti articoli, in questo momento assolutamente necessari, e a ficcarglieli nelle orecchie.

In primo luogo predichino che occorre mantenere la stessa fede che tramanda da mantenere la santa romana chiesa per autorità evangelica ed apostolica.

Insegnino ed affermino che la santa ed apostolica sede ed il romano pontefice posseggono il primato su tutto il mondo, e che lo stesso romano pontefice è il successore del beato Pietro, principe degli apostoli, e vero vicario di Cristo e capo di tutta la chiesa e padre e dottore di tutti i cristiani. E che da nostro signore Gesù Cristo a lui, nel beato Pietro, è stato affidato il pieno potere di nutrire, reggere e governare la chiesa universale, come è contenuto anche negli atti dei concili ecumenici e nei sacri canoni.

Anche intorno alla portata del nostro libero arbitrio, della natura e della mancanza del peccato originale, della giustificazione dell'uomo e dei meriti delle opere di coloro che sono giustificati e della certezza della grazia e dell'incertezza della predestinazione degli uomini, predichino ed insegnino al popolo quelle stesse cose che la chiesa cattolica accetta, e in conformità alla spiegazione che di tutte queste cose è stata abbondantemente offerta nel concilio di Trento: e da essa non si discostino assolutamente.

Insegnino anche che i sacramenti della chiesa, santissimi, venerandi — e cui si deve prendere parte — sono sette. Allo stesso modo tutti i riti e le cerimonie, di cui si serve la chiesa cattolica nell'amministrarli, li trattino con l'opportuna gravità e reverenza e insegnando piuttosto che disputando.

Predichino così che con il santo battesimo il peccato originale viene a tal punto distrutto che nei battezzati non rimane assolutamente nulla che abbia vera sostanza di peccato. E dimostrino che di questo sacramento hanno bisogno non solo gli adulti, ma anche i fanciulli. Affermino che la cresima, l'estrema unzione e il matrimonio, come vengono amministrati dalla chiesa cattolica, sono veri e santi sacramenti.
Insegnino che sopra ogni cosa deve essere venerato il sacramento dell'ordine e che in esso ai ministri è conferito un potere soprannaturale, che indubbiamente nessuno può conseguire senza avere ricevuto questo sacramento.
Predichino che nel sacramento della penitenza oltre alla contrizione è necessario accostarsi alla confessione auricolare, la quale contenga l'enumerazione di tutti i peccati che vengono in mente a chi si confessa, se ha fatto un diligente esame di coscienza; e poi ricevere l'assoluzione del sacerdote.

Insegnino pure che con questa assoluzione — e solo per mezzo suo gli uomini sono liberati dall'eterna punizione — non viene rimessa ogni pena temporale [2], e che pertanto per questa pena temporale debbono conseguire la soddisfazione, che si realizza per mezzo della preghiera, dell'elemosina o del digiuno o delle altre opere di pietà.
Insegnino che il purgatorio è il luogo in cui molti, che lasciano questa terra in grazia di Dio, espiano quelle pene temporali, che non hanno sciolto in questo mondo.

Predichino anche che compiono un'opera pia coloro che pregano per i defunti, oppure digiunano, o elargiscono elemosine, o mettono in pratica altre opere religiose, per liberare più presto le anime dei defunti dalle pene del purgatorio per mezzo della misericordia di Dio. Insegnino che nella consacrazione dell'eucaristia - che può essere fatta solo dal sacerdote, sia buono o cattivo, ma legittimamente ordinato con il rito della chiesa e soltanto in quella forma che ci è stata affidata da Cristo e fatta conoscere dalla chiesa — in questa consacrazione, dicevo, avviene senza ombra di dubbio la trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue del nostro signore Gesù Cristo — e nulla rimane del pane e del vino al di fuori delle apparenze, sotto le quali realmente è contenuto il vero corpo di Cristo, che nacque dalla Vergine e pendette sulla croce.

Asseriscano che non peccano in nulla coloro che non consacrano e non offrono, ma solo si accostano all'altare per comunicarsi e sono contenti di ricevere il sacramento dell'eucaristia solo in un'unica specie, senza affatto dubitare di ricevere altrettanto sia sotto una specie sia sotto due.

Mostrino poi che tutto ciò fu accettato dalla chiesa per molte legittime e pie ragioni.

Insegnino anche che questo sacrificio incruento utilmente nella messa viene offerto a Dio ogni giorno per i vivi e per i defunti.

Dimostrino poi che tutte le regole della celebrazione della messa — che molti santi padri vollero noi mettessimo in pratica e osservassimo — sono state recepite per tanti secoli perché sono state istituite con pietà e con frutto.

