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Fonti

Stato e società nell'ancien régime

a cura di Angelo Torre

© 1983-2006 – Angelo Torre


Sezione IV – La ristrutturazione dello stato e i suoi meccanismi sociali nel secondo Seicento

17. L'emergere di nuovi problemi: reazione aristocratica nella Francia della Reggenza

I disegni filoaristocratici che presiedevano alla breve esperienza della Polysynodie (1715-18) — in particolare la sostituzione del personale burocratico delle segreterie di Stato con una pluralità di Consigli, dei quali viene dichiaratamente presentata la funzione filoaristocratica, denotano non tanto un clima di revanche quanto un clima di ripresa aristocratica: ciò è verificato dal programma presentato al duca dal conte di Boulainvilliers, nel quale la polemica antiburocratica della nobiltà (e soprattutto l'esplicitazione dell'odio nei confronti del personale finanziario) si accompagna all'invocazione della ripresa dell'attività consultiva del governo attraverso la convocazione degli Stati generali, nei quali più facile appare la conquista di un'influenza politica da parte del corpo nobiliare, che l'esperienza cinquantennale del governo di Luigi XIV pareva aver definitivamente cancellato. Segno che con l'estinguersi della capacità e della strategia di contenimento adottata dal sovrano defunto, è la pluralità delle tensioni tra i diversi corpi politici a tornare in primo piano.

Fonte: H. BOULAINVILLIERS (comte de), Mémoire sur la convocation d'une Assemblée d'États Généraux (1715), in Mémoires présentés à Monseigneur le duc d'Orléans, La Haye, 1727, pp. 1-15.


Un'opinione aristocratica sulla funzione del governo


Mai governo fu più caro alla Francia di quello di sua altezza reale. Esso segue a un regno dispotico, lunghissimo e di conseguenza odioso. Manifesta tutti i caratteri adatti a conquistare la simpatia dei cuori: buone intenzioni, giustizia, affabilità, liberalità, ignoranza delle offese, e soprattutto un'incomparabile generosità […].

D'altronde le circostanze non potrebbero esser più favorevoli all'amministrazione di sua altezza reale, poiché tutti gli ordini dello stato si trovano nella medesima condizione di oppressione, rovina e frustrazione […].

L'indicibile depravazione dei tempi nostri, dove l'interesse personale ha assunto la funzione di movente generale; dove l'aggiotaggio del credito e del favore equivale a quello del denaro, dove i sudditi capaci e dotati di buone intenzioni son divenuti rari in ognuno degli ordini della società, tale depravazione è la conseguenza dell'annientamento e della schiavitù in cui sono vissuti […].

La Finanza costituisce il principale nerbo di una Monarchia; è il settore dal quale dipendono la forza e la reputazione del Governo, e perciò deve esser affrontata con la massima prudenza, per quanto difficile ciò possa apparire. I Monarchi, in altri tempi, non disponevano di risorse diverse da quelle dei propri domini, mentre oggi possono contare sull'abbondanza dei propri sudditi, e sulla fiducia che possono ispirare la propria saggezza e probità. Il regno passato ha distrutto l'abbondanza, prelevando dai sudditi più di quanto le loro forze consentissero, distruggendo il consumo interno e facendo sì che il prodotto dei raccolti languisse nelle mani dei contadini o divenisse preda di commessi e finanzieri. Allo stesso modo ha distrutto la fiducia, mettendo a nudo nei ministri un fondo di cattive intenzioni e di artifici, degno di eterna esecrazione. I rimedi che è possibile apportare agli effetti perniciosi di un comportamento tanto crudele consistono nell'estinzione degli aggravi fiscali, da attuare il più presto possibile, e nella conversione di diritti che ostacolano il consumo in altri che invece possano facilitarlo. […]

Nei fatti, si può ritenere […] che il più sicuro di tutti gli strumenti è costituito da un'assemblea degli Stati generali, i soli capaci di ravvivare l'idea del bene pubblico, di autorizzare una giusta distribuzione delle imposte e di abolire, con l'istituzione di una regola concertata, quegli appalti funesti che costano alla Francia il doppio o il triplo di quanto rendono al Re. Si osa dire poi […] che è interesse urgentissimo di sua altezza reale trovare un rimedio alla desolazione del regno e sottrarlo alla tirannia dei partisans, di queste crudeli sanguisughe dello stato, di cui ella stessa ha saggiato la durezza e le pratiche nefande con le quali determinano la carenza di moneta che si può riscontrare nel regno […].

L'alta saggezza di sua altezza reale osserverà facilmente come non vi sia nulla di più necessario al sostegno del diritto e della sua autorità, di un'assemblea degli Stati, e come sia suo grande interesse che tale assemblea goda del suo totale consenso e della sua piena volontà, che non provenga dalla richiesta di uno solo dei corpi dello Stato, che prevenga e preceda tutti i disordini che potrebbero insorgere; che la nomina dei deputati coinvolga persone di totale gradimento della corona, e che perciò sia necessario concedere ai governatori delle province il tempo indispensabile a ponderarne la scelta.

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UpUltimo aggiornamento: 01/04/2006