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Fonti

Stato e società nell'ancien régime

a cura di Angelo Torre

© 1983-2006 – Angelo Torre


Sezione III - La nascita dell'assolutismo e il ricambio delle élites (1560-1660)

10. L'organizzazione fiscale nel primo Seicento: si approfondisce la distanza tra apparati statali forti e apparati deboli

La strategia politica e fiscale dell'assolutismo del primo Seicento si traduce in una vigorosa offensiva contro le libertà provinciali. In Francia questa raggiunge il suo apice con il governo di Richelieu, ed è qui illustrata da un episodio di resistenza delle assemblee rappresentative provinciali, quella della Linguadoca. Come appare evidente nel documento a, essa consente alla province una difesa istituzionale dall'espansione dell'autorità fiscale (e quindi politica) dello stato. Solo parzialmente dissimile appare la situazione delle regioni periferiche spagnole (in questo caso la provincia di Vìzcaja) illustrata dal documento c, contemporaneo del precedente. Anche qui è una «riforma» fiscale, l'introduzione della gabella in una provincia tradizionalmente esente (in virtù dei privilegi concessi da Ferdinando il Cattolico all'epoca della sua conquista dei paesi «baschi»), a fungere da elemento di uniformazione di un regime periferico provinciale con la fiscalità castigliana. Come vedremo meglio in seguito la stessa introduzione non è tanto il riflesso di un'offensiva politica, come nel caso dei provvedimenti di Enrico IV in Francia, quanto piuttosto la conseguenza dell'incapacità di Filippo IV di modificare gli squilibri fiscali della Castiglia, il dissanguamento della regione un secolo prima più ricca della penisola conduce all'estensione suicida di quel regime fiscale in regioni probabilmente più povere. Di qui la rivolta, e l'uso dei «grandi» nell'opera di repressione. L'esempio mette tuttavia in luce, attraverso i tempi e i modi dell'opera di repressione, un aspetto politico classico delle rivolte secentesche. I promotori della sedizione sono maggiorenti della città o loro esponenti «intellettuali», quasi a significare una coesione di fondo tra i gruppi dirigenti locali e i più vasti strati sociali di cui essi in tal modo assumono la difesa. Solo in un secondo tempo il governo centrale trova modo di reagire, ma domanda la responsabilità della repressione a uno dei settori — presumibilmente una fazione verticale di nobili e patrizi locali — dell'élite; solo l'ottenimento del consenso di tale settore può rendere possibile ai fedeli e rappresentanti del sovrano la repressione violenta della rivolta. È qui evidente la capacità del governo castigliano di integrare le élites periferiche, processo che invece il modello francese di espansione della burocrazia porterà a compimento negli stessi anni. Alla divergenza di strategia politica tra i due apparati statali più estesi dell'Europa del primo Seicento, è opportuno accostare gli orientamenti e le tensioni generati dal permanere e dal rafforzarsi delle istituzioni rappresentative centrali, e cioè dalla situazione olandese e inglese. Nella seconda i conflitti con il Parlamento, approfonditisi negli anni successivi al 1610 a causa delle necessità finanziarie della Corona, legate alla partecipazione di Giacomo I Stuart alla guerra dei Trent'anni avevano spinto il sovrano alla contrattazione con l'istituto parlamentare delle entrate della Corona attraverso il Grande contratto, mediante il quale si restringevano i sussidi concessi per statuto dai Comuni e si aumentavano le entrate derivanti dall'acquisto forzato da parte della Corona e da cespiti feudali. Tale stato di tensione, rafforzato dalla guerra negli anni venti, produrrà una sostanziale novità costituzionale: la petition of rights, frutto del Parlamento del 1628-29, nella quale si condannano come illegali le pratiche degli espedienti finanziari che avevano caratterizzato la politica della Corona nei venticinque anni di regno di Giacomo I, mentre si ribadisce l'obbligo del re di rispettare la procedura giudiziaria vigente (doc. b). Infine la situazione olandese documentata dalle osservazioni di sir William Temple sottolinea i limiti politici degli Stati generali originati dalla ribellione antispagnola del secolo precedente. La sperequazione fiscale denunciata dal diplomatico inglese rappresenta senza dubbio l'esito politico delle lacerazioni interne alle Province Unite. Da una parte le divisioni intestine dello stesso mondo urbano che appare dominante al tempo delle osservazioni di Temple: opposizione tra città mercantili e finanziarie come Amsterdam e antiche città corporate e artigianali come Delft, entrambe governate da una minoranza opulenta racchiusa nel corpo dei reggenti, progressivamente cristallizzata e oligarchica, ma dotata del potere di designare i deputati della città all'assemblea degli Stati provinciali. Da un'altra parte, e in opposizione al mondo urbano, le province, regioni storiche dalla natura svariata e complessa, ma dominate dalla provincia olandese e dalle sue formazioni urbane mercantili nelle quali si esprime la supremazia di un'oligarchia patrizia e moderata ideologicamente.

