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Didattica > Fonti > Stato e società nell'ancien régime > I, 6

Fonti

Stato e società nell'ancien régime

a cura di Angelo Torre

© 1983-2006 – Angelo Torre


Sezione I – La formazione dello stato rinascimentale

6. Le direzioni dell'azione dello stato: la pace sociale

Il tentativo del potere regio di presentarsi come garante della pace sociale, in quanto giustizia non signorile, corrisponde certo a una strategia di estensione dei poteri detenuti dal sovrano all'interno dei suoi domini patrimoniali che lo pone in diretta competizione con i poteri signorili. In ogni caso questo brano della cronaca di Pulgár suggerisce che la forza dell'azione statale dipende soprattutto dalla sua capacità di incunearsi nelle maglie del potere locale - i «tiranni» che popolano la Galizia, in altri termini gli avversari politici - e suscitarvi elementi di mediazione della sua strategia politica. In questo esempio i procuradores e gli ecclesiastici ben si adattano a tale cruciale funzione.

Fonte: HERNANDO DEL PULGÁR, Cronica de los Reyes de Castilla, cit., parte II, cap. XCVIII, pp. 356-57.


Nell'anno del signore millequattrocentottantuno […] poiché il regno di Galizia aveva subito per lungo tempo guerre e lotte civili, a tal punto che gli abitanti di tutta quella provincia erano soggetti a tiranni e grassatori; e né il Re Don Enrico, fratello della Regina, né il Re Don Giovanni suo padre erano riusciti a soggiogare quel regno come imponevano le loro prerogative; e né i cavalieri, né gli abitanti obbedivano ai loro ordini pagando le rendite dovute […]: e i tiranni le prendevano e ne entravano in possesso in loro vece […]. Nello stesso periodo si erano costruite in tutto quel regno molte fortezze senza il consenso dei Re passati, dove si arroccavano i furfanti e grassatori che esercitavano il dominio sulle popolazioni locali. E tanta era l'abitudine a quel dominio, che questo si volgeva in consuetudine, che non veniva contraddetta: e ciascuno opprimeva quanta più gente riusciva, e si appropriava delle rendite del Re […]. E nonostante che i Re passati avessero inviato Governatori e Corregidores in quel regno con milizie per imporre la giustizia; tuttavia era tanto il disordine e tanta la moltitudine dei tiranni, che mai li si era potuti domare. Il Re e la Regina […] inviarono Don Fernando de Acuña, figlio del conte di Buendía, che era cavaliere pieno di impegno e di coscienza, e un dottore del loro Consiglio, che si chiamava dottor Garcia Lopez de Chinchilla […]. Il cavaliere e il dottore si recarono nel regno di Galizia con i poteri del Re e della Regina e con uomini armati, e fecero ingresso nella città di Santiago; e in virtù dei poteri di cui erano muniti comandarono a tutte le città, borghi e villaggi del regno di inviare colà dei procuradores per comunicar loro i problemi legati alla pacificazione del regno […]. Alcuni di quei procuradores non sapevano se riconoscer il potere degli uomini del Re, perché non li ritenevano tanto forti da amministrare la giustizia contro tiranni da tanto tempo avvezzi a grassare e opprimere. Il costume era così radicato, che i grassatori lo consideravano ormai un diritto alla rapina da esercitare ogni anno sulla popolazione […]. In special modo ritenevano difficile stanare i tiranni dalle fortezze e castelli dove erano serrati […] [e temevano] che se tutti i grassatori e tiranni avessero unito le forze […] si sarebbero trovati in numero maggiore delle milizie levate dal Re. E alcuni […] risposero che sebbene il potere derivasse dal Re terreno, erano necessari i poteri di un Re celeste per punire tutti i malfattori di quel regno […]. Queste e molte altre ragioni adducevano i procuradores, temendo di inimicarsi i tiranni col riconoscimento del potere del Re […]. Udito ciò, il cavaliere e il dottore dissero: «Signori, siate sereni e manteniate la speranza in Dio e nella provvidenza del Re e della Regina signori nostri, e nella volontà che essi dimostrano nell'amministrazione della giustizia, e altresì nel desiderio che noi qui nutriamo di eseguirla nel loro nome; e con l'aiuto di Dio ci adopereremo per far cessare le oppressioni, punire gli oppressori e consentire a ogni abitante di avere la sicurezza delle proprietà, senza dover temere i danni sin qui patiti». I procuradores, siccome non si fidavano di quella promessa, ma avevano sete di giustizia, riconobbero il cavaliere come Governatore, e il dottore come corregidor, e dissero loro di risiedere sempre in quel regno e non abbandonarlo mai finché non vi fosse imposta la giustizia, e che a quelle condizioni essi avrebbero accordato loro consenso e milizie […]. Il cavaliere e il dottore iniziarono così a udire alcune lagnanze, a esperire per via giuridica le cause contro gli oppressori, ne catturarono alcuni e resero giustizia […]. E appena la gente vide che quei due, senza timore delle minacce dei signori e dei tiranni, e senza interesse di parte, né deroghe individuali, davano corso alla giustizia, tutti si unirono loro, ne richiesero l'intervento e ripresero a pagare al Re e alla Regina le imposte ordinarie che da lungo tempo erano preda dei signori locali, e smantellarono in tutto il regno di Galizia quarantasei fortezze su cui si basava la forza di questi ultimi […]. Allo stesso modo [i funzionari] fecero restituire alle chiese e ai monasteri, e altre persone di quella condizione, molti beni ed eredità e benefici loro forzosamente sottratti nel tempo passato. In questa forma in un anno e mezzo conquistarono e pacificarono tutto il regno […]. Quei ministri subirono gravi disagi, mantenendo il comportamento che avevano stabilito per compiere la loro missione; e, specialmente, furono tanto retti nei giudizi e conservarono le mani tanto pulite da qualsiasi genere di compenso, che mai furono corrotti dai regali che vennero offerti loro.

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UpUltimo aggiornamento: 01/04/2006