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Didattica |
FontiStato e società nell'ancien régimea cura di Angelo Torre © 1983-2006 – Angelo Torre Sezione III - La nascita dell'assolutismo e il ricambio delle élites (1560-1660)6. Il Parlamento inglese: definizione delle sue funzioni e della sua autorità nel regno elisabettianoDall'istituzione che ci descrive il classico brano di sir Thomas Smith i sovrani Tudor si attendevano tre cose, e solo quelle: la possibilità di ottenere consenso al prelievo fiscale, di legiferare intorno a problemi presentati ai deputati (e non scaturiti dalla discussione comune) dal potere regio, fornire pareri e consigli in materia di politica generale. Nel regno elisabettiano infatti ogni Parlamento fu convocato con un ben preciso intento politico: nel 1559 per decidere intorno al governo religioso, nel 1563 per definire le misure di quella che oggi chiameremo «politica economica e sociale», nel 1571-72 per assicurare e rafforzare la sicurezza del regno, nel 1581 per la persecuzione dei cattolici, nel 1586 per decidere la sorte di Mary Stuart. Di fatto, ognuna di queste convocazioni produsse risultati diversi da quelli sperati. O meglio, si potrebbe affermare che il fatto medesimo della convocazione indusse processi estremamente rischiosi per la Corona, quali lo sviluppo di un'attività di discussione politica — evidente a ogni convocazione —, dovuto al precisarsi dell'identità sociale dei membri, sempre più spesso appartenenti agli strati gentilizi rurali, e all'ingrandimento numerico dell'assemblea stessa, ingrandimento voluto dalla corona nel vano tentativo di inserire elementi ad essa favorevoli. Ma soprattutto la conquista di una prassi favoriva la discussione sottraendola alla giurisdizione del sovrano: in altri termini si andava garantendo ai membri la possibilità di espressione delle opinioni, immune dall'intervento repressivo dell'autorità regia. Fonte: T. SMITH, De Republica Anglorum (1583), Menston, The Scolar Press, Ltd., 1970, libro II, capp. I-II, pp. 34-42. Del Parlamento e della sua autorità Il potere supremo e assoluto, nel regno d'Inghilterra, risiede nel Parlamento […]. Il Parlamento abroga le leggi antiche, ne emana delle nuove, stabilisce ciò che va salvaguardato del passato, e ciò che va osservato nel tempo a venire, modifica i diritti e la proprietà individuale, legittima i bastardi, stabilisce le forme della religione, altera pesi e misure, si pronuncia in merito alla successione alla corona, concede sussidi, taglie, imposte e tasse, concede grazie e assoluzioni […] condanna o assolve quanti sono stati posti dal principe in stato d'accusa; in breve tutto ciò che il popolo romano aveva il potere di decidere nei comizi centuriati e tribunizi, il Parlamento lo può fare, poiché rappresenta e detiene il potere di tutto il regno, in testa e corpo […] La forma in cui si tiene il Parlamento Il principe invia decisioni o rescritti a ogni duca, marchese, barone e a ogni altro lord temporale o spirituale che ha voce attiva nel Parlamento, ordinando loro di partecipare al gran consiglio del Parlamento nel tal giorno […]; lo stesso fa presso gli sceriffi di ogni contea invitando tale circoscrizione a scegliere due cavalieri da inviare al Parlamento in nome della contea, per prendere conoscenza e discutere, dar consiglio e consenso in suo nome […]; e patimenti a ogni borgo e città che per tradizione sono stati soliti inviare borghesi all'assemblea […] I cavalieri della contea devono essere scelti da tutti i gentiluomini e contadini proprietari della contea, presenti a un giorno determinato per l'elezione […]. Il primo giorno del Parlamento il principe e tutti i lord temporali e spirituali si riuniscono, in tenuta parlamentare, nella camera alta, dove, dopo la recita delle preghiere si prende nota dei presenti […]. Da un lato della camera siedono arcivescovi e vescovi, ciascuno secondo il suo rango; dall'altro duchi e baroni. Al centro si dispongono dei seggi in cui prendono posto i giudici del regno, il mastro dei conti e i segretari di stato. Ma tutti quelli che si trovano nei seggi centrali non hanno voce, ma vi convengono al