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Fonti

Stato e società nell'ancien régime

a cura di Angelo Torre

© 1983-2006 – Angelo Torre


Sezione I – La formazione dello stato rinascimentale

2. Gli ordini militari spagnoli e lo stato patrimoniale

Il documento qui pubblicato contiene la concessione definitiva alla Corona spagnola dell'amministrazione perpetua degli ordini militari spagnoli da parte del pontefice Adriano VI (1459-1523). Istituzioni peculiari della storia castigliana, gli ordini avevano rappresentato fin dalla loro creazione, avvenuta nel secolo XII, l'avamposto armato delle milizie cristiane nella secolare crociata per la liberazione della penisola iberica dalla presenza araba. Con il procedere dell'espansione cristiana essi avevano perduto parte della funzione militare e dello spirito religioso delle origini, e con la Reconquista erano divenuti i massimi proprietari fondiari della penisola. Era perciò quasi inevitabile che rappresentassero uno dei più importanti obiettivi della politica di riasserzione del potere regio e di ricostituzione del patrimonio della Corona. Assumendo il controllo degli ordini, i sovrani spagnoli eliminavano inoltre un vero e proprio «stato nello stato», una fonte di potere capace di fomentare le fazioni nobiliari in occasione della distribuzione delle cariche interne: l'accorpamento doveva invece trasformarli in un fattore di stabilità. Non minore, in prospettiva, doveva essere l'importanza di questo atto per l'intera storia spagnola. Scopo degli ordini è l'attacco e l'eliminazione spirituale e fisica degli infedeli. La Chiesa è disposta a cederne l'amministrazione alla Corona per i suoi indiscussi meriti nella difesa della fede, che ha esteso alla penisola iberica contro mori ed ebrei, e ora sta esportando nelle Indie Occidentali. Tuttavia, se le frontiere del mondo cristiano conoscono per merito dei sovrani spagnoli un''estensione prima sconosciuta, una nuova frontiera, interna e di carattere dottrinale, è sorta a minacciarne da vicino l'integrità: la ribellione luterana. Questa ridefinizione fisica e spirituale della cristianità contribuirà a farne coincidere la frontiera spirituale con la frontiera sociale dello status nobiliare.

Fonte: A. TOMASETTI (a cura di), Bullarium diplomatum et privilegiorum sanctorum Romanorum pontificum Taurinensis editio locupletior…, Augustae Taurinorum, 1857, vol. I, pp. 13-17.


Adriano, vescovo, servo dei servi di Dio, a perpetua memoria. Mentre dentro di noi con la segreta dovuta moderazione della mente pensiamo che le milizie di San Giacomo della Spada e di Calatrava e di Alcantara, erette nel regno di Spagna, siano state istituite con lo scopo di servire da armi e validi presidi nei confronti degli avversari e dei nemici della vera fede; di dedicarsi attraverso l'opera dei propri membri all'estinzione degli infedeli e alla reintegrazione dei regni da essi occupati; e mentre constatiamo che con il coraggio e gli sforzi dei propri soldati negli ultimi anni sono stati ricondotti alla fede di Cristo, con grande gloria del suo nome, non solo molti territori e molte città, ma anche principati, domini e regni in precedenza e per lungo tempo occupati e detenuti dai mori. E poiché siamo consapevoli che il figlio nostro Carlo, dilettissimo in Cristo, cattolico re di Castiglia e Léon, eletto imperatore, seguendo l'esempio degli avi suoi Ferdinando e Isabella, sovrani parimenti di Castiglia e Léon, nonché di altri suoi progenitori, si sia impegnato non solo nella conquista dell'isola di Gerba occupata dai mori, ma anche nell'esecuzione della scomunica contro Martin Lutero, dichiarato eretico dalla sede apostolica, e che questo egli abbia fatto nell'interesse della Chiesa universale […] pensiamo che sia degno e conforme al suo merito che tali milizie siano unite alla predetta corona del regno di Castiglia e di Léon […].