Fonti: a/ DOM CL. DEVIC - DOM J. VAISSETE, Histoire générale de Languedoc avec des notes et des pièces justificatives, Privat, Toulouse, 1872-92 (2a ed.), tomo XII, 1889, coll. 1791-94; b/ J. R. TANNER, Constitutional Documents of the Reign of James I, London, Cambridge University Press, 1930, pp. 205-16; c/ MATIAS DE NOVOA, Historia de Felipe IV, rey de España, publicada ahora por vez primera, in Colección de documentos inéditos para la Historia de España, tomo LXIX, Madrid, 1878, pp. 217-18; 370-72; d/ [SIR WILLIAM TEMPLE], Del governo delle Province Unite, in Governo e commercio nelle Province Unite, Grenoble, 1675, cap. II, pp. 176-83, 248-54.


a/ Deliberazione degli Stati di Linguadoca riuniti a Pèzenas

A proposito di quanto è stato presentato agli Stati dai sindaci generali del paese, che questa grande provincia è stata privata di tutti i suoi diritti, libertà e privilegi nell'anno 1629 dall'istituzione di ventidue uffici di élection, da svariate levate sul sale, dal raddoppio e dalla triplicazione della taglia, del taglione, delle imposizioni, sussidi e commissioni […]. Dopo una faticosa azione penale durata ben due anni [la provincia], per la considerazione, il favore e mediazione di monsignor il duca di Montmorency aveva ottenuto dalla bontà del re la revoca dei detti ventidue uffici d'élection, della contabilità dei tesorieri generali […] dei collettori di parrocchia di nuova creazione […] e altre grazie: tuttavia alcuni ministri, che intendevano eludere gli effetti e salvare le apparenze, hanno interposto condizioni tali da ritenersene impossibile l'accettazione, andando quasi contro la volontà del re […]. Gli Stati, dopo aver ponderatamente considerato l'importanza della questione, per provvedervi in modo conveniente, hanno unanimemente deliberato di supplicare il re di abrogare le commissioni suddette, di presentare a monsignor il duca di Montmorency e agli altri commissari degli Stati la richiesta di procedere alla ripartizione del sussidio sulle ventidue diocesi nella forma tradizionale, con insistente preghiera a monsignor il duca di unire inseparabilmente i suoi interessi a quelli del detto paese, come quest'ultimo aderisce ai suoi […] supplicando la detta Maestà […] di compiacersi di mantenere in vita le franchigie e i privilegi del paese come […] i suoi predecessori hanno inviolabilmente praticato, poiché la conservazione di tali privilegi e franchigie sarà a detto paese più cara di quella dei beni e della vita stessa dei suoi abitanti… E poiché nel frattempo potrebbero insorgere problemi tanto gravi da rendere la dilazione del rimedio rovinosa per la provincia, si è deciso che in caso di urgente necessità si convocheranno i tre Stati in ogni siniscalcato, e gli Stati generali della provincia al comando del detto signore di Montmorency, in attesa degli ordini del re […]. Concluso a Pèzenas, il 22 luglio 1632.

