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Didattica

Fonti

Stato e società nell'ancien régime

a cura di Angelo Torre

© 1983-2006 – Angelo Torre


Sezione IV – La ristrutturazione dello stato e i suoi meccanismi sociali nel secondo Seicento

10. La politica economica mercantilista: il ruolo del commercio internazionale nella ristrutturazione del potere statale

Se la presenza di dottrine mercantiliste caratterizza i secoli oggetto di questo volume (XVI-XVIII), nei fatti non si può parlare di una teoria unitaria del mercantilismo. Con maggior precisione si dovrebbe parlare di una serie di pratiche politiche capaci di garantire il benessere della popolazione di uno stato e, insieme, l'incremento del potere dello stato e del suo nucleo di direzione centrale. In questo contesto assume particolare rilevanza il ruolo attribuito dai centri del potere sovrano al commercio internazionale come sintomo di uno stato di salute più generale delle rispettive formazioni politiche. Se per la Prussia alcuni spunti possono esser rinvenuti nei passi riportati nel precedente gruppo di documenti, un confronto più ravvicinato può esser sommariamente tentato per l'Inghilterra e per la Francia del secondo Seicento. L'atto di navigazione del 1660 costituisce a questo proposito la formulazione istituzionale classica di un protezionismo fondato sugli scambi, o meglio sulla gestione monopolistica degli scambi da parte del settore mercantile dell'élite indigena (doc. a). Come vedremo nei due gruppi di documenti immediatamente seguenti, il rafforzamento di tale settore costituirà il vero nodo politico intorno al quale ruoterà la politica inglese di fine Seicento e d'inizio Settecento. Qualche commento supplementare richiede invece la memoria sulle finanze redatta da Colbert nel 1670 per il suo sovrano (doc. b): essa costituisce infatti uno sforzo rigoroso per illustrare e cogliere i nessi tra commercio internazionale, la sua gestione da parte dello stato e la «ricchezza» del sovrano e della popolazione. Se la soluzione politica è formalmente riconducibile a quella proposta dall'Atto di navigazione inglese, lo strumento appare del tutto dissimile. Mentre nel caso inglese l'autorità sovrana si limita a concedere nel proprio interesse la protezione ai gruppi di mercanti e di finanzieri indigeni, nel caso francese l'intento è quello di suscitare tali gruppi attraverso la direzione della politica commerciale da parte dello stato, in modo del tutto subordinato quindi alla sua politica estera, come più volte viene ribadito. Il documento tocca altri punti che verranno sviluppati nei documenti seguenti,in particolare il legame tra lo sviluppo degli scambi all'interno del regno e l'incremento o il declino della capacità contributiva delle popolazioni soggette; la dipendenza del sovrano da queste ultime condizioni.

Fonti: a/ DOUGLAS (a cura di), English Historical Documents, vol. VIII cit., pp. 533-37; b/ CLÉMENT (a cura di), Lettres, Instruction, Mémoires de Colbert cit., vol. VII, pp. 233-56.


a/ L'Atto di navigazione inglese (1660) e la guerra economica

Per il progresso dell'armamento marittimo e della navigazione, che con la buona provvidenza e la protezione divina tanto influenzano la prosperità, la sicurezza e la potenza di questo regno […].

Nessuna merce potrà venir esportata o importata dai paesi, isole, piantagioni o territori appartenenti a sua maestà, o in possesso di sua maestà, tanto in Asia quanto in America e in Africa, su navi che, senza alcuna frode, non possano dimostrare di appartenere a sudditi inglesi, irlandesi o gallesi, o ancora agli abitanti dei paesi, isole, piantagioni e territori suddetti, e che non navighino al comando di un capitano inglese e con una ciurma costituita per almeno tre quarti da marinai inglesi […].

Nessuno straniero o nativo di territori posti al di fuori del dominio del nostro signore il re, o non naturalizzato, potrà esercitare la professione di mercante o di agente commerciale nei luoghi sopra citati, sotto pena di confisca di tutti i suoi beni e mercanzie…

Nessuna merce prodotta o fabbricata in Africa, Asia e America verrà importata in Inghilterra, Irlanda, Galles, ecc. su navi diverse da quelle che appartengono a sudditi inglesi, irlandesi o gallesi e che siano comandati da capitani inglesi e condotti da una ciurma per i suoi tre quarti composta di inglesi […].

Nessuna merce prodotta o fabbricata all'estero, dovendo esser importata in Inghilterra, Irlanda, Galles, isole di Jersey o Guernesey […] dovrà venir imbarcata in porti diversi da quelli del paese d'origine […].

Tali disposizioni non potranno venir applicate alle speci monetarie, né ai frutti della navigazione corsara […].

Nessuna partita di zucchero, tabacco, cotone, zenzero, indaco o altri legnami tintori, prodotti o fabbricati nelle piantagioni inglesi d'America o Asia potrà venir esportata altrove che in un'altra colonia inglese o in Inghilterra, Irlanda, Galles.

b/ Colbert: Memoria sulle finanze (1670)

