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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > V, 20 | |||||||||
FontiPredicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)a cura di Roberto Rusconi © 1981-2006 – Roberto Rusconi Sezione V - La Controriforma e il concilio di Trento20. L'episcopato post-tridentino e la predicazioneCon questa lettera del 28 aprile 1578 si conclude un lungo scambio epistolare tra Carlo Borromeo e Gabriele Paleotti. Se lo spunto della discussione era stato dato dal problema dell'uso della lingua latina nella predicazione al popolo, Borromeo ne approfitta per tracciare una precisa linea episcopale in materia di predicazione: sostituire il ministero itinerante, sia dei frati mendicanti che dei religiosi dei nuovi ordini, con una predicazione diocesana. Fonte: PRODI, Il cardinale Gabriele Paleotti (1522-1597), II cit., pp. 91-92. Dico dunque che non mi piace questo instituto, quale è quasi comune di tutti i predicatori, di predicare un anno in un luogo, et un altro anno in un altro, et non fermarsi a predicare in un luogo per lungo spatio di tempo; et che noi condescendiamo in questo a compiacere alle persone, che si dilettano della varietà de' predicatori, perché col dimorarsi i predicatori in un luogo così poco, non possono informarsi bene dei bisogni del popolo, al quale predicano, et a questi accomodar le predicationi loro, onde procede che predicano con poco frutto, et fanno sempre quelle prediche in stampa, che hanno fatte gli altri anni, senza haver mira ai bisogni particolari di quel popolo: io non lo so bene esprimere, ma vedo in conclusione, che non ne può nascere quel frutto, che pretende il vescovo con questo mezzo delle prediche. A me parerebbe, che fosse molto meglio, che i vescovi havessero una persona, che oltre all'essere dotta, et pia, et atta a saper movere il popolo a pietà, et religione, si fermasse lungo tempo, et invecchiasse in luogo, et instruendosi bene dei peccati et abusi del popolo, andasse predicando conforme a questi bisogni, et al «fiate» che n'havesse di mano in mano dal vescovo; questi predicatori sarìa meglio che fossero del clero secolare, che del regolare, perché non sarebbono constretti dalla obedienza de lor superiori a mutar luogo, come suole avvenire bene spesso nei regolari. Io poi non havendo havuto mentre è durata la peste qui a Milano soggetto a gusto mio per predicare, sono stato necessitato a far questo officio io stesso; ma poi havendo fatto un poco di consideratione sopra quelle parole del Concilio di Trento, dove si dice che il predicare è principale officio del Vescovo, et che questo ministerio deve essere fatto da lui medesimo, se non è ritenuto da legittimo impedimento, mi par di conoscere che sia più stretto l'obligo nostro intorno a questo, che non era da noi estimato prima; né fra i legittimi impedimenti devono essere connumerate le occupationi ordinarie del vescovo, perché di queste ve ne sarebbero ogni giorno, ma solamente quando il vescovo fusse indisposto, o occupato fuori in visita [1], ovvero in far delle communioni generali per la città, però vengo in risolutione di voler per lo inanzi ragionare io medesimo ogni festa col mio popolo, ma vorrei una persona delle qualità che ho detto di sopra, che se ne stesse di continuo qui a Milano, et quando io per qualcuno di questi impedimenti non potessi predicare, egli fosse pronto di far esso quest'officio in luogo mio, essendone avvisato tre o quattro giorni inanzi; et le feste, mentre io predico nella cathedrale, egli predicasse in qualche altra chiesa della città destinatagli da me, per sodisfare ad alcune persone, che hanno maggior gusto di sentire certe prediche più formate. Prego dunque Vostra Signoria Illustrissima ad avisarmi, se il predicatore propostomi da lei sarebbe atto a corrispondere a questo mio desiderio, et se bene è regolare fusse almeno per istar qui lungo tempo, perché in tal caso procurerei d'haverlo. Restami a ringraziar Vostra Signoria Illustrissima del libro che ella mi ha mandato. [1] Visita pastorale, fatta periodicamente dal vescovo a tutte le parrocchie della sua diocesi per controllare l'attività dei parroci e prendere contatto con i fedeli. |
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