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Didattica > Fonti > Stato e società nell'ancien régime > IV, 18 | |||||||||
FontiStato e società nell'ancien régimea cura di Angelo Torre © 1983-2006 – Angelo Torre Sezione IV – La ristrutturazione dello stato e i suoi meccanismi sociali nel secondo Seicento18. L'emergere di nuovi problemi: i rapporti tra nobiltà locale e burocrazia nella Prussia del primo SettecentoIl sistema di governo inaugurato e messo a punto da Federico Guglielmo I si fondava sull'impiego massiccio di non privilegiati nel settore civile dell'amministrazione e sull'esclusivo assorbimento della nobiltà nell'esercito. Si trattava di un equilibrio delicato, destinato a una durata effimera nei termini posti dal pur geniale sovrano brandenburghese. Di fatto, i rapporti tra i due settori principali dell'élite prussiana si mantennero costantemente tesi nonostante le rigide regolamentazioni del re sergente dando luogo a una conflittualità ostinata tra membri nobili e membri non privilegiati della burocrazia centrale prussiana: nella lite tra i due presidenti della camera della Kurmark, il funzionario von Viereck e il nobile conte von Schlieben (nonché l'amico di quest'ultimo Hünicke), si scontrano evidenti motivi di attrito dovuti alla contraddizione tra i gradi da ciascuno occupati nella gerarchia meritocratica dell'amministrazione statale, e lo status sociale dei protagonisti (doc. a). Lo stesso Federico Guglielmo I prese atto della conflittualità tra nobiltà e burocrazia, questa volta a livello locale: dietro la litigiosità tra camere e commissariati provinciali, di cui egli auspica ottimisticamente la fine, vanno infatti individuati i dissapori tra la composizione nobiliare delle prime e l'origine non privilegiata dei membri dei secondi (doc. b). Di fatto, nel periodo successivo alla fondazione del Direttorato generale si assiste piuttosto, e con particolare intensità a partire dall'ascesa al trono di Federico II, a un progressivo stemperamento della rigida destinazione prevista dal padre. Questo avviene attraverso la creazione di una «nobiltà burocratica», prodotta sia da processi sociali quali la politica dei matrimoni misti fra i due settori dell'élite, sia dall'ingresso degli Junkers nella nuova burocrazia del re sergente, soprattutto in seguito alla loro massiccia partecipazione alla vita militare nel nuovo esercito prussiano. Fonti: a/ Acta Borussica cit., vol. III, pp. 726-28; b/ Instruction des Generaldirectorum, Ibidem, p. 625. a/ La struttura interna della burocrazia prussiana: gerarchie interne o prevalenza dello status sociale?Lite tra Viereck e Hünicke [26 gennaio 1723]. Il 26 gennaio Viereck [presidente della Camera della Kurmark] inoltrò un immediato reclamo perché nel Direttorato Generale gli venisse riconosciuto lo stesso rango e voce del conte von Schlieben, e perché a pari responsabilità gli venisse riconosciuto pari accesso. Il re scrisse sul retro del reclamo: «Vireck [Viereck] deve comandare la dieta del Kurmark. Un giovedì Vireck, un giovedì Schlieben, e Vireck deve sedersi al tavolo della Kurmark vicino a Fux [un semplice consigliere]. Il ministro si trova nella stanza ove si tiene la riunione del consiglio segreto. In questa riunione del Direttorato Generale egli [Viereck] siederà come subalterno. Federico Guglielmo». Con l'ordine del Gabinetto al Direttorato Generale del 2 febbraio venne comunicato in conformità all'appunto del re che Schlieben fosse nominato membro del Direttorato Generale «come egli d'altronde ha già in tal senso adempiuto, ma anche perché in tal modo egli si siederà al tavolo della riunione del Kurmark del giovedì… alternativamente con von Viereck, vero segreto ministro di stato, nonché presidente della camera di guerra e demaniale della Kurmark». In un ricorso immediato inoltrato il 4 marzo, il direttore della camera della Kurmark, Hünicke, si lamentava del fatto che il giovedì ultimo scorso, allorché egli aveva voluto prendere posto come sostituto di Schlieben, che gli aveva concesso la propria autorizzazione essendo impossibilitato a partecipare alla riunione, nel seggio di quest'ultimo, ciò avesse «generato nel presidente von Viereck una gelosia tanto grande, che ne aveva tratta occasione per inviare una lettera di protesta a Vostra Maestà, dopo aver estorta la stessa firma del conte von Schlieben, il che ha il preciso intento di trasformare in acqua la grazia che Vostra Maestà mi ha benevolmente dimostrato, e che io ho mantenuto pura senza l'aiuto del minimo patronaggio. Inoltre [Viereck] non vuole neppure permettermi, d'ora