Logo di Reti Medievali

Didattica

Fonti

Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)

a cura di Roberto Rusconi

© 1981-2006 – Roberto Rusconi


Sezione V - La Controriforma e il concilio di Trento

19. Sermoni latini e prediche volgari dei vescovi

Dal nutrito epistolario di Carlo Borromeo, vescovo di Milano dal 1566 al 1584, e di Gabriele Paleotti, vescovo di Bologna dal 1566 al 1591, è tolta questa lettera del 1578. In essa Paleotti si difende dalle critiche avanzate da Borromeo, che lo aveva rimproverato perché durante talune solenni funzioni pontificali predicava in latino. Alla lettera egli acclude copia di un opuscolo, composto per i predicatori delle zone rurali: Instruttione per tutti quelli che havranno licenza da predicare nelle ville et altri luoghi della diocesi di Bologna. Con questo, in ottemperanza a quanto stabilito dal concilio di Trento, il vescovo di Bologna cerca di controllare la predicazione degli ordini religiosi.

Fonte: MARCOCCHI, La riforma cattolica. Documenti e testimonianze cit., II, pp. 98-100.


Di quello che m'ha scritto Vostra Signoria Illustrissima intorno ai sermoni latini, le ne resto tanto maggiormente ubligato, quanto, suole essere più raro in questi tempi il sentire persone che parlino con christiana libertà et charità senza interesse, come vedo ch'ella ha usato meco; si degnerà dunque ella con la medesima humanità intendere anchora la risposta, et saperà che il luogo del quale noi ci serviamo per choro dov'è l'altare maggiore è posto in alto et eminente dal resto della chiesa, et è così angusto per la fabrica nuova ch'ancora non è fornita [1] che poche persone vi possono capire [2], onde non mai vi capita donna alcuna et nei giorni ch'io celebro pontificalmente neanco v'interviene il popolo minuto, perché tutto il spatio che vi è si custodisce per magistrati, quaranta dottori, Procuratori, scolari [3] et altri nobili, a quali soli serve il mio ragionamento, perché il resto del popolo ch'è nel corpo della chiesa non può udire cosa alcuna, anzi nel medemo tempo si celebrano le messe basse per la chiesa per non mantenere in tanto il popolo otioso fuori di proposito. Questa adunque è la principale causa per la quale fui consigliato di fare sermoni latini nei giorni pontificali [4] non ritrovandosi se non persone intelligenti, et parendo così convenire alla maestà di quell'attione, e questo medesimo servo nella communione che ogni anno faccio de tutti i Dottori, et un'altra de tutti i Procuratori e Notari, et un'altra de tutti i scolari, a quali ragiono in latino, perché non vi interviene altro popolo. Ma quando di poi vado alle parochie a communicare il popolo, il che ho continuato già molt'anni sono overo in altre chiese grandi et capaci di gente come tal volta mi è accaduto, allhora sempre io faccio il sermone in volgare; sì come anco quando celebro pontificalmente in S. Petronio nel giorno della sua solennità [5], perché se bene vi si trovano presenti i Canonici et il Magistrato, nientedimeno perché vi è anchora altro popolo, parlo sempre volgare. Hora se bene tutto questo ha fatt'io col consiglio più e più volte discusso con varie persone di giuditio et intelligentia, che hanno approvato questo modo grandemente, massime per essere questa terra di studio, dove sono scolari oltramontani [6], che vengono a sentire quando si parla latino. Nientedimeno haverò per singolare favore da Vostra Signoria Illustrissima, hora che haverà inteso questi mottivi, di saperne il parere suo, essend'io in questa cosa indifferente et risoluto molto a pigliare sempre quella strada che sarà giudicata migliore. Ho in questa Quaresima uno predicatore Dominicano fiorentino, che si chiama il padre Lorino, il quale è ascoltato molto volentieri, et è giudicato si porti molto bene, il quale tra l'altre parti è observantissimo di S. Ambrogio et lo chiama il suo Dottore, et se ne serve assai, il che mi ha mosso a metterlo in consideratione a Vostra Signoria Illustrissima s'ella se ne volesse servire un'altra Quaresima per la sua chiesa. Egli predicò l'anno passato in Genova, di dove Vostra Signoria Illustrissima ne potrà havere informatione et farà la deliberatione che le parerà, perché questo è solo mio mottivo.

Mando a Vostra Signoria Illustrissima l'alligata scrittura, che ho fatto per li predicatori di villa [7] parendo a me che i poveri contadini in questa parte siano male trattati. Ho desiderato spesso tra tanti sermonarii che ogni giorno si stampano, vederne alcuni fatti a posta per parlare e giovare a quei di villa, ma non ne comparendo alcuno mi son mosso con fare questo poco di schizzo per quella poca di prattica che ho preso andando in visita, desiderando ch'altri che habbiano maggiore facoltà, abbraccino più pienamente questa impresa molto al mio giuditio necessaria per fare frutto in quelle persone. Mentre lo scriveva, mi capitò il libretto di Vostra Signoria Illustrissima dei suoi ricordi dati al popolo ch'ella mi mandò, dal quale cavai alcune cose, e non so se da terreno grasso le haverò trasferite in campo sterile. Desidero grandemente d'intendere da Vostra Signoria Illustrissima qualche avertimento sopra ciò, perché harei in animo di fare alcune altre cose su questa strada, se a Lei non dispiacerà; ma farle un poco più maturamente, perché a questa ci sono entrato, anzi son stato spinto dalla instanza della Quaresima presente, onde havendola hora riveduta, vedo che vi mancano alcune cose.
Bascio le mani a Vostra Signoria Illustrissima. Di Bologna li 3 de marzo 1578.


Di Vostra Signoria Illustrissima et Reverendissima
Humilissimo servitore
Il Card. Paleotti

[1] Finita.

[2] Essere contenute.

[3] Studenti dello Studio (università) di Bologna.

[4] Funzioni liturgiche celebrate normalmente dal vescovo.

[5] Il 4 ottobre.

[6] Stranieri, d'oltralpe.

[7] Campagna, zone rurali.

© 2000
Reti Medievali
Ultimo aggiornamento: 01/03/2006