b/ Petizione dei diritti

1. I lord spirituali e temporali e i comuni, riuniti nel parlamento, sporgono umile rappresentanza al nostro sovrano signore il Re sul fatto che in uno statuto promulgato sotto il regno di Edoardo I (1272-1307), e conosciuto con il nome di tallagio non concedendo, che il re o i suoi eredi non potranno imporre o levare taglia o sussidio in questo regno senza il consenso degli arcivescovi, vescovi, conti, baroni, cavalieri, borghesi e altri uomini liberi delle comunità di questo regno; […] si dichiara e si stabilisce che nessuno potrà in futuro venir costretto a dar suo malgrado denaro in prestito al re, perché tale obbligo sarebbe contrario alla ragione e alle libertà del paese.

2. Considerando tuttavia che da qualche tempo in qua si è data commissione in diverse contee del paese ad alcuni ufficiali con l'istruzione di riunire il vostro popolo in numerose assemblee allo scopo di chiedere il prestito di determinate somme di denaro (così come è stato fatto) a vostra maestà; e che, in seguito al rifiuto di qualcuno gli è stato imposto e fatto giurare di comparire e presentarsi di fronte al consiglio privato e altri luoghi […] che numerose altre tasse sono state istituite e levate sui vostri sudditi nelle diverse contee […] contrariamente alle leggi e alla libertà delle consuetudini di questo regno.

3. Considerando anche che viene stabilito e decretato nello statuto denominato Grande Carta delle libertà d'Inghilterra, che nessun uomo libero potrà esser messo in prigione o arrestato ecc. […] se ciò non avviene in virtù di una sentenza legale dei suoi pari o conforme alle consuetudini del paese.

4. Considerando altresì che è stato istituito e dichiarato dall'autorità del parlamento nel ventottesimo anno del regno di Edoardo III, che nessun individuo, di qualunque rango o condizione, potrà esser spogliato della terra di suo possesso o avuta in concessione ecc. […] senza aver avuto la possibilità di difendersi in una procedura penale regolare.

5. Considerando tuttavia che, nonostante questi statuti e altre norme e buone leggi del vostro regno emanate allo stesso scopo, numerosi vostri sudditi sono stati recentemente imprigionati senza che la causa venisse in qualche modo indicata; che al momento di comparire di fronte ai giudici, conformemente alle leggi di vostra maestà sull'habeas corpus, al fine di esser giudicato, e al momento in cui fu imposto ai carcerieri di render pubblico il motivo della loro carcerazione, questi non hanno potuto presentare altro che un ordine particolare di vostra maestà notificato dai lords del vostro consiglio privato; che i detenuti furono in seguito riportati nelle loro rispettive prigioni senza che contro di loro fosse mosso alcun capo d'accusa dal quale potessero discolparsi conformemente alla legge.

c/ Un modello classico: la ribellione della provincia di Vizcaya (1633) all'introduzione della gabella, e la sua repressione

Poiché si pretendeva di includerli nella prammatica […] dell'imposta sul sale, gli abitanti della provincia di Vizcaya, sapendo che in tal modo sarebbero stati costretti ad acquistare il sale al prezzo di Castiglia, dopo aver sporto una protesta al consiglio del re per l'estorsione che loro toccava di patire, e aver difeso le proprie ragioni in virtù dell'antichità dei propri privilegi […] per le quali ognuno di loro viene considerato vassallo, e non suddito, di sua maestà […] si sentirono rispondere che l'introduzione di quella prammatica non ledeva le consuetudini della provincia, e ne seguì un contrasto; e poiché si rendevano conto che in realtà si volevano sopprimere tali privilegi, decisero di farsi strada da soli, e parte di loro, soprattutto quanti detenevano il governo della provincia, si recarono al palazzo dei commissari del re e con risoluzione, vigore e l'appoggio delle armi, si impadronirono delle patenti regie che conferivano a questi ultimi il potere e l'arbitrio di innovare la vendita del sale e, presele, non senza timore, le portarono in piazza e le bruciarono […] e mi disse una persona di credito che, al sentire questo, un abitante della provincia, fin allora affetto da febbri terzane, se ne sentì improvvisamente liberato. Tale deve essere la gioia che si prova al vedersi sgravati, e la contentezza che ci perviene dal rompere i vincoli del dominio e dell'oppressione […].

