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Didattica

Fonti

Stato e società nell'ancien régime

a cura di Angelo Torre

© 1983-2006 – Angelo Torre


Sezione I – La formazione dello stato rinascimentale

10. Un rapporto contrattuale: il patto federativo

Con questo atto, rogato il 19 febbraio 1473, don Enrique de Guzman, duca di Medina Sidonia, riconosce per legittimi eredi al trono Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia; in cambio chiede e ottiene non solo il riconoscimento del suo potere territoriale, ma anche il maestrazgo dell'ordine di Santiago, al momento usurpato da don Juan Pacheco.

Fonte: Colección de documentos inéditos para la Historia de España, tomo XXI, Madrid, 1852, pp. 553-62.


Con il favore di Dio onnipotente, la cui grazia e la cui sincera protezione vengono certamente accordate a coloro che confidano nella sua misericordia e che con l'avanzare della verità combattono per la giustizia contro gli usurpatori, fu indicato ai molto nobili e molto eccellenti Don Ferdinando e Donna Isabella, principi di Castiglia, di Léon e di Aragona, Re e Regina di Sicilia, per la riparazione e il rimedio degli innumerevoli mali e danni avvenuti e cresciuti da molto tempo a questa parte nei detti regni di Castiglia e di Léon e nelle signorie a essi pertinenti, a causa della mancanza di buon governo e della dissolutezza della tirannia che ha corrotto gli animi di molti in realtà preposti e obbligati a procurare la fine di lotte tanto aspre […] sembrò opportuno ai detti signori Principi inviare l'onorato Alfon Lopes de la Quadra, dottore e membro del Consiglio regio, con la facoltà di ovviare e concludere un trattato con l'illustre Don Enrique de Guzman, loro cugino […] con la firma di una federazione e obbligazione perpetua […].

In primo luogo il Duca presta giuramento ai detti signori quali Principi legittimi eredi e successori dei detti regni [nella seguente forma e tenore]:
Don Ferdinando e Donna Isabella […] in ragione dell'eredità e legittima successione ai detti regni […] e alla molto nobile e fedele città di Siviglia, come a tutte le altre città, e borghi, e luoghi e consigli di tali regni, e di ciascuno di essi, e dei cavalieri e degli altri individui, di qualunque stato e condizione essi siano, originari e residenti in detta città di Siviglia e in tutta la provincia di Andalusia; e affinché per Noi e in nome nostro […] possiate confermare e confermiate, tanto alla detta città di Siviglia quanto alle altre città, borghi, luoghi, ai detti cavalieri e individui […] tutte le loro libertà e privilegi ed esenzioni, usi e costumi, funzioni ed emolumenti e qualsiasi altra dignità che […] detengano[…]. E giurerete e farete giurare, nel nome dell'anima nostra e di ognuno di noi, che faremo, manterremo, conserveremo, confermeremo e approveremo tutto ciò che da voi venga promesso e giurato […].

Iten che la medesima cosa farà il Duca per ottenere il giuramento della città di Siviglia, secondo il tenore del giuramento sopra esposto.

Iten che con la sua gente e lignaggio seguirà e favorirà veramente e interamente il partito dei detti signori e principi per il compimento della loro giustizia, comportandosi sempre da amico con gli amici, da nemico con i nemici, concedendo ai detti signori di assoldare la gente che sarà necessaria.

E poiché il Duca venera come un padre il signor Arcivescovo di Toledo, si adoperi e sia il suo dono che tutta questa capitolazione, compresa la clausola dell'amicizia con gli amici e dell'inimicizia con i nemici, venga estesa… alla federazione che egli ha appena concluso con il detto signor Arcivescovo.

[…] Iten i detti signori Principi promettono […] di appianare e sopprimere ogni e qualsiasi intenzione litigiosa che in qualunque modo qualsiasi persona o persone possano mostrare e perseguire, allegando titoli o scuse, contro il maggiorascato detenuto e vantato dal Duca. E quando chiunque […] contrariamente a questo accordo presuma di intentare qualche azione, i detti signori Principi favoriranno il partito del detto Duca con gli stati e le genti in loro possesso, perseguendo il tale o i tali avversari.

[…]

Iten che per quanto riguarda la dignità del maestrazgo di Santiago [che] è la principale carica dopo la Corona in questi regni negli ordini cavallereschi […] che ora viene usurpata dal potere del maestro don Juan Pacheco, senza il consenso di Dio e dell'Ordine, e senza averla ottenuta con il consenso libero spontaneo dei cavalieri, ai quali veramente spetta il potere di eleggere […] che per la maggior parte sono concordi […] nel volere il detto signor Duca quale maestro di Santiago […] [i Principi] si offrono di concedere il loro completo favore e aiuto affinché si compia effettivamente la detta elezione.

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Ultimo aggiornamento: 01/03/2006