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Didattica > Fonti > Stato e società nell'ancien régime > I, 4 | |||||||||
FontiStato e società nell'ancien régimea cura di Angelo Torre © 1983-2006 – Angelo Torre Sezione I – La formazione dello stato rinascimentale4. L'incoronazione di Carlo VIII, 20 maggio 1484La cerimonia di cui qui si pubblica un breve resoconto non costituisce soltanto il nucleo originario, l'essenza di quello che Marc Bloch ha chiamato «il potere taumaturgico del sovrano»: è anche un momento autonomo, che andrebbe analizzato in sé, nel quale si esprime il pathos della comunione del popolo con i suoi leader consuetudinari: una sorta di antistruttura nella quale si risolvono, ribaltate, le normali relazioni tra i diversi segmenti della gerarchia sociale. Fonte: L. REGNAULT, Histoire des sacres et couronnemens des Rois, faits à commencer par Clovis jusqu'à Louis XV, Reims, Reynauld, 1722, pp. 138-64. [La sera precedente] Un quarto d'ora dopo, il Re si recò nella detta chiesa a pregare, poiché la norma della consacrazione esige che di notte, in gran silenzio e senza rumore, il Re vada in tale chiesa a recitare le sue preghiere e vi sosti un lasso di tempo: dopo averle terminate, il Re ritornò al palazzo a riposare […]. [Il giorno stesso] Sedutosi il Re, l'Arcivescovo gli si avvicinò e gli rivolse domande e richieste su tutte le chiese a lui soggette, e a queste il Re rispose […] «Vi prometto e Vi concedo che conserverò a ciascuno di Voi, nelle chiese a Voi affidate, il privilegio canonico, e la debita Legge e giustizia, e con l'aiuto di Dio (e per quanto potrò) ne assicurerò la difesa […]». Dopo che il Re ebbe fatto tale promessa e giuramento, fu sollevato dalla sedia dai detti vescovi di Laon e Amiens dai quali fu chiesto al Popolo e a tutta l'assemblea se lo riconoscevano per loro Re. Ricevuto il consenso del popolo e di tutti i presenti,l'Arcivescovo di Reims gli fece prestare il giuramento al regno, in questo modo, le mani sul Vangelo, che egli baciò dopo aver giurato. Promessa e giuramento del Re. 1. «Io prometto, nel nome di Gesù Cristo, di conservare i miei sudditi in pace, come Egli giudicherà necessario. 2. Di rendere loro giustizia, e impedire saccheggi e rovina. 3. Darò ordine di rispettare l'equità e la misericordia in tutte le sentenze […]. Dopo che il Re ebbe fatto promessa e giuramento, si alzò dalla sedia e fu spogliato, davanti all'altar maggiore, del vestito di damasco, foderato di zibellino, e delle altri vesti, eccettuata la camicia e ciò che indossava di sotto […]. Allora l'arcivescovo di Reims recitò su di lui la preghiera che comincia Deus inenarrabilis author mundi, e il resto. [avvenuta l'incoronazione] Quando si fu seduto sul trono, o dopo ancora, l'arcivescovo di Reims, alla presenza di tutti i Pari laici ed ecclesiastici, depose la mitra e con fare rispettoso e sottomesso lo baciò sulla bocca, e poi gridò ad alta voce «Viva il Re»: e tutto il Popolo lo ripeté al suono delle trombe, dei pifferi, dei tamburi e delle fanfare. Quindi i Pari, secolari come ecclesiastici, baciarono tutti il Re, ognuno dicendo «Viva il Re», come aveva detto l'arcivescovo; e il Popolo rispose parimenti al suono delle trombe e degli oboi. Dopo di ciò l'arcivescovo intonò il Te Deum, che fu eseguito sia dagli organi che dagli altri strumenti. Ciò fatto, l'arcivescovo discese dal pulpito, dove si trovava il trono, con i diaconi, suddiaconi, per dar inizio alla messa; e mentre si apprestava, il Signor duca d'Orléans impugnò la spada e prima dell'inizio della messa gli diede l'acollata e lo nominò Cavaliere: indi il Re prese la spada e, prima che cominciasse la messa, nominò novantasette Cavalieri, di diverse nazioni e paesi; e di questi il re d'armi e gli araldi presero i nomi e i blasoni per registrarli. […] Avendo l'arcivescovo ricevuto e consumato il Corpo e il Sangue prezioso di Nostro Signore, che egli aveva consacrato prima del Lavabo, attese che i Pari ecclesiastici e secolari conducessero il Re dal suo trono presso l'altare, sostenendogli la corona: giunto colà, egli entrò in un oratorio preparato per lui, dove si riconciliò col suo confessore; indi venne a inginocchiarsi all'altare, dove recitò il Confiteor e ricevette l'assoluzione e la benedizione dell'arcivescovo, dopo di che ricevette con gran devozione il prezioso Corpo e Sangue del nostro salvatore Gesù Cristo; e poiché il Re non riuscì a consumare tutto il Sangue che stava nel calice, l'arcivescovo di Reims, durante l'officio, lo prese e terminò di consumarlo […]. L'indomani, primo giorno di giugno, tra le sette e le otto del mattino, il Re si recò alla messa nella cattedrale di Reims: alla fine di questa, uscì dalla chiesa, montò sul suo mulo e andò fuori città, per la porta di Mars, e andò a pranzare nella piccola città di Cormicy; di qui andò ad alloggiare a Corbeny, per recitare le preghiere e le devozioni di san Marcolfo, nel luogo cioè dove riposa il corpo di quel santo e dove lo si invoca per la guarigione dalle scrofole. Il giorno successivo furono presentati al Re sei malati, afflitti dalle scrofole, che il Re toccò, pronunciando le formule e preghiere appropriate, e furono guariti. |
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