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Fonti

Stato e società nell'ancien régime

a cura di Angelo Torre

© 1983-2006 – Angelo Torre


Sezione IV – La ristrutturazione dello stato e i suoi meccanismi sociali nel secondo Seicento

4. Le alternative della monarchia costituzionale inglese: dal controllo parlamentare sull'esecutivo alle contraddizioni della stabilità politica

Gli sviluppi della monarchia costituzionale tra Sei e Settecento non possono essere compresi prescindendo da due generatori di tensione politica. Il primo va visto nella presenza di schieramenti politici definiti all'interno della Camera dei Comuni, e delle possibilità di manovra che questi lasciavano alla Corona. Essi si sviluppano a partire da concezioni religiose, e solo la rivoluzione del 1688-89 ne ha determinato una temporanea alleanza. La restante parte del regno di Guglielmo e Maria vede al contrario accentuarsi la loro reciproca animosità, nella quale è ormai possibile discernere, accanto agli originari elementi religiosi, interessi divergenti tra il settore commerciale e quello terriero dell'élite. Sul piano più strettamente politico, la presenza rafforzata dei partiti imponeva una serie di vincoli alla libertà d'azione della Corona, poiché nessuno di essi poteva essere pienamente sfruttato dal sovrano. Il secondo elemento di tensione era rappresentato dal ruolo dell'esecutivo. A questo riguardo il problema di fondo era costituito dalla sua forma e dal controllo contrastante che Corona e Parlamento potevano esercitarvi. Un'influenza preponderante della prima era resa impossibile dallo stesso sistema di schieramento dei partiti, e la soluzione intermedia sperimentata durante il regno di Guglielmo, quella dei cosiddetti mixed ministries, ministeriati nei quali la lealtà alla Corona doveva sovrastare quella ai partiti di appartenenza, si rivelò densa di rischi: mentre era estremamente difficile ottenere la collaborazione di ministri appartenenti a partiti diversi, l'esistenza di una struttura formale dell'esecutivo poneva problemi di controllo parlamentare sull'operato di questo. Gli anni successivi alla rivoluzione del 1688-89 videro un fiorire di appelli alla pubblicità del Consiglio privato, in qualche caso al suo allargamento fino alle dimensioni di una quarantina di membri che ne facesse una sorta di senato (doc. a). Di fatto si andava invece profilando la tendenza opposta, tradottasi durante il regno di Anna nella formazione di un Gabinetto di ministri quale centro decisionale effettivo. Si trattava di una riunione settimanale che includeva il cancelliere, il guardasigilli, il lord presidente, i segretari di stato, il lord tesoriere o un membro della commissione del Tesoro, nella quale venivano prese quelle decisioni impossibili da affidare a un singolo settore dell'amministrazione. Il rafforzamento dell'esecutivo giunge a mutare la funzione e le modalità dello schieramento politico, che ormai scaturisce soprattutto da considerazioni di profitto e di esercizio del patronaggio, come brillantemente nota l'anonimo autore del pamphlet del 1715 (doc. b). Il processo di consolidamento dell'oligarchia whig verrà infine sancito dal cosiddetto «Atto settennale» l'anno successivo. Di questo atto capitale della storia costituzionale inglese, che elevando il numero di anni di durata della singola assemblea parlamentare conduceva a un inasprimento della lotta elettorale e all'intensificazione dell'uso del patronaggio da parte dei membri più influenti dell'oligarchia, riportiamo a un passo atto a illustrare le discussioni provocate dalla sua introduzione (doc. c).

Fonti: a/ H. MACKWORTH, A Vindication of the Rights of the Commons of England, (1701), riportato in C. COSTIN - J. S. WATSON, (a cura di). The law and working of the constitution; documents 1660-1914, London, Black, 1952, pp. 358-59; b/ Liste Exact du Dernier Parlement et de Celuyci (1715), riportato in J. H. PLUMB, The Growth of Political Stability in England, 1675-1725 cit., pp. 190-91; c/ W. MATTHEWS (a cura di), Diary of Dudley Ryder, 1715-16 (1939), in D. B. HORN - M. RANSOME (a cura di), English Historical Documents, vol. X: 1714-1783, London, Eyre & Spottishwoods, 1957, pp. 150-51.


a/ La responsabilità ministeriale e l'opinione dei Comuni sulla funzione del Consiglio privato

E a questo proposito si può osservare che in questa parte della nostra costituzione si è anticamente insinuato un errore; e cioè Determinare materie della massima importanza senza darne comunicazione ai membri del Consiglio […].

È vero che anticamente i principi talvolta si servivano dell'opinione di particolari persone prima di proporre un determinato problema alla discussione del Consiglio; ma è un'innovazione proveniente da pessimi ministri che guerra e pace, e problemi della massima pregnanza possano venir decisi in una Cabala segreta, per conoscere una pubblica discussione in Consiglio privato solo in base a considerazioni di forma, come un canale o una conduttura attraverso la quale convogliare le decisioni prese nell'autorità del popolo. Tutte le proclamazioni, come le dichiarazioni di guerra e così via vengono normalmente pubblicate in nome del Re con i consigli del suo Consiglio privato (come dovrebbe essere) mentre in realtà vengono prese in una conventicola privata, e soltanto dichiarati in un consiglio privato, e quindi pubblicati sotto l'autorità del popolo; e questo è un abuso della costituzione.