in poi, di sottoscrivere e controfirmare le brutte copie e le minute di un livello quale si conviene normalmente a un direttore, che deve essere a conoscenza della connessione di tutte le cose… [quindi Hünicke prega il re di ordinare al presidente von Viereck] che d'ora innanzi si impegni maggiormente sulle cose reali, con le quali può esser reso veramente servizio e interesse della Vostra Maestà, e segua il buon consiglio di fedeli ed esperti servitori, intraprenda il lavoro che può essere svolto solo con amore piacere e collegialità, e non si soffermi come ha fatto finora su vanitose cerimonie». Questo è il commento del sovrano: «Date a Firrec [Viereck] l'assicurazione in mio nome che egli sta per mettersi contro la mia volontà». Il 5 marzo il Direttorato generale riferiva al re sulla stessa questione: «I due presidenti della camera della Kurmark desiderano avere chiarimenti, giacché 2. È conforme alla regola di tutti i collegi che i presidenti, quando rivedono le minute, scrivano e firmino in una medesima riga, mentre i direttori e gli altri membri devono farlo a margine?» Un decreto regio diretto ai presidenti e ai direttori della camera della Kurmark conformemente stabiliva: «Giacché Sua Maestà notoriamente già il 28 gennaio e poi di nuovo il 2 febbraio ha stabilito che i due presidenti della camera della Kurmark, il consigliere segreto di stato effettivo von Viereck e il presidente conte von Schlieben, devono partecipare alternativamente ogni volta e alternarsi nella direzione delle sessioni che vengono tenute il giovedì […] e in tal modo la facciano finita, e pertanto entrambi i presidenti dovranno comparire alternativamente nel Direttorato Generale. Dovesse poi succedere che siano entrambi assenti o comunque impediti da legittimo impedimento, e nessuno di loro potesse comparire, in tal caso il consigliere segreto e direttore Hünicke dovrà presiedere le sessioni nel Direttorato Generale in luogo del presidente cui sarebbe toccato il turno; il consigliere segreto di guerra e direttore von Schalten, però, è da tutto ciò dispensato, e per contro nel Direttorato dovrà rimanere nella camera della Kurmark. Infine un ordine di Gabinetto al Direttorato Generale, il 14 marzo, stabiliva «che non sia neanche consentito che al sunnominato Hünicke nel collegio della Guerra, Demanio e Finanze, di stare troppo vicino al presidente von Viereck, e che ci si comporti in contrasto con l'Istruzione benevolmente pubblicata, e con la Risoluzione già emanata. Allo stesso modo è necessario che gli sia lasciato integralmente il compito di rivedere gli affari espediti». b/ Conflitto tra commissariati e camere provinciali2. I commissariati provinciali non devono continuare a portare avanti processi contro le camere a cagione delle birrerie e delle distillerie. Per contro il Direttorato generale badi soltanto a ciò da cui possiamo trarre il maggior profitto. E ciò vada pure a vantaggio di una qualsiasi delle nostre camere, purché se ne tragga un reale e non insignificante vantaggio. Infatti la cassa di guerra non appartiene ad altri che al re di Prussia, e parimenti la cassa demaniale; e speriamo anche di non trovarci mai nella situazione di dover spartire il potere di sovrani in Prussia, e di non aver bisogno né di un tutore né di un coadiutore. Ripetiamo dunque ancora una volta seriamente che il nostro Direttorato Generale dovrà condurre gli affari in modo tale che alla fin fine si abbia sempre un robusto vantaggio per Noi, e che i nostri introiti siano veramente e di fatto incrementati. Sarà bene che sia nel Direttorato che nei commissariati provinciali ci si astenga da tutti quei principi che vanno a finire in vento e azzurra nebbia, ed anche che una volta per sempre la si pianti con tutte le liti e la litigiosità colle quali non viene certamente avvantaggiato né il nostro servizio né il nostro interesse, ché anzi esso viene quanto mai danneggiato, ed è auspicabile che si conviva tutti insieme e in buona armonia e unità, e con unica mano, con inestinguibile diligenza e zelo si cerchi di fondare e di portare avanti tutto ciò che è nel nostro interesse […] cosicché quando sia i commissariati che le camere si saranno proposti questo scopo e avranno diretto tutti i loro pensieri e intenti al suo raggiungimento, saranno pienamente occupati, e non avranno più bisogno, per divertirsi, di condurre battaglie processuali l'uno contro l'altro. Ma i giuristi, poveri diavoli, in questa nuova situazione diventeranno inutili come la quinta ruota del carro. |
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