Poiché tuttavia i nostri decreti, seppure dettati dalla costrizione della necessità e da altre considerazioni di importanza che li rendono improponibili, alle quali sempre soggiacciono le grandi monarchie, i nostri decreti, dicevo, sono informati alla violenza piuttosto che alla moderazione, e di solito tendono a stravolgere la sacralità delle leggi consuetudinarie e a pervertire i diritti della libertà […] non ci si deve sorprendere che buona parte di tali decreti non sortiscano l'utilità che se ne desidera ricavare; piuttosto, al contrario, costringono ad attentare alla maestà del sovrano, azione che, anche se si lava col sangue, rinfresca l'amor proprio dei vassalli con inconvenienti tali, che si giunge a turbare la tranquillità, la calma e l'armonica prudenza del governo. […]. Si discusse dei vari modi con cui imporre la giustizia: si pensò ad esempio di inviarvi qualche giudice della corte di Castiglia; ma sembrò più opportuno, da parte dei più assennati, farla imporre da qualcuno della stessa provincia, che godesse dell'appoggio e dell'aiuto della nobiltà, e questo al fine di evitare che i nobili non reclamassero per una seconda volta i propri privilegi e le leggi consuetudinarie della provincia e non si risentissero del fatto che la repressione veniva portata da mano forestiera. Prevalse dunque in questo caso l'oculatezza, e si esaminarono con cautela, prima di attuare il castigo, le propensioni dei più fedeli al re: ai nobili venne detto quanto fosse sconveniente che in presenza loro uomini di bassa origine, plebei e senza qualità, avessero osato contrastare gli ordini del re e la stessa autorità nobiliare, alla quale semmai spettava il compito di discutere i carichi fiscali […]. Si infiammarono così gli animi dei migliori della provincia, si risolse il problema affidando l'esecuzione della giustizia al duca di Ciudad-Real […]. Nel lasso di otto giorni questi si adoperò per farsi appoggiare dai più autorevoli della provincia in tutto ciò che venisse ordinato dal re […]. Il suggerimento fu ben accolto; assicurato così l'appoggio della maggior parte della nobiltà e di molti del popolo, si potè procedere all'identificazione dei sediziosi, facendo un elenco di chi era schierato da una parte e di chi dall'altra, e si vide che erano in numero maggiore i fedeli del re; al che si persuase il corregidor, i ministri e i servitori del re, che risiedevano a Bilbao, di procedere alla repressione dei colpevoli, come lealtà e lignaggio imponevano, dando loro assicurazione che si poteva agire senza alcun rischio.

d/ Oligarchia e consenso politico nelle Province Unite

Tutto ciò ch'abbiamo riferito fa vedere evidentemente, non potersi affermare, che sia con verità una Republica, ma più tosto una Confederatione strettissima di sette Provincie Sovrane Unite insieme per reciproca, e comune diffesa d'ogn'una in particolare, senza alcuna dipendenza, o soggettione tra loro. Ma à fine di poter conoscere fino al fondo e dalla sua prima Origine questo Governo, ci conviene farne il ritratto […] però mi tengo fermo nella sola descrittione d'Ollanda, la più ricca, la più potente, e la più autorevole tra le Provincie, come pur d'Amsterdam, ch'ha gl'istessi avantaggi, e è la prima fra le Città.