b/ I partiti alla fine del regno di Anna

I Tories mi paiono riuniti in un solo corpo, ma in ogni caso è doveroso sottolineare alcune differenze tra quanti appoggiavano ciecamente le decisioni dell'ultimo ministro, e quanti di tanto in tanto vi si opponevano […] e per dirla francamente, poiché le ragioni per le quali dei Whigs votano con dei Tories e viceversa mutano costantemente, cambiano di converso i metodi: per esempio in un parlamento come questo, i Tories che voteranno talvolta come i Whigs lo faranno per una di queste due ragioni; la prima sta nel fatto che sperano di non perdere interamente i frutti della politica seguita nell'ultimo parlamento. La seconda è costituita dal fatto che altri lo faranno per conservare uffici lasciati loro dal re, o nella speranza di ottenerne di nuovi. I Whigs che voteranno con i Tories saranno invece individui che mal sopportano di non riuscire a raggiungere obiettivi di cui si credono degni, e che per questo motivo prenderanno a pretesto i rumori popolari per opporsi alla corte. Ma se tali ragioni venissero improvvisamente a cessare, il loro comportamento cambierebbe nello stesso senso. Poiché per dir la verità, l'interesse e la corruzione si sono sviluppati a tal punto in questa nazione, che pochi agiscono ormai per un mero principio e disinteressatamente; non perché manchino le persone oneste, ma sarà più difficile sbagliarsi se si attribuiranno i comportamenti dei singoli a ragioni d'interesse […] ogni partito annovera qualche ministro tra i propri membri, e questi raccomandano e cercano di favorire quanti danno loro un'adesione personale, o sono loro parenti o dipendenti, senza che si consideri dunque se tali persone sono le più adatte o le più capaci, e in base a questo principio si sfavorirà costantemente chi non farà pubblico riconoscimento dell'autorità di un ministro, anche se formalmente appartiene al medesimo partito di quest'ultimo. Quanto poi a quei membri di entrambe le camere che non detengono alcuna carica, di questi si può dire che manifesteranno sempre un'opinione diversa da quella che avrebbero se detenessero o avessero detenuto qualche carica, e sebbene in linea teorica si potrebbe affermare che essi dovrebbero manifestare la stessa opinione del proprio partito nelle discussioni di maggior importanza per la corte, non vi è dubbio che essi prenderanno a pretesto qualche voce popolare per manifestare un dissenso anche parziale, oppure non interverranno alle votazioni. Inoltre è da tener in conto il gran numero e varietà di quanti non calcoleranno il proprio comportamento in base agli schieramenti interni al parlamento, ma fonderanno i propri giudizi sulla possibilità più o meno lontana di ottenere qualche carica in provincia o nella parrocchia di provenienza, per sé, per i propri parenti o servitori. Le pretese di questi ultimi sono abbastanza modeste, non superano l'ambito degli impieghi nella milizia, nelle giustizie di pace, o negli uffici dipendenti dalla tesoreria, dalla dogana, dalla marina, ecc.; costoro si ritengono soddisfatti, e si vantano se con tali mezzi incrementano il proprio prestigio locale. Vi è infine la plebaglia, che non è di scarso peso, poiché quando condivide le opinioni della corte non ha nulla da temere, soprattutto se riesce a servirsi dei favori della corte stessa, mentre al contrario, quando essa si schiera con la parte avversa, la posizione della corte diventa malsicura, e occorre usare le migliori intelligenze per prevenire pericoli enormi.

c/ Il dibattito intorno al «Septennial Act» (1716)

[15 aprile 1716]. Mio cugino reverendo Robert Billio si trovava alla camera dei Lords sabato scorso, quando si preparò la discussione, dopo averne data duplice lettura, dell'atto di abrogazione del Triennal Act e di istituzione di un parlamento della durata di sette anni […]. Alcuni degli argomenti usati contro l'editto consistevano nel fatto che esso vanificava le libertà dei sudditi, distruggeva la costituzione e aumentava la prerogativa della corona; mentre la gente sceglie i propri attuali rappresentanti per soli tre anni, questi non si sentirebbero più legati a tale consenso se il parlamento avesse una durata maggiore, e in particolare quando si trattasse di discutere problemi che implicano una modificazione della costituzione. Infatti nei tempi antichi e secondo le consuetudini del regno il parlamento veniva rinnovato annualmente, e già l'Atto triennale dava alla corona una prerogativa inusitata, poiché così il parlamento aveva una durata triennale. L'atto che si andava proponendo non avrebbe fatto altro che alienare l'opinione popolare dall'affezione per il sovrano, e questo incoraggia la disposizione alla ribellione. Inoltre al momento attuale non si sentiva alcuna necessità di alterare le leggi fondamentali della nazione a detrimento delle libertà dei sudditi, e quindi di consegnare interamente nelle mani della corona un potere che in futuro un cattivo principe o consigliere o ministro poteva utilizzare per distruggere del tutto le libertà dei sudditi. […]

Gli argomenti portati da coloro che si dichiaravano favorevoli alla legge erano: che era richiesta dalle necessità presenti; che esisteva una forte propensione del popolo alla ribellione, e che i nemici del governo attendevano l'opportunità della scelta di un nuovo parlamento per dirigere la ribellione contro di esso in un momento in cui la nazione era in fermento, e tumulti, disordini e folle si levavano in tutto il regno, e il popolo faceva continue assemblee; che l'Atto triennale aveva portato gravi pregiudizi al popolo, poiché aveva forgiato gli strumenti per rafforzare lo spirito delle fazioni, aumentando la disaffezione della nazione, incoraggiando le inimicizie intestine e la distruzione di ogni convivenza civile e del buon vicinato; che mandava in rovina le tenute dei gentiluomini (country gentlemen), che non avevano la possibilità di sopportare le spese di elezioni troppo frequenti.

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UpUltimo aggiornamento: 01/04/2006