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Didattica > Fonti > Stato e società nell'ancien régime > II, 13 | |||||||||
FontiStato e società nell'ancien régimea cura di Angelo Torre © 1983-2006 – Angelo Torre Sezione II - I tentativi di riorganizzazione amministrativa e la loro crisi (1520-1560 circa)13. Il peso dello stato: l'estensione della fiscalità e le sue conseguenze nella Castiglia di Filippo IILa strategia finanziaria dell'erede di Carlo V si può forse riassumere nel tentativo di far fronte agli altissimi costi del mantenimento degli eserciti impegnati di volta in volta contro i turchi, contro i ribelli olandesi e in Italia. Parte rilevantissima continuano ad avere il credito e la finanza; da un altro lato una parte dei costi bellici viene fronteggiata con l'intensificazione della fiscalità delle regioni italiane e fiamminghe, mentre lo sfruttamento dei giacimenti americani consente di coprire un quarto delle spese complessive. Tuttavia, il peso maggiore viene sopportato dalla Castiglia, e soprattutto attraverso imposizioni indirette: la prima e più importante di queste, l'alcabala viene ridotta a una somma fissa da pagare tramite l'encabezamiento, la ripartizione per quote fisse, ottenuta fin dal 1515 dalle Cortes, che solo alla metà degli anni settanta Filippo II riesce a incrementare, senza che il suo ammontare risulti sufficiente. Perciò nel 1590 una nuova imposta viene a gravare le popolazioni castigliane, il millones (così chiamata per la sua unità di conto, i milioni di ducati): è questo il nome di un'imposta sui consumi che Carlo V aveva inutilmente tentato di introdurre nel 1538, la sisa, che dal 1596 colpirà i consumi alimentari essenziali. Il giro di vite fiscale viene tuttavia applicato a popolazioni ormai esauste e in preda a una profonda crisi morale e politica, che il documento qui pubblicato testimonia in modo esemplare. Sotto la forma del memoriale che gli arbitrastas erano soliti rivolgere al re proponendo riforme economiche e politiche, sfilano in realtà le lacerazioni della società castigliana. Da un lato, una cultura economica attenta alla difesa dei consumi di massa (proposta di favorire il commercio dei grani negli anni di abbondanza) e preoccupata del peso economico rappresentato dai consumi di lusso e dagli «investimenti» religiosi (obit, romitori, ecc). Ma dall'altro, nel tentativo di evitare il peso delle imposte sui consumi, la ricerca di obiettivi tradizionali, come l'uso del papato per il reperimento di nuovi fondi alternativi alla sisa attraverso l'espediente del Giubileo, sotto il quale si cela tuttavia un'imposta di capitazione proporzionale, e soprattutto attraverso l'individuazione di un nemico religioso e sociale, le popolazioni di origine moresca ed ebraica, contro le quali si propone dì indirizzare l'azione repressiva del sovrano al fine di rastrellare ricchezze e di liberare il regno dall'impurità morale. Profezia che, come è noto, si avvererà nel 1609. Fonte: DANVILA Y COLLADO, El poder civil en España cit., pp. 566-70, doc. n. 179. Memoriale di Bernardino di Avita ove si propongono rimedi alle pubbliche necessità (29 dicembre 1588) Signore, Bernardino di Avila, abitante in Talavera de la Reina fa sapere a vostra Maestà che in questo regno esistono molte cose delle quali ci si può avvalere facendo allo stesso tempo grazia ai vassalli e raggranellando gran quantità di denaro, a condizione che vostra Maestà agisca con il fervore che ha sempre dimostrato; poiché attraverso l'innalzamento della Chiesa cattolica romana io spero che vostra Maestà raggiunga la vittoria contro gli inglesi e contro tutta la setta luterana e quella maomettana; e questa in particolare deve per prima essere cacciata da questo regno, per i peccati che regnano nelle popolazioni moresche […] e vostra Maestà deve imprigionarli e confiscarne tutti i beni destinandoli alla guerra contro gli infedeli, o almeno, con gran misericordia, cacciarli dal regno, mandarli in Berberia, o sulle montagne o a Vizcaia a estrarre il ferro e morire così al vostro servizio, giacché si sono impadroniti delle ricchezze principali e tutto il denaro di questi regni è nelle loro mani, e si capisce che, essendo ricchi e potenti, essi minacciano continuamente