L'autorità suprema della Città d'Amsterdam consiste nelle risoluzioni, e decreti del suo Senato composto di trentasei persone.

Questo Senato anticamente era scelto dai Cittadini e abitanti più ricchi della Città, e s'assemblavano a quest'effetto in una Chiesa, in un mercato […]. Ma da cento, e vinti, o cento, e quarantanni in qua, essendo le Città divenute senza comparazione più grandi […] di modo che le Assemblee, per il passato tanto frequenti, non si potevano fare senza disordine, e gran contesa, ne senza pericolo ancora di sedizione […] i Cittadini presero risoluzione in un'Assemblea Generale di cedere il diritto d'eleggere i Senatori al medesimo Senato, che si trovava in quel tempo. […] Il che rende il governo della Città in qualche modo Oligarchico, e ben differente da un governo Democratico, o popolare […].

Quando lo Stato cominciò a formarsi immediatamente dopo la sollevazione contro la Spagna, la potenza, e i diritti, che Guglielmo Principe d'Oranges possedeva come Governatore d'Ollanda gli furono confermati, ma quelli che sono con la Sovranità inseparabili, furono conferiti all'Assemblea degli Stati Generali, ond'ella si rese l'arbitra della pace, e della guerra, delle leghe con i stranieri, e dell'impronto delle monete. Questo Prencipe hebbe il comando delle milizie in terra, e in Mare come Capitan Generale, e Ammiraglio, con l'assoluta disposizione delle cariche militari, e con facoltà di perdonare i delitti, e di eleggere ai Magistrati quelli che stimava più propri di tre che nominavano le Città […]. Di modo che il Principe era solito di rispondere à certi, che continuamente lo stimolavano à rendersi più assoluto, che aveva tutto ciò ch'un saggio Principe può in un Stato desiderare, (e veramente non gli manca, se non il potere di dar castigo, e il diritto d'imporre contribuzioni) e che trovava maggiore soddisfazione, mentre la forma del Governo stava esposta all'emulazione di tutti, e che sapeva, senza il consenso del popolo ch'era impossibile il raccorre i necessari omaggi per la difesa d'uno Stato si angusto, contro la smisurata potenza de suoi vicini.

Sopra simili fondamenti ha stabilito in prima questo Stato la sua grandezza, e con tal'ordine si è mantenuto fino alla morte dell'ultimo Prencipe d'Oranges, all'hora quando il gran grido che teneva l'Ollanda sopra tutte l'altre Provincie ha fatto divenire l'autorità del Principe tra i Magistrati. Quelli delle Città s'usurparono l'elezione dei propri giudici; gli Stati Provinciali vollero havere la disposizione de gl'impieghi, e delle cariche di tutte le truppe che mantenevano, e gli Stati Generali s'arrogarono la libertà di concedere il supremo comando dell'armi, non à chi n'era più meritevole, ma à quello il quale più favoriva i loro interessi, cangiandolo, e sostituendolo alcune volte à capriccio […]

Se bene in qualche maniera si siano riparati questi diritti dopo quasi vint'anni, e se bene ancora questa forma di nuovo Governo si sia mantenuta con l'autorità più che grande, e con le immense ricchezze della Provincia d'Ollanda, dalla quale le altre sei mostrano una certa specie di dipendenza, e con la gran mente, fermezza, e fede del suo Primo Ministro, qualità senza esempio che sommamente contribuirono ai fortunati successi dei pubblici affari, tuttavia questa nuova foggia di governare opponendosi apertamente all'inclinazione violente, e al genio di tutto il popolo, convien sperare, à misura che quel Principe tenero s'andrà con gl'anni avanzando, che le mirabili prerogative, e virtù unite a i suoi regij natali, inalzino con il tempo la di lui autorità rendendola superiore a quella de suoi Antenati.

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UpUltimo aggiornamento: 01/04/2006