Insegnino che gli antichi padri stabilirono che in tutta la chiesa romana noi celebrassimo la messa e recitassimo le preghiere in chiesa in lingua latina, che deve essere comune a tutti i ministri del culto, e non in lingua volgare.

Mostrino che, oltre alle cose le quali sono contenute nelle sacre scritture della Bibbia, molte altre sono state tramandate da Cristo e dagli apostoli e sono state riportate a noi per mano dei vescovi e degli altri dottori: ed esse egualmente riguardano la parola di Dio e non devono essere accolte da noi con minore fermezza di quelle manifestate nelle stesse Sacre Scritture.

Affermino che devono essere osservate quelle leggi umane che si accordano con la pietà e con il perfezionamento della vita, e che le coscienze degli uomini devono restare vincolate dai decreti dei concili e dei pontefici e che i cristiani devono osservare religiosamente nei giorni festivi le prescrizioni riguardanti i digiuni, la scelta dei cibi, l'astinenza dal mangiare carne.

Mostrino che a Dio sono molto cari coloro che nell'animo si vincolano con i voti, soprattutto quelli di povertà, obbedienza e castità [3], i quali vengono apertamente raccomandati nelle Sacre Scritture.

Predichino anche ai sacerdoti, i quali devono precedere tutti gli altri per purezza di vita e devono sempre meditare su Dio e sulle cose spirituali, che il celibato è stato ingiunto a ragione e con sapienza, e che danno adito ad una grande sventura coloro che non vogliono obbedire a tale legge.

Insegnino anche che noi dobbiamo venerare e pregare i santi, uomini e donne, che uscirono da questa vita ed ora godono della gloria e della presenza di Dio, affinché, in virtù di quella grazia per cui essi hanno più valore per Dio dei vivi, invochino su di noi la sua assistenza e l'assicurino, e mostrino anche che con il loro patrocinio spesso molti vantaggi si sono riversati sopra i vivi.

Insegnino inoltre che è pio e fruttuoso mantenere le loro immagini e le loro reliquie nei templi e in altri luoghi, e onorarle e venerarle. E poiché in questo anno siamo travagliati, a causa dei nostri peccati, da una grave carestia di pane, è necessario che i padri predicatori imbevano i loro animi di misericordia e proprio in questa zona si affatichino al massimo per esortare i ricchi, che hanno cibi, a darli a coloro che non ne hanno, mostrando che è più felice dare che non ricevere, secondo il detto del Signore, e che sono più infelici i ricchi prepotenti che non i poveri pazienti.

Dal momento che anche questa città ha molti nobili cittadini, i quali covano reciproche mortali inimicizie e si perseguitano con odio fortissimo, i predicatori potranno svolgere bene il loro compito se si dedicheranno totalmente a sedare queste discordie e queste risse ed esorteranno ripetutamente gli ascoltatori a perdonare i nemici e a rimettere le offese con tutto il cuore per amore di Dio.

Ammoniranno inoltre i genitori ad educare i figli nel timore di Dio e ad insegnare loro a percorrere la via dei suoi comandamenti, e, affinché nei discorsi risultino essere buoni cristiani, solleciteranno i medesimi genitori a mandare i propri figli e le proprie figlie ogni giorno festivo a una scuola designata, dove da nona a vespero [4] si insegnano i rudimenti della fede. E se non lo faranno, dovranno rendere ragione il giorno del giudizio di questa loro colpevole negligenza.

Inculchino nelle orecchie degli ascoltatori quanto sia pericoloso perseverare nel peccato mortale e quanto a Dio dispiaccia un pentimento finto e non reale, così come anche l'irriverenza, soprattutto quella che si esibisce nei luoghi sacri, in particolare nelle solennità religiose e mentre si celebrano i divini uffici.

Per concludere, dal momento che siamo giunti a tal punto, che gli eretici odierni asseriscono che qualunque predicatore del verbo divino, che non li controbatte apertamente, sta dalla loro parte, è necessario che gli stessi predicatori pensino che non sia sufficiente non proferire con la propria bocca alcunché che sia di quella pessima farina, bensì che si debba secondo le proprie forze controbattere, svellere ed esecrare queste stesse eresie con parole chiare ed aperte, e non ambigue e velate. E tale compito si chiede loro di svolgere virilmente per la misericordia di nostro signore Gesù Cristo e viene loro imposto in virtù della santa obbedienza.

[1] L'Ave Maria.

[2] Espiazione dei propri peccati, da subire in vita o, dopo la morte, nel purgatorio.

[3] Cioè i religiosi che pronunciano questi tre voti entrando nell'ordine.

[4] Nel pomeriggio, all'incirca tra le ore 15 e le 18.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2006