vostra Maestà di ribellarsi, e c'è chi dice che posseggano sei milioni [di scudi] e io son del parere che vostra Maestà decida di far compiere una visita generale in un giorno determinato ai giudici temporali e spirituali del regno, poiché si pensa che tali popolazioni vengano direttamente dalla Berberia, e non siano veri sudditi di questo regno, e che in realtà facciano circoncidere i propri figli […]. L'altro peccato che si compie in questi regni è che non si fa osservare la prammatica di vostra Maestà sul commercio del pane poiché i rivenduglioli e tutti coloro che trafficano per rivendere il pane non li si castiga affatto, mentre si colpiscono i contadini perché vendono modeste quantità di pane ai viandanti, quando non hanno neppure la biada per i cavalli […]. Al contrario i potenti e i mercanti che contravvengono alla vostra prammatica non scontano affatto i loro peccati e posseggono in ogni caso denaro per pagare le multe, e credo che vostra Maestà potrà ricavare gran quantità di denari annullando tale prammatica […] e facendone un'altra per la quale si debba controllare la vendita soltanto quando scarseggia, poiché così si fa nei regni di Napoli, a Venezia, a Lucca e a Milano e in questo modo il prezzo del pane non sale mai poiché quando abbonda non vi è bisogno di controllarne il prezzo […]. E inoltre deve vostra Maestà far mercede ai vassalli di non pagare le multe della mesta, per il fatto che sono contadini, e hanno molti bisogni e necessità, mentre i Signori i cavalieri e i monasteri che affittano a lungo termine i pascoli della mesta dicono di poter offrire a vostra Maestà maggior quantità di denaro se vostra Maestà darà ordine ai pastori di abbandonarli in modo da consentirne la semina, e questo raddoppierebbe le rendite di vostra Maestà anche se si seminasse soltanto la metà dei pascoli di vostra Maestà; in ogni caso chiedono di dar loro licenza di aver in concessione almeno i pascoli in sovrabbondanza, le ghiandaie […] e l'erba prodotta nelle vigne, negli oliveti e negli incolti, in cambio della quale concessione sono disposti a dare a vostra Maestà la quarta parte di tali rendite, e inoltre è certo che la mesta non ne patirà danno, perché potrebbe continuare a sfruttare i terreni più nebbiosi nei quali non è possibile seminare, e in ogni caso il danno sarebbe minore di quello provocato sul popolo dalla sisa o dall'imposta sulla seta e i panni, necessarie al proseguimento della guerra contro gli infedeli […]. E inoltre dovrebbe vostra Maestà ottenere una bolla da sua Santità per provvedere allo sperpero di denaro e all'offesa a Dio perpetrata con i pellegrinaggi agli eremiti dei romitori campestri o dei borghi, anticamente dotati di una o due messe il cui prezzo però è molto cresciuto, e inoltre le confraternite si spendono tutto il denaro in merende e banchetti e arrecano offesa a Dio nelle loro riunioni, e vostra Maestà, se proprio non vuole usare tale denaro nella guerra contro gli infedeli, almeno dia ordine di spenderlo dando da mangiare a mendicanti e poveri, o in ospizi dove li si possa ricoverare; piuttosto vostra Maestà deve chiedere a sua Santità una bolla che frutti molto denaro da destinare alla persecuzione della setta luterana attraverso la proclamazione di un giubileo col quale si rimettano tutti i peccati a chi ne faccia acquisto — i grandi nobili a quattro reali, i cavalieri, ricchi a due, gli hidalgos e la gente comune a uno — e tale bolla dovrà essere estesa a tutte le Indie, perché così si otterrà maggior quantità di denaro, e in ogni caso essa produrrà minori danni della sisa […]. Avverto infine vostra Maestà che in questo regno si trovano almeno mille carrozze […] da cui si potrebbero ricavare due cavalli su quattro, da usare per il traino dell'artiglieria, e questo si potrebbe ottenere attraverso una supplica, poiché coloro che possiedono quattro cavalli hanno la necessità di sbarazzarsi di spese superflue, e in ogni caso resteranno loro due cavalli per il traino delle carrozze, con un risparmio netto di almeno duecento ducati l'anno, e ciò va fatto perché è giusto e permette di far fronte rapidamente alle necessità […] senza aggravare inutilmente i vostri sudditi. |
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