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Didattica

Fonti

Stato e società nell'ancien régime

a cura di Angelo Torre

© 1983-2006 – Angelo Torre


Sezione II - I tentativi di riorganizzazione amministrativa e la loro crisi (1520-1560 circa)

9. Il peso dello stato sulla società: l'esercito

Dal punto di vista che qui interessa, la comparsa e la presenza sempre più massiccia di eserciti permanenti mette in luce almeno tre problemi di fondo. Il primo riguarda senza dubbio la cronologia del processo di formazione degli eserciti permanenti e del raggiungimento di una continuità della presenza: occorre infatti domandarsi come mai, ad esempio, dopo il 1380 il nucleo permanente dell'esercito del re di Francia si sia praticamente disintegrato alla fine di una campagna militare, mentre, al contrario, esso resista a partire dal 1453, alla fine della guerra dei Cento anni, quando le minacce che gravavano sul regno non erano certo più pesanti. Vale a dire che, in termini di storia sociale, a partire dalla metà del secolo XV si è imposta tra le sfere dirigenti l'opinione che i soldati occasionali offerti dalla tradizione feudale del banno ed eribanno avessero un ridotto valore militare. Visto alla luce delle vicende del secolo successivo, tali considerazioni sono destinate ad ampliarsi. Da un lato, infatti, la creazione di eserciti permanenti ha decise influenze sulle gerarchie sociali, nel senso almeno che alla maggior stabilità dei soldati i nuovi eserciti uniscono una più forte coesione delle unità in virtù di nuove gerarchie militari. Queste prendono infatti una forma precisa. Nelle compagnies d'ordonnaces francesi, descritte nella relazione Soranzo (doc. a) vengono stabilite addirittura le modalità di carriera che legano i componenti delle unità, arcieri, uomini d'armi, alfieri, luogotenenti, capitani. Prende corpo una nuova tradizione militare, che produrrà sul lungo periodo il regno del regolamento e della minuziosa pignoleria. Il servizio nell'ordonnance è divenuto più che un'attività una professione, una qualità, uno status. Ma da un altro lato tale geometria interna assume caratteri fortemente squilibranti: un esercito permanente richiede un vettovagliamento permanente, che, come illustra il secondo documento qui presentato, relativo alla terza fase delle guerre di religione francesi, non può essere risolto in termini puramente tecnici. Come sottolinea Caterina de' Medici, il problema del vettovagliamento si traduce in un aumento del controllo della città sulla campagna: sono questi i termini sociali realistici in cui va inteso il «peso» dello stato sulla società.

Fonti: a/ Relazione di Giacomo Soranzo ritornato ambasciatore dal Re di Francia (1558), in ALBÈRI (a cura di), Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato durante il secolo XVI cit., pp. 399-470; b/ HECTOR DE LA FERRIÈRE - BAGUENAULT DE PUCHESSE, (a cura di), Lettres de Catherine de Médicis, Paris, 1880-1909, vol. V, pp. 151-56.


a/ Relazione dell'ambasciatore veneziano Soranzo, 1558

Tiene sua maestà cristianissima, così in tempo di pace, come di guerra, al suo servizio tremila uomini d'arme e quattromila cinquecento arcieri in essere, ma sono in condotta venti per cento più, divisi in cinquantaquattro compagnie, e per costituzione non si può dare ad alcuno più di cento uomini d'arme in condotta, e centocinquanta arcieri, e per il meno la metà, e sempre di arcieri sono uniti con li uomini d'arme, dimodoché ogni compagnia ha la metà più arcieri che uomini d'arme […].

È tenuto l'uomo d'arme aver due cavalli da servizio, e due ronzini per portar le sue comodità: però alle mostre non compajono se non con li due cavalli da servizio, il primo delli quali deve essere grosso e lardato, e l'altro alla leggiera; e l'arciero è armato come si armano appunto li leggieri. La provvisione dell'uomo d'arme è franchi quattrocentotrentasei all'anno, e quella degli arcieri la metà, e quella delli capitani di cento uomini d'arme, è franchi duemila ottocento, e la metà il luogotenente, e mancando quello, comanda l'insegna. Tutte le compagnie si vestono della livrea del capitano loro, e la spesa se gli tiene sopra le paghe. […].

Stanno per l'ordinario le compagnie sempre in guarnigione, parte nelle piazze alle frontiere, parte in altri luoghi diversi per il regno […].

Come una compagnia va in guarnigione nelle frontiere, subito se le mettono per il vivere delli uomini, e delli cavalli li prezzi del pane, vino, fieno, paglia, e biada, né mentre che quella vi sta si possono mai alterare, e alli mercati, che secondo l'ordinario si fanno ogni settimana, nessuno può comprare alcuna sorta di viveri, se non li soldati, se prima non è passata una cert'ora, e se gli danno anco le abitazioni senza prezzo alcuno.

