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Didattica > Fonti > Predicazione e vita religiosa > V, 23 | |||||||||
FontiPredicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma)a cura di Roberto Rusconi © 1981-2006 – Roberto Rusconi Sezione V - La Controriforma e il concilio di Trento23. Lingua italiana e predicazioneI principi dell'eloquenza post-tridentina vengono riassunti e sviluppati dal francescano osservante Francesco Panigarola, in stretto contatto con l'attività episcopale di Carlo Borromeo a Milano. Decisiva fu l'influenza di quattro trattati di Panigarola: due manuali pratici, Il modo di comporre una predica e Il trattato di memoria locale; e due scritti teorici, Questioni della lingua italiana — che svolgono la funzione di introdurre ufficialmente la predicazione nel campo della letteratura italiana — e soprattutto Il predicatore, ossia parafrasi e commento intorno al libro dell'eloquenza di Demetrio Falereo. Fonte: F. PANIGAROLA, Il predicatore, Venezia, B. Giunti, G. B. Ciotti & C., 1609, apparato per la seconda parte, pp. 14 e 16. Non trovandosi lingua commune o toscana o italiana ad una particolare bisogna che si appigli il predicatore, et a quella di più della quale niuna è migliore, e la quale molti dicono che di tutte l'altre è migliore, cioè la fiorentina. […] [tra i vocaboli ed i modi di dire fiorentini il predicatore deve scegliere quelli] che da loro nelle prose nobili e nei poemi gravi sono stati admessi […] ragionando col popolo in che modo doviamo favellare che dal popolo siamo intesi, ma non in quella maniera nella quale il popolo ragiona con noi. |
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