In questi nove anni, essendovi una grande abbondanza […] tutte le spese utili e vantaggiose per lo stato sono state fatte con grandezza e magnificenza. Nel corso di quest'anno, ho potuto notare un gran numero di cambiamenti legati a due ragioni […]. La prima consiste nell'aumento delle spese […]. L'altra nella generale difficoltà incontrata dagli appaltatori e dai ricevitori generali di cavare il denaro dalle province […] Emerge con chiarezza dalle relazioni [degli intendenti] come nelle province la miseria sia molto profonda, e sebbene possa venir attribuita all'esiguità dello smercio dei grani, è evidente come sia qualche altra causa profonda a produrre tale necessità, anche se è vero che l'assenza di smercio dei grani potrebbe in verità impedire ai contadini di procacciarsi quanto consente loro di pagare le taglie […]. Tutto ciò che il popolo può produrre si può dividere in tre porzioni: la prima consiste in ciò che essi possono accantonare per la propria sussistenza e per la loro modesta fortuna; la seconda, quella destinata ai loro signori, i proprietari delle terre ch'essi coltivano; e la terza, quella destinata al re. Tale è l'ordine naturale e legittimo di questa distribuzione. Ma quando l'autorità giunge al punto in cui vostra Maestà l'ha innalzata, è certo che tale ordine è destinato a mutare e che i sudditi, che temono e rispettano tale autorità, pensano in primo luogo a pagare le imposizioni regie, contraggono la quota destinata alla propria sussistenza e non danno più nulla, o quasi nulla, ai propri padroni. E poiché le popolazioni […] devono sempre avere a propria disposizione il denaro necessario a pagare le imposizioni, e queste devono venir commisurate alla quantità di denaro accessibile ai sudditi, la condotta universale delle finanze deve consistere nell'impiegare […] tutti i mezzi per attirare il denaro nel regno e distribuirlo in tutte le province per procurare alla popolazione la comodità dell'esistenza e del pagamento delle imposizioni […]. Da quanto ho detto sopra si può dedurre una conseguenza chiara e convincente, che la buona conduzione delle finanze e l'incremento delle entrate di vostra Maestà consistano nell'aumentare in tutti i modi la quantità di denaro liquido che costantemente circola nel regno, e nel mantenerlo nella giusta proporzione in tutte le province. […]

Il bene e la conservazione dei sudditi consistono nel rendere le somme pagate al tesoro pubblico proporzionali alla quantità di denaro che circola col commercio. Tale proporzione è sempre stata di 150 milioni a 45 milioni. Al momento attuale essa è di 120 milioni a 70. Di conseguenza, essa è eccessiva; e conseguentemente le popolazioni sono cadute in una grande miseria.

Due cose potevano rimediare a questo male: o la diminuzione delle imposizioni e delle spese, o l'aumento della quantità di denaro impiegata nel commercio. Per il primo rimedio, le imposizioni sono state diminuite; ma la grande autorità del re e il grande rispetto che i popoli nutrono per i suoi ordini ha fatto sì che, nonostante le grandi diminuzioni apportate, ciò che prima produceva poche entrate ora ne produce molte; la qual cosa è chiaramente visibile dalle taglie, che quando erano fissate a 56 milioni non rendevano al tesoro pubblico che 16 milioni, mentre ora, che sono attestate a 32 milioni, ne rendono 24; e per quanto riguarda le fermes, le gabelle, che un tempo non rendevano che un milione, ora raggiungono i 13 milioni di entrata […]. Il secondo rimedio consiste in tre punti: aumentare il denaro nel commercio pubblico attirandolo dai paesi di provenienza, conservandolo all'interno del regno impedendone la fuoriuscita, dando agli individui la possibilità di trarne profitti. Poiché in questi tre punti risiedono la grandezza e la potenza degli stati e la magnificenza del re […] in questi stessi punti vanno individuate le direzioni del nostro lavoro e della nostra applicazione […] ma poiché solo il commercio possiede la capacità di produrre questi grandi risultati, e siccome occorreva introdurlo in un regno dove né i governanti né i sudditi ne hanno mai fatto l'oggetto delle proprie attività, e in qualche modo è contrario allo spirito della nazione, si comprende come nessuna delle imprese di vostra Maestà fosse di maggior difficoltà pratica […]. Va tuttavia esaminata la nostra applicazione e gli effetti che ha prodotto […]. Tutto il commercio marittimo, e lo stesso commercio interno, era monopolio degli olandesi, al punto che non esisteva traffico marittimo che coinvolgesse i sudditi del re. […]. Occorre esaminare i mezzi praticati per mutare questo destino. In primo luogo vostra Maestà istituì nel 1662 il diritto di 50 soldi su ogni tonnellata di carico imbarcata da navi straniere […] Nello stesso tempo vostra Maestà si è adoperata per abolire i pedaggi fluviali interni […]. Infine […] vostra Maestà ha istituito nel 1664 una tariffa […] in base alla quale tutte le merci e i manufatti del regno venivano favoriti di contro a quelli stranieri […]; tale mutamento ebbe l'effetto di istituire nel regno alcune manifatture […]. Nello stesso senso è stato necessario provvedere a tutto quanto riguarda la marina regia e quella privata, come per esempio procedere alla riforma delle foreste del regno, che con la cura con cui vengono oggi sorvegliate e mantenute produrranno in abbondanza il legname necessario alla flotta. Inoltre, per impedire che gli olandesi approfittassero del commercio con le isole d'America […] vostra Maestà ha istituito e formato la compagnia delle Indie occidentali […]. Per impedire che gli olandesi esportassero dal regno più di 10 milioni con tutte le merci che vi importavano col commercio del Levante, vostra Maestà ha formato e istituito la compagnia per quei medesimi paesi […]. E in seguito, per incrementare il commercio e la navigazione […] vostra Maestà ha istituito la compagnia del Nord.

Ma sono tutte imprese […] ancora a uno stadio iniziale […].

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Ultimo aggiornamento: 01/03/2006