1. E veramente, poiché Ferdinando e Isabella… hanno compiuto gesta e azioni egregie, e non soltanto hanno liberato la Spagna da saraceni e mori, che occupavano il regno di Granada e molti altri domini, non senza fatica e spesa, e con gran dispendio di sangue cristiano; e hanno ricondotto un gran numero di infedeli dalle tenebre di false divinità alla vera luce della fede ortodossa, ma molte volte hanno solcato l'oceano, e hanno portato il vessillo salvifico della Croce in diverse isole prima del tutto sconosciute ai mortali […] e hanno in tal modo ottenuto da questa santa Sede il titolo di cattolici.

2. E poiché tali ordini sono stati istituiti per proseguire allo stesso modo tale opera […].

3. E poiché i medesimi ordini furono dalla Sede apostolica concessi in amministrazione ai medesimi sovrani e ai loro primogeniti […]; e poiché si sa che l'elezione dei maestri degli ordini spetta ai loro commendatori e membri; e poiché possono sorgere al loro interno contrasti intorno alle elezioni medesime, quando sia vacante la carica dei maestri suddetti; e, soprattutto, poiché è di grande interesse per il sovrano che tale maestro si preoccupi della cura e dell'amministrazione, giacché gli Ordini suddetti […] possiedono molte città e fortezze; e se è possibile che talvolta i maestri si oppongano al sovrano […] e ne possano derivare gravi scandali e pericoli agli stessi regni a causa della competizione per la dignità di maestro, come abbiamo potuto di persona constatare negli anni scorsi, quando fummo preposti, a tutela della minorità del re, al governo e all'amministrazione dei regni sopraddetti; e si preoccuperà lo stesso sovrano che i componenti di tali Ordini offrano garanzie di idoneità, esperienza e capacità nell'arte militare in modo tale che si possa sperare che difendano non solo tale regione dagli infedeli, ma sollecitino e incoraggino il re medesimo a intraprendere e proseguire una spedizione, con forze di mare e di terra, contro i Turchi e gli altri infedeli, e venga così ovviato a scandali e contrasti tra gli stessi commendatori e i membri elettori […].

4. E perciò… poiché lo stesso re Carlo, eletto imperatore, ha mostrato un degno e lodevole impegno con fervente volontà, in questo nostro tempo, nel difendere la religione della fede cristiana e la dignità di questa santa Sede dal predetto Martin Lutero e dai suoi seguaci, così come da altri, che contro di noi levarono le armi dell'arroganza, e si è dedicato alla conquista della detta isola di Gerba, […] in perpetuo uniamo, annettiamo e incorporiamo […] le predette magistrature […] alla regia corona di Castiglia e di Léon […] anche nel caso che tale Corona spetti pro tempore a una donna […] in modo che il sovrano possa liberamente conferire tali commende, cariche e altri benefici pertinenti a tali Ordini a persone idonee […] e, al fine di impedire che in pregiudizio di questa unione e incorporazione i membri e confratelli di tali Ordini abbiano facoltà effettive alla morte del sovrano o della regina che ne detenga l'amministrazione, li priviamo del diritto e del potere di eleggere, cooptare o dotarsi di un nuovo amministratore perpetuo; e [lo] proibiamo loro sotto pena di scomunica, privazione delle commende, cariche e benefici a tali Ordini connessi, e della stessa facoltà di ottenerne in futuro, di eleggere, cooptare o progettare elezioni o cooptazioni […].

6. È nostro volere d'altra parte che lo stesso sovrano… si astenga totalmente dall'alienazione di qualsiasi bene immobile e di qualsiasi preziosa ricchezza delle magistrature sopraddette.

Concesso in Roma presso San Pietro il 4 maggio 1523, anno primo del nostro pontificato.

[…]

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UpUltimo aggiornamento: 01/04/2006