solo scopo di dar risposta, in virtù della loro conoscenza della legge, ai dubbi e alle domande che eventualmente possono insorgere tra i lord. I segretari devono invece rispondere alle decisioni prese dal consiglio del principe, che loro stessi hanno il compito di custodire ed esplicare […]. In questo stesso tempo i cavalieri delle contee e i borghesi del Parlamento […] vengono chiamati a raduno in un'altra camera […]: a quel punto si vuole che scelgano una persona capace e prudente che funga da voce di tutti loro, parli per e in nome di tutti loro, e questi viene successivamente presentato al principe […]. Il cancelliere, in nome di quest'ultimo ne dichiara la capacità [di parlare in nome di tutti] […] e ringrazia i comuni di aver scelto una persona tanto saggia, prudente ed eloquente […]. Allora lo speaker rivolge certe richieste al principe in nome dei comuni, primo che sua maestà si contenti di permettere loro il godimento e l'uso dei privilegi e libertà di cui tradizionalmente i comuni hanno goduto. In secondo luogo essi possono in tutta franchezza e libertà esprimere la propria opinione nella discussione delle materie proposte dal principe, e senza che ciò implichi offesa per quest'ultimo. In terzo luogo che se un membro della camera bassa dovesse recare offesa al principe, o comportarsi in modo scorretto nei suoi confronti, la camera stessa potrà (secondo le sue antiche libertà) direttamente giudicarlo al suo interno. E infine, nel caso che la camera bassa senta il bisogno di consultarsi col principe o con la camera dei lord questo si potrà fare […]. Accanto al cancelliere, nella camera alta, siede un funzionario chiamato ufficiale del parlamento, incaricato di dar lettura delle leggi. Questo perché tutto ciò che viene discusso in ciascuna delle due camere deve venir registrato, e dopo esser stato letto ad alta voce, può iniziare la discussione, in favore e contro […]. Dopo la lettura si può anche dare il caso che alcuni termini, e qualche volta alcune frasi debbano venir modificate. […] ciascuna delle due camere è dotata della medesima autorità di proporre quanto si ritiene necessario sia per abrogare qualche legge precedente, sia per elaborarne una nuova. Tutte le leggi vengono lette così in tre giorni diversi e in seguito discusse, e solo alla fine possono essere votate. Le modalità della discussione consentono di mantenere un sorprendente ordine nella camera bassa […]. Nella camera bassa nessun membro, cavaliere come borghese, può votare al posto di un altro o per procura. La maggior parte dei presenti in genere esprime semplicemente il proprio consenso o dissenso. Dopo esser stato letto due volte, e quindi modificato e di nuovo letto e discusso quanto si ritiene necessario: lo speaker chiede alla camera se si vuol far passare la legge. E se i membri sono d'accordo, allora egli prende in mano la legge e dice che tutti coloro che vogliono approvarla devono dire di sì. A quel punto quanti sono d'accordo urlano sì, e quanti dissentono urlano no: e quale delle due urla è più forte decide l'approvazione o il rinvio della legge. Nei casi in cui non è chiaro quale sia la volontà prevalente, si procede a dividere la camera mediante l'ordine dato dallo speaker di radunare intorno alla legge tutti quanti la vogliono approvare, mentre gli altri restano al loro posto. A quel punto si procede alla conta, e vince la volontà del gruppo più numeroso. Si dà qualche volta il caso che venga approvata qualche parte di una legge, mentre le altre suscitano opposizione […] allora si scelgono alcune commissioni formate da quanti si sono espressi a favore e contro, e la legge viene in quelle sedi modificata secondo l'opinione dei membri delle commissioni […]. Ma tale accordo non sostituisce affatto l'approvazione perché l'ultima parola spetta alla camera interna, ed è quest'ultima che deve decidere e approvare o bocciare, qualunque sia l'opinione delle commissioni. In tal modo non v'è atto del parlamento, ordinanza o editto prima dell'approvazione di entrambe le camere, nell'ordine sopra descritto. |
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Ultimo aggiornamento: 01/03/2006 |