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Didattica > Fonti > Stato e società nell'ancien régime > I, 21 | |||||||||
FontiStato e società nell'ancien régimea cura di Angelo Torre © 1983-2006 – Angelo Torre Sezione I – La formazione dello stato rinascimentale21. L'aumento del peso fiscale nella Francia di Luigi XI e le proposte dei sudditiAl di là degli aspetti «costituzionali» messi in rilievo da Jouvenel des Ursins nel brano riportato sopra (doc. 18), la presenza della fiscalità regia pone problemi politici rilevanti, soprattutto quando i sudditi, negli Stati generali di Tours del 1484, hanno facoltà di gettare uno sguardo retrospettivo sul lungo regno di Luigi XI. Il quadro che ne esce è fosco: all'aumento quantitativo del peso fiscale, su cui il documento che qui si pubblica non manca di insistere, si affianca il sistema stesso di ripartizione della taglia e in genere delle imposte dirette, che produce e intensifica trattamenti sperequati. Ma il parere dei sudditi, e in particolare di quelli più influenti che qui hanno la parola, è che il problema non risieda tanto nella difficoltà di definire l'«imponibile» in una società scarsamente legata al mercato e alla commercializzazione dei prodotti agricoli: piuttosto, il problema viene colto nelle sue intime connessioni con la natura e la distribuzione del potere. Solo così si spiega l'uso che viene fatto nel documento di un'immagine della politica dura a morire, quella del sovrano e di un apparato centrale di potere che trovano nei beni della Corona le risorse per la propria riproduzione. Fonte: Journal des États généraux de France tenus à Tours en 1484 cit., pp. 673-76. E nell'affrontare quei carichi che possiamo chiamare non solo imponibili, ma mortali e pestiferi […] sebbene al tempo del re Carlo VII le quote di taglia imposte agli abitanti delle parrocchie si limitasse all'ordine delle decine di lire […] tuttavia dalla morte di quel sovrano cominciarono a essere ripartite per centinaia [di lire], e quindi sono cresciute dalle centinaia alle migliaia: e in molte parrocchie che da Carlo non erano tassate che per quaranta o sessanta lire annuali, si sono trovate, l'anno della morte dell'ultimo re, a dover pagare migliaia di lire […] a causa di ciò si sono avuti grandi e gravi danni: perché alcuni sono fuggiti in Inghilterra, Bretagna e altrove; altri sono morti di fame, e in quantità grande e innumerevole; e altri ancora per disperazione hanno ucciso donne e bambini, e infine se stessi, vedendo di non aver di che vivere. E parecchi, uomini donne bambini, per mancanza di animali, sono costretti ad arare l'aratro al collo; e altri lo fanno di notte, per timore di essere sorpresi a farlo di giorno, e di finire in prigione per non aver potuto pagare le taglie. Perciò, molte terre sono andate incolte, e ciò perché la gente è sottomessa alla volontà di coloro che si vogliono arricchire alle spalle del popolo, e senza il consenso dei tre Stati […]. Item. E quanto al modo in cui sono state levate tali taglie e carichi, si sono commessi grandi abusi e furti, di cui ciascuno è al corrente […]: e tra queste è successo che, nonostante che gli abitanti di una parrocchia avessero già pagato la loro quota e ripartizione, fossero imprigionati perché dovevano pagare ciò che avrebbero dovuto i loro vicini, e per una somma maggiore della loro: e non era sufficiente pagare la quota e la parte degli altri, occorreva anche pagare il sergente, il carceriere e il cancelliere, senza contare la perdita delle giornate di lavoro e il danno patito. Ciò considerato, è parere di questi Stati che il re debba aver pietà del povero popolo, e diminuire le dette taglie e carichi, come ha del resto fatto dichiarare, per consentire loro di vivere sotto la sua autorità: e a riguardo di ciò porgono umilissima supplica. Item. È parere di questi Stati che un modo di alleviare e diminuire i carichi, fra gli altri, consista nella decisione del re di reintegrare completamente il proprio patrimonio personale nella Corona: poiché i beni di questa sono stati quasi interamente alienati dal fu re Luigi, attraverso numerosi doni e prebende concesse a chiese e persone; e consiste altresì nella revoca di tutte le donazioni e alienazioni suddette, fatte salve le fondazioni più antiche. E tale richiesta è ragionevole, poiché il dominio è il vero patrimonio del re e della Corona, il quale non può essere alienato secondo diritto o ragione. E quando sarà ricondotto e riunito alla Corona, se ne ricaveranno feudi, elemosine, stipendi per gli ufficiali, riparazioni, e si potrà contribuire allo stato del re: perché se il re dona qualche porzione del suo dominio, l'equivalente viene sottratto al povero popolo. |
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