Cavalli leggieri non tiene sua maestà per l'ordinario in tempo di pace; ma ne fa poi fare in tempo di guerra secondo il bisogno […].

Le compagnie d'infanteria sono in condotta da fanti cento cinquanta fino in trecento l'una, ma in essere sono, per il meno, un dieci per cento manco. […].

Nel regno, sebbene non vi è milizia alcuna ordinaria di fanteria, però si può dire che ormai sua maestà se ne può servire di quanta somma gli piace, essendo continuate tanto tempo le guerre, nelle quali sua maestà si è servita più delle sue genti che già non si soleva. Fece bene già il re Francesco ordinanza di sette legioni di fanti a sei mila per legione, ma dopo, per molti rispetti, non gli parve che continuassero. In tutte le fortezze si tengono per guardia genti francese, onde quando sua maestà vuoi fare eserciti, cavandone una parte per metterle in campagna, ha sempre gente veterana; ma li migliori sono li Guasconi delli quali se ne possono fare più di venti mila.

[…]

Per difesa delli suoi stati, può sua maestà levare sino a sedici mila Svizzeri, ma volendone davvantaggio, bisogna che gli siano concessi dalli cantoni, e andando sua maestà in persona alla guerra, ne può levare quella maggior somma che gli pare. Sempre però che la ne vuole levare, bisogna far ridurre la lieta, e se gli dona scudi cinque mila per le spese che fanno li commissarj. Ciascuna compagnia è di fanti trecento, e si pagano a fiorini cinque e mezzo per paga, e monta la spesa di un mese a franchi tremila, e quando si levano da casa, se gli da una paga e come sono giunti al luogo, dove hanno a fare la mostra se gliene danno due altre, ed il re elegge li loro capitani e colonnelli, ma però della loro propria nazione.

[…]

Intertiene sua maestà questa nazione principalmente per aver tante più forze da mettere in campagna, essendo la loro milizia per questo effetto stimata assai, e sopra tutto portando maggior picca e spada che non usano li Alemanni, oltra la disciplina militare, la quale così severamente osservano, e massime nel mantenersi serrati, e non sturbare gli ordini, che si dà pena capitale ed irremissibile a chi nella battaglia facesse segno alcuno di schivare l'artiglieria. Ma oltre di ciò il re li intertiene anco perché quando sua maestà non lo facesse, il re di Spagna cercheria lui di collegarsi con loro, come ha cercato più fiate l'imperatore.

b/ Esercito e potere: il vettovagliamento

Ai nostri amati e fedeli balivi, al loro luogotenente, avvocato procuratore e altri ufficiali del Re nostro signore e figlio, al sindaco, agli scabini e più importanti abitanti della città di Angers.

Nostri amati e fedeli, ci siamo accordati noi e il Signor duca d'Alencon mio figlio che la città di Blois gli sia consegnata per consentire la ritirata sua e del suo esercito, in modo da addivenire entro quindici giorni o un mese alla trattativa e composizione per una durevole pacificazione tra i sudditi del nostro signore e figlio. A questo fine è necessario ammassare viveri da tutti i luoghi circonvicini per contribuire anticipatamente al nutrimento tanto degli uomini a cavallo che della fanteria che compongono il detto esercito, sia con viveri per uomini e bestie, sia con altri generi necessari. Tali viveri saranno in seguito pagati dal Re nostro signore e figlio oppure riscossi mediante un'imposta sulla vostra giurisdizione o su altre, secondo le decisioni che vi saranno comunicate dal Re nostro signore e figlio: perciò vogliamo e ordiniamo che […] immediatamente e in anticipo facciate nel territorio della città prelevare la quantità di grani, carni, fieni, avena e altri generi contenuti nell'elenco che vi accludiamo, in attesa che il Re invii le lettere di commissione […] a voi e ai commissari generali del vettovagliamento deputati al prelievo e all'imposizione sulla vostra giurisdizione e su altre […] alla condizione che tutto vi sarà in seguito rimborsato o meglio detratto dagli altri carichi fiscali cui sono soggetti gli abitanti della vostra giurisdizione, senza altre dilazioni e difficoltà. In base a ciò dovete preoccuparvi di non disobbedire al Re nostro signore e figlio, poiché in caso contrario saremo costretti ad abbandonare e concedere libertà agli uomini del detto nostro figlio il duca d'Alençon di procurarsi il cibo con tutta licenza […] e perciò vi inviamo un messaggero, impiegato presso i commissari del vettovagliamento per assicurarvi che quanto farete a vostre spese vi sarà rimborsato come sopra viene precisato.

Data a Blois, l'11 ottobre 1575.

Caterina

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Ultimo aggiornamento: 01/03/2006